Nervi a fior di pelle

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Socchiudo gli occhi mentre delle voci si radunano bisbigliando alle mie spalle. Mi metto a sedere velocemente spaventando le tre ragazze, Lavanda produce un urlo stridulo e fastidioso, mi fa male la testa. Copro gli occhi con le dita e poi le lascio scivolare sino al collo dove sento la catenina calda, me la faccio dondolare tra le mani seguendo i contorni precisi della piccola chiave.
Apro la bocca sbadigliando, e non appena la chiudo riparte in automatico -Che ore sono?-.
-Le sette- risponde incerta Calì poi aggiunge -Cosa ti è successo?-.
-Nulla- scrollo la testa scendendo dal letto -Mi sono divertita con Piton questa notte! Le sue punizioni sono fantastiche!- aggiungo sarcastica.
-Cosa ti ha fatto fare?- chiede Hermione preoccupata mentre si siede sul mio letto disfatto.
-Pulire- sospiro, -La Guferia-.
-Oh...-.
La stanza cade nel silenzio. Mi tolgo velocemente la camicia, le calze e faccio scivolare la gonna sul pavimento freddo, prendo la bacchetta e puntandola alla testa sussuro un'incantesimo semplice. Percepisco subito la differenza, i capelli sono più leggeri, li pettino con le dita e li sento puliti e morbidi. Sospiro ancora e inizio a vestirmi.
A spezzare la quiete è Hermione -Non ti ho sentita entrare, che ore erano?-.
-Le quattro...circa- sospiro mentre calzo le scarpe scure e lucide, -Smettiamo di parlarne, ok?- chiedo infastidita.
-Ehm...va bene- sembra stupita dalla mia reazione.
Le sorrido -Scendiamo a mangiare?-.
Solo ora sento lo stomaco brontolare.
-Certo-.

Nel tragitto verso la Sala Grande riesco a sentire chiaramente l'umidità che aleggia nell'aria. Prendiamo posto al tavolo dei Grifondoro mentre la mia mente ritrova lucidità, mi devo calmare non posso rispondere male a tutti quelli che incontro solo perchè ho avuto una punizione pesante.
Ma il solo ricordo della sera precedente attiva i miei nervi e fa ribollire il sangue nelle vene.
-Non c'è ancora Hagrid, nemmeno Piton. Direi che è un buon risultato- la frase di Ron mi punge sul vivo con quel nome.
-Forse è troppo stanco! Non deve essere abbituato a fare le ore piccole! Povero!- sbotto quasi urlando. L'espressione che si dipinge sul volto di Hermione è di disapprovazione ma quello di Harry e Ron è divertito. C'è qualcun'altro che mi fissa. È uno studente del secondo anno, non riesco a decifrare la sua espressione e la cosa mi irrita.
-Che hai da guardare tu?- chiedo seria. Il ragazzino si spaventa e abbassa lo sguardo sul piatto infilando più cibo possibile in bocca.
Ignoro i brontolii di Hermione sul mio comportamento e inizio a mangiare.
-Cosa ti è successo?- chiede Ron ridendo. Non rispondo, non sono sicura di potermi controllare.
-La punizione di Piton non è andata bene- dice Hermione.
-È andata così male?- chiede il ragazzo dai capelli scuri.
Hermione annuisce -Le ha fatto pulire la Guferia da cima a fondo- dice sussurrando, come se non la potessi sentire.
Finisco di ingoiare una fetta di pane e respiro profondamente.
Ora basta.
-Scusa Hermione- dico -Per prima...-.
-Non è nulla- fa lei.
Abbasso gli occhi sul piatto per rialzarli un secondo dopo, la prima cosa che vedo sono due ragazzini ad un altro tavolo che mi indicano, non appena si accorgono del mio sgurdo si girano rossi in viso.
Sento il mio viso deformarsi in un'espressione confusa, ma scrollando le spalle torno alla conversazione con Harry, Ron ed Hemione.
Stanno parlando di cappeli di lana o cose simili, la conversazione non mi attira molto, forse perchè il ragazzo dai capelli rossi e la ragazza castana con cui divido la staza iniziano i soliti battibecchi. Non solo per salvare le mie orecchie prendo parola -E se invece andiamo a lezione-. Le mie gambe si muovono veloci facendomi alzare, un forte bruciore le percorre.
-Sono con te!- dice Harry afferando la bacchetta sul tavolo.
Anche Hermione e Ron si alzano sbrigativi e controvoglia.

Le due ora di Incantesimi sembrano pesanti aggiunte alla fatica, che ancora mi contagia, della sera prima. Per mia fortuna i concetti non sono difficili da capire e la mia mano è veloce a prendere appunti.
Nelle due ore seguenti, quelle di Trasfigurazione, la mia mente è più lucida e dato che mi sono abituata al ritmo della McGranitt nel periodo estivo riesco a rimanere concentrata e soddisfare le aspettative della professoressa con il minimo sforzo.
L'incantesimo di Scomparsa, da portare a termine sulle lumache, mi riesce al secondo tentativo, la McGranitt mi assegna dieci punti per essere stata la prima a riuscirci, sento gli occhi di Hermione fissi su di me e quando mi volto sembra arabbiata. Ma anche lei riesce a far scomparire le sue lumache poco dopo e il suo umore migliora visibilmente.

Alcune piccole gocce di pioggia mi cadono sulle mani aperte, le fisso seria mentre sotto di loro intravedo l'erba. Alzo lo sguardo. Stiamo scendendo verso la capanna che si trova ai limiti della foresta, si terrà lì la lezione di Cura delle Creature Magiche con la professoressa Caporal. L'aria è fredda e sento la pelle d'oca sulle gambe e i brividi percorrere le braccia e la schiena.
Mentre ci fermiamo davanti alla professoressa mi stringo nelle braccia per scaldarmi. Deve aver domandato qualcosa sul tavolo di ramoscelli davanti a lei perchè Hermione ha cominciato a saltellarmi di fianco con il braccio alzato, sento anche delle risate famigliari alle spalle.
Non appena mi giro incontro degli occhi grigi. Draco mi fissa, improvvisamente serio, ma Pancy al suo fianco ride ancora. Prendeva in giro Hermione.
-Ciao- mi saluta, come niente fosse mi sorride.
Mi giro ignorandolo, alle mie spalle sento un lamento che esce dalla sua bocca. C'è rimasto male, allora.
Tenta di bisbigliarmi qualcosa all'orecchio ma io lo scaccio con una mano, come se fosse una mosca fastidiosa. Lo fulmino con gli occhi e torno a stringermi nelle braccia, il tepore è leggerissimo e i brividi non svaniscono.
La professoressa ci dice di prendere un Guardalbero e disegnarlo, parlando delle caratteristiche di ogni sua singola parte.
-Hey!- sento Draco mentre scappo verso il tavolo. Mi giro improvvisamente, sta correndo verso di me. Non si aspettava la mia mossa perchè frena improvvisamente, finendomi quasi addosso. Non mi scompongo. Incrocio le braccia e lo fisso seria.
-Cosa vuoi?- la mia voce è arrabbiata e scontrosa.
Prende un Guardalbero e mi e si rivolge a me -Disegnamo insieme?-.
-No, grazie- dico secca. Prendo con delicatezza una delle creature sul tavolo e inizio a camminare verso un albero non lontano.
-Come?- la sua voce è incredula, -Perchè?- dice raggiungendomi.
Sbuffo e trovo una scusa poco convincente -Mi piace disegnare nel silenzio...da sola-.
-È perfetto!- dice continuando a starmi intorno -Sono molto silenzioso-.
Non è vero...
Scuoto la testa -Fa come vuoi-.
Un' idea curiosa mi si apre nella mente quando un ghigno soddisfatto si disega sul suo viso.
-Se ci riesci...-.
Inizio a correre in direzione di un albero e in fretta mi aggrappo ad uno dei rami, salgo agilmente di diversi metri in pochi istanti.
-Non vale così!- mi urla.
Guardo giù, è fermo sul primo ramo, in piedi con le braccia alzate mi osserva. Il Guardalbero che aveva preso corre via.
-Ok! Mi dispiace per la Granger! È questo che vuoi sentire?- mi urla, si sente la rabbia incrinare la sua voce. Ma io non mollo.
-Non è a me che devi chiedere scusa, Draco- sembro esasperata.
-No! Questo no! Mai!- la sua rabbia esplode, c'è cattiveria nella voce. Lo vedo allontanarsi colpendo un'altro albero.
Sospiro e mi lascio scivolare sul ramo. Comincio a disegnare e scrivere svuotando la mente, perchè no?

Passo il pomeriggio sul ramo bassisimo di un'albero, i piedi non toccano terra per una decina di centimetri, sono quasi le cinque e un quarto. Harry deve essere alla punizione con il rospo rosa.
Il castello è pieno di persone che mi fissano e la cosa mi infastidisce, come prima fuggivo dagli sguardi inpauriti o di odio dei ragazzi all'orfanotrofio, ora fuggo da quelli curiosi e invadenti degli studenti del castello.
Seduta qui riesco a ritrovare quella tranquillità che non provo da tanto, il vento tra i capelli, il silenzio...
C'è qualcosa che non va in questo silenzio.
Il rumore di un bastone spezzato alle mie spalle mi attira, sono scarpe nere e lucide ad averlo provocato.
Alzo lo sguardo gradualmente: i calzini si intravedono appena sotto i pantaloni scuri, la loro vita è coperta dalla camicia di un bianco candido, aperta di qualche bottone sia sotto che sopra, le labbra pallide sono serrate come in una morsa, gli occhi grigi fermi su di me, i capelli chiarisimi scompigliati.
-Hey- faccio io seria mentre sposto i miei occhi sui suoi.
Senza dire una parola mi si avvicina e con la sola forza delle braccia si issa sul ramo accanto a me.
Non dice una parola, si limita a piegarsi leggermente in avanti appoggiando i gomiti sulle ginocchia e stringendo la testa con le mani.
Lo imito e faccio silenzio, i secondi passano inesorabili, lenti e pesanti.
Dai secondi ai minuti.
Ne trascorrono circa sette prima che lui cominci a parlare... 

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora