11. (PARTE SECONDA)

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Dentro una grossa nave ci si poteva perdere, soprattutto se dotata di scalette, corridoi e alloggi.

Avery e Bolton camminavano un poco curvi, abituati a fare attenzione ai bagli e ai movimenti che la pirocorvetta ormeggiata alla banchina doveva sopportare con il cambio di marea.

L'odore più forte, tale da sopravanzare il lezzo del catrame, dei legni nuovi e della vernice, restava il flusso inconfondibile che saliva dall'acqua e si spandeva, un grosso serpente, in ogni anfratto, attraverso gli osteriggi.

Avery lo annusava come avrebbe fiutato l'odore di una persona, il particolare aroma che distingue un essere umano dall'altro. Anni di marina erano riusciti a levargli l'istinto di spostare le narici dalle fonti nauseabonde: poteva camminare fra la cancrena, gli escrementi, il sudore e ogni altro effluvio con lo spirito e il viso indifferenti. Tuttavia, quel giorno avvertiva la colonia alla lavanda e il fiato che usciva dalla bocca del nocchiere, l'incastro di rognone e caffè che gli era rimasto nell'archivio olfattivo della mente quando Bolton gli aveva parlato dietro le sbarre dicendogli di farsi amico il gatto a squama di tartaruga del Forte George.

Doveva iniziare, era un suo diritto porre domande. Era dovere di un subordinato rispondere nei limiti della decenza, ma Avery non era in grado di oltrepassare la lente dell'occhio per scrutare la mente. Poteva insistere, minacciare, torturare. Glielo avevano insegnato insieme alla moderazione, alla cortesia e al galateo. Spezzate la volontà con le bastonate, sollevate le unghie, tuffate la testa nei secchi o versate acqua gelata nelle maglie, frustateventiquattro colpi di coda del gatto sciolgono ogni reticenza. Chi non cedeva aveva in dono due cose: il plauso e la morte.

Avery indulse nel pensiero di Bolton appeso al graticcio senza camicia, con la pelle flaccida della maturità e i peli grigi. Riusciva a raffigurare particolari insignificanti, la corda intorno ai polsi, la schiena inarcata a ogni colpo. La voce atona del nostromo che contava. Punizioni corporali, usanza in voga in un mondo industriale. Non sapeva dire quanto il nocchiere avrebbe resistito prima di sputare la verità, ammesso che ve ne fosse una. Quando li aveva davanti, i suoi uomini perdevano le fattezze inconsistenti di figure immaginifiche che potevano essere sottoposte a ogni umiliazione e rivelavano la loro natura di carne, sangue e ossa. Davanti a lui l'uomo tornava a essere uomo, ecce homo, e la sua ragionevolezza illuministica, sporcata di protestantesimo, gli rammentava: Sono come te.

Se fossero stati come me si sarebbero comportati come me.

Bolton immaginava quali ragionamenti stessero facendo scarrocciare l'attenzione del capitano. Ne vedeva le spalle irrigidite dal mutismo. Fin da quando si erano rivisti per l'ispezione, il volto di Avery aveva i lineamenti dei traditi. Eppure, nonostante la smania, il nocchiere non poteva parlare, non voleva parlare. La verità gli era preclusa dal giorno in cui aveva giurato sulla Bibbia, nel quadrato, che nessuno gli avrebbe cavato fuori l'accomodamento deciso con gli altri ufficiali. Avevano udito il Blues della Sirena e la voce femminile che lo intonava.

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