Strillettera

1.5K 100 0
                                    

-Cosa volevi dirmi?- abbozzo un sorriso incerta, mentre oltrepassiamo il grande portone della Sala Grande camminando vicini.
Lui silenzioso e serio si fruga in tasca ed estrae dei pezzetti di pergamena stracciata, su cui è possibile intravedere alcune parole. -Ho scritto ai miei genitori, non hanno preso molto bene la cosa. Questa è la strillettera che mi hanno mandato. Non lo avevano mai fatto, ma per lo meno è meglio che essere ignorati- la sua espressione mostra una strana smorfia, come se avesse appena ricevuto un pugno nello stomaco.
-Mi dispiace, Draco. Nemmeno ad Harry la cosa va molto giù, ma credo imparerà a farsela piacere- allungo la mia mano versa la sue e prendo uno dei tanti pezzi di carta che giacciono inermi sul suo palmo, aperto a mezz'aria. Osservando con attenzione noto che alcuni lati della parte di pergamena sono anneriti e frastagliati. -Come mai è bruciata?- domando senza smettere di camminare, non so nemmeno verso dove, mi limito a seguirlo.
-Ha preso fuoco- sospira con una specie di broncio schifato. -Prima di autostracciarsi-.
Inarco le sopracciglia e alzo le spalle. -Vedrai che gli passerà-.

Leggo con attenzione le righe tracciate sulle chiare pagine del libro, ma con la coda dell'occhio riesco a notare anche le occhiate di Draco, al mio foglio di pergamena con su scritto il tema di Trasfigurazione, sempre più frequenti.
Copro il mio compito e mi volto verso Draco con un gran sorriso sulle labbra, riesco a intrappolare i suoi occhi nell'esatto momento in cui li aveva mossi per leggere altre parole. -Che fai?-.
Vedo le sue guancie colorarsi e la sua espresione diventare imbronciata. -Non ti stavo copiando-.
Io ridacchio. -Sicuro?-.
-Certo- mi guarda indignato. -Non ho bisogno di guardare i tuoi appunti come fanno Potter e Weasley- ha una strana espressione disgustata.
-Okay, okay, come vuoi...- mi volto facendo finta di nulla, prima di sentirlo sospirare. Continuo a controllarlo fino a quando non si rilassa, sciogliendo i muscoli contro l'albero su cui entrambi ci appoggiamo. Girandomi di scatto gli strappo il foglio e mi alzo in piedi allontanandomi da lui il più possibile.
Mi basta leggere poche righe per accorgermi che è esattamente quello che ho scritto io. -Sei sicuro, sicuro?-.
Alzando gli occhi incontro i suoi: grigi, freddi, e assottigliati in modo cattivo. L'ho fatto arrabbiare? È ancora seduto con quella strana espressione a metà tra il disgustato e l'imbronciato.
-Sicuro- ringhia.
Alzo gli occhi al cielo roteandoli, prima di avvicinarmi a lui e porgergli il foglio che mi strappa letteralmente dalle mani. -Se vuoi fregare la McGranitt ci vorra benaltro- mi siedo al suo fianco.
-E cosa? Ho voti alti in ogni materia, ma con lei no!-.
Ridacchio. -Non devi fare così, dei fingerti più interessato, ma allo stesso tempo sembrare disinteressato. Perchè deve accorgersene lei, o penserà che tu voglia imbrogliarla-.
Sbuffa e indispettito fa scomparire le parole dalla sua pergamena, prima di comiciare a scrivere qualcosa di diverso.
Io appoggio distrattamente il mento sulla sua spalla, ha il viso contratto e concentrato, riesce ad essere bello anche da arrabbiato. I nostri visi sono vicinissimi e se si voltasse verso di me probabilmente le nostre labbra si sfiorerebbero, ma non si toccherrebbero. Abbiamo deciso che per ora è meglio conoscerci meglio, o qualcosa del genere, e quando decideremo di tornare a baciarci sarà diverso, ma probabilmente anche migliore.
-A febbraio ci sarà la prossima uscita ad Hogsmade, vieni con me?- dice quasi cupo, senza staccare gli occhi dal suo foglio di pergamena.
Merlino, se gli dico che mi devo già vedere con Harry e i gemelli mi uccide, per quanto mi piaccia guardare il suo volto che cambia espressione preferisco quando non ci urliamo contro.
-Certo, ma non posso rimanere tutto il tempo con te-.
-Gli straccioni?- assume un'espressione schifata spostando le sue pupille su di me, senza muovere di un millimetro la testa. La sua mano ha smesso di muoversi e regge la piuma a pochi millimetri dal foglio.
-Non chiamarli così- muovo appena la testa, colpendo la sua. -Anche Harry- aggiungo tornata in posizione.
Lo sento sbuffare e tornare sulla pergamena, traccia poche righe che vanno a comporre un paio di parole prima di parlare di nuovo. -Quanto tempo avremo?-.
-Almeno un paio d'ore-.
-Okay- è più tranquillo ora, più pensieroso.

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora