Studi

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-Allora, Mary voglio essere franco con te, non è questa l'età in cui normalmente gli studenti iniziano a frequentare Hogwarts solitamente, quando eri piccola molto probabilmente i tuio genitori hanno lanciato su di te un incantesimo che ti tenesse nascosta ad ogni mago esistente, ma non è bastatato, vedi, quando ieri quell'uomo ti ha trovata e tutti hanno avuto la conferma che eri ancora viva, così, anche io sono riuscito a raggiungerti-.
-Chi era quell'uomo?- chiedo in un soffio, sono seduta sul letto e il preside è accanto a me.
-Dunque, quell'uomo è un saguace di un mago molto potente che purtroppo ha compiuto molte scelte sbagliate, quasi tutte- afferma con un sorriso amaro. -Ma non è il momento di affrontare questo argomento, per ora non devi preoccupartene, fino a che rimarrai qui ci saranno persone che ti proteggeranno, ma non cercarle non le troveresti- ora ridacchia, ma dopo pochi istanti, si schiarisce la gola e continua. -Per seguire l'anno che i ragazzi della tua età affrontano solitamente dovrai studiare parecchio e affrontare esami teorici e pratici-.
-Quanti anni dovrei recuperare?-.
-Quattro- fa con una smorfia.
-Cosa?Quatro? Non ce la farò mai!-.
-Ce la farai, ce la farai, sei una ragazza intelligente e molto sveglia, non ho dubbi sul fatto che ci ruscirai- sorride e aggiunge senza lasciarmi rispondere –In più, se riuscirai a superare gli esami non dovrai tornare in questo posto tranne che per le vacanze estive- sorride orgoglioro.
Sento il mio volto illuminarsi, l'idea di non rimanere chiusa qui per molto ancora mi lascia senza fiato per un'istante.
-Va bene, cosa devo fare?- sorrido.
Ridacchiando risponde -Domani mattina troverai dei libri ad attenderti di fianco alla finestra, saranno parecchi ma sono sicuro che sarai felice di leggerli, risponderanno a molte delle tue domande- si alza e fa qualche passo verso la porta. -Il primo esame sarà intorno alla metà di luglio e prevederà solo la parte teorica, la professoressa di cui mi fido di più verrà a trovarti ogni due settimane e se avrai domande lei sarà in grado di aiutarti senza alcun problema-.
Annuisco.
-Meglio che vada, buona fortuna per lo studio, ci rivedremo al tuo esame- annuisco di nuovo.
-Arrivederci Mary-.
-Arrivederci Signore-.
Detto questo esce lasciandomi lì, confusa e agitata con quel saluto ancora sospeso a mezz'aria.

Di sera, a cena faccio davvero fatica a finire tutto, lo stomaco è chiuso e l'agitazione del pomeriggio non vuole abbandonarmi, mi addormento con l'adrenalina ancora in circolo.

La luce che entra dalla finestra mi illumina il viso e l'aria fresca mi rischiara i pensieri. È successo davvero? Mi tiro su rimanendo seduta con il desiderio di dormire ancora, mi guardo intorno ed eccoli lì, sotto il davanzale come dei regali sotto l'albero, mi aspettano appoggiati per terra almeno una quindicina di volumi giganteschi. Non mi scoraggio e scendo dal letto accucciandomi affianco ai volumi di cui accarezzo le copertine di pelle.
-Wow!- ho tenuto in mano pochi libri e nessuno era curato quanto questi, non so se è permesso possedere libri, ma immagino di no. Lascio scivolare i pesanti volumi sotto il letto, l'importante e non lasciarli in bella vista, non credo verrano a frugare nelle mie cose, figurati poi se vengono a pulire.
Mi alzo, infilo la felpa e i soliti pantaloncini, afferro distrattamente un libro e mi siedo sul letto.
-Storia della Magia- sussuro -Ok, proviamo-. Non riesco a staccare gli occhi dalle pagine e quasi salto il pranzo, le cose mi si imprimono nella mente in un istante e rimango concentrata su quei volumi giorno dopo giorno, non me ne stanco mai.

È il 12 luglio e i libri da leggere sono terminati, l'agitazione per l'esame è palpabile e l'arrivo della professoressa McGranitt imminente, come diceva il professor Silente è un insegnante fantastica, la migliore che abbia mai avuto il piacere di conoscere, non che ne abbia conosciute molte. È l'ultimo incontro prima dell'esame e la mia testa che fino a ieri sera brulicava di domande ora è vuota, l'unica cosa che rimane per riempirla sono i pensieri e l'eccitazione che mi fa sperare in una vita migliore.
Sono seduta sul davanzale della finestra quando un movimento nel cortiletto mi attira, un gatto dai colori scuri passeggia tranquillo su è giù guardando nella mia direzione, è lei, le sorrido e mi alzo.
Mi dirigo verso l'armadio a grandi passi, apro le ante e raccolgo pochi abiti, mi svesto in fretta e altrettanto velocemente entro nei pantaloncini di jeans, ci infilo la canotta giallo ocra e raccolgo i capelli in uno chignon disordinato, mi specchio e noto con piacere che le occhiaie sono scomparse, come il livido sulla destra del volto. Anche il taglio é praticamente sparito, ne rimane solo una piccola cicatrice che si intravede appena con l'abbronzatura che comincia ad attecchire, lo stesso vale per le braccia.
Sento la porta che si apre e una donna alta fa capolineo dalla porta, mi sorride dolcemente e si avvicina a me, si siede accanto a me sul letto.
-Buongiorno Mary- dice decisa.
Le rispondo con altrettanta decisone.
-Buongiorno professoressa-.
Sorrido.
Lei mi guarda perplessa, il suo viso è serio quasi spaventato.
-Qualcosa non va, Mary?- domanda -Mi hai lasciato entrare senza domande- si spiega quando mi vede confusa.
-Già- rispondo.
È una donna severa, ma se fai ciò che dice è gentile. Da ciò che ho potuto vedere tiene molto ai suoi studenti.
-Davvero non hai nulla da chiedere?-.
-Davvero- faccio io, sembra sollevata. Ridacchio.
-Ne sono felice, vedrai che all'esame andrai benissimo-.
-Lo spero-, mi alzo e torno ad affacciarmi alla finestra.
Mi raggiunge e mentre sorride dice -Non ti preoccupare, ti sei preparata bene, passerai col massimo dei voti- le sorrido ma si deve vedere parecchio che non ne sono convinta, infatti, tenta di spostare il discorso sul lato pratico.
-Allora, il 15 verrà a prelevarti una macchina e ti porterà a Londra dove io e un mio collega ti aspetteremo all'interno di un piccolo pub dalle vetrate verdi, da lì andremo ad Hogsmeade un piccolo paesino a nord-ovest del castello che raggiungeremo a piedi- mi sorride.
-Certo- sorrido anche io -sarà una giornata fantastica-.
-Tieni- dice lei porgendomi un pacchetto -indossa questa per l'esame, è la divisa della scuola-.
-Grazie- dico tranquilla.
Rimaniamo a parlare dei dettagli dell'esame per circa un'ora mentre il cielo si scurisce fuori dalla finestra ancora aperta, quando tutto è deciso la professoressa si congeda e aspetto di vederla sulla stradina di ghiaia mentre si smaterializza prima di aprire il pacchetto, l'involucro di carta marroncina si rompe facilmente sotto le mie dita ferme. Un piccolo foglio col profumo di lavanda attira la mia attenzione, una scritta nera in bella grafia spicca sulla pergamena semitrasparente.

Questa è la divisa che puoi indossare per l'esame, purtroppo è solo provvisoria.
Mio malgrado, temo non potremo incontrarci quel giorno, ma tengo ad augurarti personalmente buona fortuna.
Albus Silente

Appoggio con attenzione il foglio sul letto e studio la divisa, sui cui è rimasto impresso il profumo di lavanda.
La camicia è di un bianco candido senza la minima macchia, non ne ho mai posseduta una così, al tatto è morbida come la gonna scura che la segue, dentro il pacco ci sono anche una cravatta e un golfino in tinta con la gonna. Le scarpe sono nere e lucide, con i lacci curati e le suole in cuoio, ed è compresa anche una borsa a tracolla marrone scuro.
Piego tutto e lo ripongo nell'armadio, protetto dalla carta, prima di sedermi sul davanzale, mi rigiro la chiave in ferro tra le dita, chissà com'erano? Sorrido amaramente al cielo che mi ricambia lasciando cadere qualche goccia davanti ai miei occhi.
Il tempo passa in fretta e la notte prima degli esami arriva in un istante, portando con se gli incubi che da troppo poco avevano smesso di tormentarmi.
Mi sveglio nuovamente nell'urlo soffocante dell'uomo dagli occhi grigi del frutteto, il panico mi circonda, mi butto giù dal letto prendendo un colpo sul duro pavimento, raggiungo a gattoni la finestra col respiro affannato, la spalanco e guardo giù col cuore in gola. Ho come l'impeto di andare a cercare quell'uomo. Il vento mi scuote i capelli e mi fa rabbrividire a contatto col sudore che mi incendia la pelle, respiro profondamente per un paio di minuti, finchè non ho dinuovo il controllo di me stessa. Sospiro, non capisco il motivo di questa agitazione, chiudo le persiane e torno nel letto ancora tiepido, scuoto la testa per liberarla dei pensieri, mi giro verso il muro e chiudo gli occhi, devo dormire domani è una giornata importante.
Devo dormire, mi ripeto.

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora