Assestamento

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Le mie braccia si alzano sopra alla testa, trascinandosi dietro il maglione, che si sfila con facilità. Quando me lo ritrovo in mano lo scuoto, rivoltando le maniche, e lo appoggio al letto, da cui prendo la camicia del pigiama di Draco. Velocemente la infilo, ignorando che il tessutto freddo mi provochi brividi lungo la schiena e pelle d'oca sulle braccia. Con mani decise e dita precise assicuro ogni bottone alla sua asola, prima di sfiorare l'orlo superiore della gonna, indecisa sul toglierla o tenerla.
Non ho il tempo di prendere una decisione che la porta della camera si apre, rivelando la figura di Draco che entra rilassata, scuotendo a mezz'aria una scatola dalle tonalità scure. -Recuperati- dice riferendosi ai cioccolatini nel contenitore rettangolare. -Li avevo dati a Blaise-.
Annuisco, prima di avvicinarmi a lui titubante. Ancora non ho capito come mi abbia convinta a rimanere questa sera. Non appena sono abbastanza vicina, Draco mi prende per i fianchi avvicinandomi a lui, lasciando che la scatola cada a terra con un tonfo sordo.
-Dunque, dove eravamo rimasti?- domanda con uno strano ghigno, prima di rispondere con un bacio alla mia confusione. Il sapore che di solito caratterizza le sue labbra è ora coperto da quello del liquore e del cioccolato.
Mi scosto interrompendolo, anche se non posso allontanarmi di molto viste le sue braccia, salite a circondarmi, passando dietro alla schiena. -Traditore, ne hai già mangiato u...- cerco di dire, ma le sue labbra sono di nuovo sulle mie, come se quel contatto fosse inevitabile. Nonostante la foga del suo bacio decido di ricambiarlo e spostare le braccia verso il suo collo, per raggiungere poi i capelli ancora bagnati e freddi. Draco stringe il suo abbraccio raddrizzando la schina e costringendomi ad andare in punta di piedi per poter mantenere il contatto, per poi inarcare la schiena all'indietro e sollevarmi da terra. Chiudo gli occhi mentre torno a terra e stringo tra le dita ciocche di suoi capelli, quasi non mi accorgo dei piccoli passi che ha compiuto verso il suo letto mentre mi sollevava.
Il contatto si perde per un'istante prima di riprendere, quando lentamente ci sediamo sul letto, consentendoci un momento per prendere fiato. Ricordo di averlo fatto tantissime volte, in un gesto è quasi un'abitudine dei nostri incontri.
Chiudo gli occhi per concentrarmi con più attenzione sul bacio e le sensazioni che è capace di farmi provare.
Le sue mani scivolano lentamente dai fianchi al bordo più basso della pesante camicia, sotto la quale scendono, per poi risalire verso l'alto. Quando le sue dita fredde superano la vita della gonna, sfiorando la mia pelle, appena sotto alle costole, le mie mani scattano, bloccando le sue braccia, mentre le labbra fermano il bacio. Entrambi riapriamo gli occhi, che si rispecchiamo a vicenda sorpresi.
É sorpreso perhè lo ho fermato, o perchè non si è reso conto di ciò che faceva?
Le nostre bocche rimangono a pochi centimetri una dall'altra, emettendo respiri profondi per il fiato mozzato, mentre i nostri occhi si studiano con attenzione per svariati secondi. È lui il primo a muoversi ripremendo le labbra sulle mie, senza muovere un muscolo.
-Va tutto bene- sussura distaccandosi per poi riprendere il bacio e facendo forza con le braccia per far salire ancora con le sue mani, che raggiungono le costole e tentano di salire ancora.
Con più forza lo respingo, contringendo le sue mani a tornare in basso e il bacio a interrompersi ancora. -No- dico col fiato corto, quando ho lo spazio per parlare.
Lui con uno scatto si rialza in piedi. -Cosa, no?- domanda irritato e rosso in volto.
-Io...- dico imbarazzata e contrariata allo stesso tempo. -Io...non...-.
-Ho capito, va bene- scatta sedendosi sul letto, molto più lontano da me rispetto a prima. -Lasciamo perdere...non ho voglia di litigare- prende la testa tra le mani, come se improvvisamente fosse molto stanco.
Non sopporto quando fa così, sa che mi da fastidio, ma continua comunque a provarci.
I miei occhi si muovono agitati per la stanza in cerca di una qualunque distrazione, che trovano presto in una lettera abbandonata su una cassettiera. -I tuoi genitori ti hanno scritto ancora?- dico sorpresa.
-Sì- mi risponde contro voglia. -Solo due volte-.
-Cos'hanno detto?- chiedo incuriosita, mentre qualcosa scatta in me e lo stomaco accusa una piccola fitta.
-Da quando ti importa dei miei genitori- dice quasi con disprezzo.
Inspiro.
Non arrabbiarti.
Espiro.
-Non eri quello che non aveva voglia di litigare?- domando con finta cortesia.
-Hanno detto di fare attenzione, che se ci lasciassimo sarebbe un grande problema e che se non ti considerassi più come prima di fingere di amarti, per il bene della nostra famiglia. Il termine della nostra relazione porterebbe problemi a mio padre con l'Oscuro Signore- sbuffa incupendosi.
-E tu stai fingendo?- domando seria, senza rabbia o oltri inutili toni di sfida.
-No- boffonchia. -Se fingessi non avrei provato a...hai capito...- lo sento avvicinarsi e, quando si ritrova seduto al mio fianco, punto gli occhi sei suoi, freddi e grigi.
-Capito- sussurro prima di avvicinarmi a lui e baciare la sua tempia, stupendomi del leggero tepore che emana.
-Mia madre dice anche che mia zia è arrabbiata- dice facendomi rabbrividire e cusandomi un'altra fitta.
-Per noi?-.
-Non lo ha specificato, ma credo di sì. Inotre, credo non le vada giù che al Signore Oscuro tu piaccia, e ti lasci parlare in modo informale con lui-.
-Io non gli parlo...- faccio disgustata, facendolo ridere, prima di ripensare a ciò che ha detto. -Tua Zia è gelosa?- lo faccio ridere più forte, seguendo poi il suo eco.
La risata scema lentamente, riportandoci al silenzio di poco fa.

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora