Chiacchiere con Harry

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Il campo di Quidditch è più grande di quanto ricordassi ed è strano vedere così tanta gente riunita sul prato verde. Sono stretta ad Hermione sugli spalti mentre un leggero vento si alza facendoci tremare. Parliamo di scuola principalente, ma a volte ci capita anche di scherzare sui ragazzi e i loro modi strani di muoversi e parlare, arriviamo a paragonarli ad un misto tra scimmie e leoni orgogliosi.
Non ho mai passato così tanto tempo con lei, che non sia stato in biblioteca intendo, ma devo dire che mi piace avere tra gli amici anche una ragazza. Hermione mi capisce, in modo diverso dai gemelli, ma mi capisce ed è dolce e gentile.
La strada di ritorno verso il castello la affrontiamo con Ron, George, Ginny, Lee e Fred mentre la pioggia inizia a picchiettare sopra le nostre teste. Ron ha passato la selezione ed ora è ufficialmente il portiere della squadra, la circostanza prevede un festeggiamento che non manca.
Arrivati in Sala Comune ho il piacere di assaggiare per la prima volta una Burrobirra, anche se praticamente costretta dai gemelli -Ehm...non è male- dico io.
-Non è male?- dice Fred fulminandomi. -Solo?-.
-No, no è buona!- non devo sembrare molto convinta perchè mi guardano accigliati -Davvero!- dico e trangugio il liquido rimasto nel bicchiere. -Posso averne ancora?- chiedo gentilmente.
-Va bene- risponde Lee, ora sembrano tutti molto più felici.
Quanche Burrobirra e ora più tardi sento gli occhi diventare pesanti, sono stesa sul divano insieme ad Hermione mentre i ragazzi fanno uno balletto imbarazzante prendendo in giro Ron, mi lascio cullare dal respiro della mia compagna Grifondoro e in meno di un minuto crollo, preda di Morfeo.

Un dolore lancinante alle tempie mi costringe ad aprire gli occhi, sento il mio stesso respiro affannato e confuso mentre gli occhi mettono a fuoco la stanza illuminata e immersa nella festa, il tempo di chiudere gli occhi solo un istante e due rubini rossi come il sangue contornati da leggerissimi tratti neri mi si imprimono nella mente.
I panico cresce ma scompare in un secondo segiuito dal dolore alla testa. La squoto liberondola dall'immagine appena vista.
-Tutto bene?- mi chiede Ron preoccupato.
-Sì...tutto ok, solo una strana senzazione, grazie- sorrido rivolgendomi a lui.
Arrossisce leggermente ma in quell'istante Harry compare alle sue spalle, due pesanti occhiaie sono comparse sotto i suoi occhi dandogli un'aria più trasandata del solito.
-Harry, ce l'ho fatta, ci sono, sono il portiere!- dice felice mentre George mi aiuta ad alzarmi senza svegliare Hermione, che non deve assolutamente vedere ciò che fanno, impegnati come sono a infrangere le regole.
-Harry, ti posso parlare? - lo chiamo mentre sale le scale. Il suo viso è contratto in una smorfia quando si gira. È molto stanco e si vede -Anche domani se ti rimane più comodo- gli sorrido.
Il suo viso si rilassa sollevato -Grazie-.
Mi fa ridere -Non c'è problema, buona notte Harry- lo abbraccio mentre arrossisce confuso -Notte-.
Poco dopo riesco anche io a raggiungere la mia camera accompagnata da Hermione, lì mi addormento in pochi minuti.

-Harry!- chiamo il ragazzo occhialuto che ho appena visto svoltare a sinistra pochi metri avanti a me.
Si gira confuso, ma non appena i nostri occhi si incrociano il suo volto si rilassa leggermente -Buongiorno- mi saluta tranquillo.
-Buongiorno- lo ricambio avvicinandomi a lui. -Dove vai con quella?- in mano ha una lettera.
-Guferia- risponde continuando a camminare.
-Oh- dico rabbrividendo -ti posso accompagnare?-.
-Ehm...certo-.
Camminiamo in silenzio per qualche minuto prima che uno dei due riprenda la parola.
Il cielo questo sabato mattina è limpido, non c'è più traccia delle nuvole che fino a ieri sera lo ricoprivano completamente. Ma nella mia testa il temporale non si è fermato, questa notte gli incubi si sono riuniti facendo fronte comune contro di me, vogliono farmi impazzire. Li ho rivisti tutti, compreso quello dello specchio, più e più volte.
Sento le tempie bruciare come se dovessero esplodere quando Harry mi chiede -Cosa velevi dirmi ieri?-.
-Oh...giusto...ehm...ti capita mai di fare incubi? Non intendo quelli normali...dove vedi una cosa durante la giornata che ti spaventa e ti si imprime nella testa, tormentandoti la notte...ehm...cose mai viste?-.
Si blocca un istante ma cerca di non darlo a vedere e continua a camminare.
-A volte...a te si?
-Tutte le notti- ammetto -ma il problema non sono gli incubi, con quelli posso convivere, il problema è se diventano reali...-.
-Lo capisco, posso chiederti cosa sogni?-.
-Certo...l'ultimo che è comparso è il più brutto, quello che sembra più reale...- così comincio a raccontare, quello che ho sognato e quello che penso di riconoscere.
-Potrebbe anche essere lui...ma non so cosa significhi- dice legando il messaggio alla zampa di Edvige.
-Capisco. È da parecchio che non vedo il professor Silente, tu lo hai...- mi blocco come fanno i miei occhi sulla sua mano sinistra. La afferro prima che faccia in tempo a ritrarla.
-Cos'è questo?- chiedo confusa avvicinandomi in modo da riuscire a leggere, nonostante lui opponga resistenza, -Non è nulla, mi sono graffiato- dice, ma io non lo ascolto.
"Non devo dire bugie" leggo a fatica.
-Non devo dire bugie- dico in un sossuro, dandomi il tempo di collegare.
-Questo non è un graffio Harry, chi è stato?- chiedo furiosa. -È stata la Umbridge?-.
Non mi risponde e si libera dalla mia presa.
-È stata lei?- chiedo più dolcemente.
-Sì...-ammette.
-Dovresti dirlo a qualcuno...-.
-E a chi? Hanno tutti abbastanza problemi- mi risponde, ma appena vede la mia espressione preoccupata aggiunge -A qualcuno lo ho detto...-.
-Ad Hermione e Ron?- chiedo con le sopracciglia inarcate.
-Sì...ma non solo- mi guarda incerto e poi i suoi occhi corrono alla civetta bianca che si è appena alzata in volo -Edvige sta portando a Sirius la lettera...-.
-Chi è Sirius?- chiedo sorpresa.
-Il mio padrino- mi sorride amaramente -Anche se tanti lo considerano un assasino, lui non lo è...-.
La mia schiena si blocca percorsa da un brivido.
-Come fai a dire che non è un'assasino?-.
-Lo hanno condannato ad Azkaban per aver rivelato a Voldemort dove i miei genitori erano nascosti, perchè lui venisse ad uccidere loro e me...ma non è stato lui a dirlo...non lo poteva fare...- si incupisce sempre più mentre racconta.
Mi parla di lui e di come lo ha conosciuto, mi dice che è la cosa più vicina ad una famiglia che abbia mai avuto, e di come si è divertito a minacciare i Dursley dicendo che il suo padrino è scappato dalla pigione di massima sicurezza dei maghi.
-Me lo presenterai un giorno?- chiedo sorridente mentre aspettiamo il ritorno di Edvige, -Sembra simpatico-.
-Certo- ora anche lui sorride.

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora