Troppo vicino.

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Distendo i muscoli della schiena, con un movimento innaturale, respirando l'aria fredda che aleggia nei dintorni del castello. Correre, era un pò che non lo facevo. O forse poco, appena una manciata di giorni, le cose succedono talmente velocemente nell'ultimo periodo, che ho quasi l'impressione di non essermi più fermata a pensare. Di non essermi voluta fermare a pensare.
Sfioro la corteccia di un albero con le dita prima di appoggiarmici per riprendere fiato, la fronte a contatto con la superficie frastagliata e fredda.
I gemelli faranno parecchio rumore per l'ora di pranzo, quando la Sala Grande è più affollata. E presto se ne andranno, ma io ho paura di vederli sparire, le mie giornate saranno completamente vuote, probabilmente sprecate litigando con Draco, o evitandolo.
Sospiro.
Osservo con attenzione le alte torri del Castello, hanno un aspetto così vecchio, eppure è difficile trovare una sola tegola fuori posto. Devo rientrare, i ragazzi saranno già al tavolo che mi aspettano, ma se solo potessi salirei su questo stesso albero e ci passerei tutta la giornata. Lontana da professori noiosi, ragazzini immaturi e prime donne impiccione.
Sciolgo i capelli con un gesto veloce e fluido, lasciandoli ricadere sulle spalle e sulla schiena. Lentamente mi muovo sulla strada che riporta al Castello, torturando il laccio per capelli con le dita. Solo questa mattina ho notato di avere la mano destra in condizioni leggermente peggiori, rispetto alla seconda.
Raggiungo il castello più velocemente di quello che credevo e mi fermo all'entrata della Sala Grande sospirando, un passo e sarò nella stanza in cui la casa di Serpeverde si deve già essere premurata di diffondere la notizia di ciò che ieri è successo nella loro Sala Comune.
Sospiro ancora e lascio scivolare le mani nelle tasche della felpa scura, che copre una semplice maglietta bianca, per nascondere le ferite. Solo ora, che compio quel passo verso l'ennesimo suicidio sociale, mi rimprovero automaticamente per non aver scelto la felpa col cappuccio, che avrebbe contribuito a nascondere il mio imbarazzo e le occhiaie scure, che nemmeno Fred e George hanno potuto evitarmi.
"Non c'è nulla di cui vergognarsi" riecheggia nella mia testa. "Non è, nè la prima, nè la peggiore situazione imbarazzante in cui ti sei trovata".
-È vero- sussuro a me stessa scrollando le spalle e cominciando a camminare con più sicurezza: la schiena dritta, lo sguardo indifferrente e la camminata tranquilla.
Molte teste si voltano nella mia direzione e sento un paio di fischi raggiungermi dal tavolo Serpeverde, cerco di ignorarli trattenendo le palpebre serrate per un frazione di secondo in più quando sbatto le ciglia, anche se devo ammettere di trovarla difficile come cosa, quasi tutti i volti sono su di me ora, e non sono neanche a metà strada.
-Voi non avete una vita vostra? Cosa c'è da fissare, si può sapere?- scatto arrivata a limite della sopportazione, sfogando la mia rabbia su una ragazza di Tassorosso, che mi sembra abbia un anno in meno di me.
Osservo i suoi capelli castani che terminano sui toni del rosso verso le punte, che contrastano con la pelle pallida del suo viso, segnata dalla presenza di una manciata di lentiggini.Non ricordo nemmeno il suo nome, ma sono sicura che non mi abbia mai fatto nulla di male.
Non dovrei prendermela con lei.
-Me, ovviamente- sussura una voce a pochi centimentri dal mio arecchio, facendo ghiacciare il mio sangue e scattare i mie piedi per permettermi di voltarmi.
Draco Malfoy mi guarda copiaciuto a nemmeno un metro di distanza. Roteo gli occhi senza nemmeno perdere tempo a controllare quanti scagnozzi si è portato dietro, e cerco di allontanarmi, come se non avessi visto nessuno. So che il mio volto mi ha tradita e ha avuto uno spasmo, che deve avermi portata ad un'espressione tra lo schifato e il sorpreso, ma devo ignorarlo.
-Non così in fretta!- le sue dita si chiudono a morsa sul mio polso sinistro, costringendo la mano fuori dalla tasca e me a voltarmi.
-Lasciami- ringhio tentando di divincolarmi, sono troppo vicina a lui e il suo profumo mi riempe il naso.
-Oh...non fare così, dai- ghigna.
-Ti ho detto di lasciarmi!- dico più forte, spingendo sul suo petto con la mano libera, con l'unico risultato di far si che catturi anche quella, per lo meno ho guadagnato qualche centimetro di distanza da quell'odore. So che i miei amici stanno scendendo, probabilmente tra un'istante saranno qui.
-E questi cosa sono?- scatta, improvvisamente irritato, osservando le mie mani.
-Di sicuro, non affari tuoi- riesco quasi a liberarmi dalla sua presa con uno strattone più forte, che mi fa indietreggiare di qualche passo, ma lui non si lascia sfuggire il dettaglio e mi tira di nuovo più vicino.
-Certo che lo sono, tu sei la mia r...- dice arrabbiato, ma qualcosa nel suo tono mi suggerisce che cerca di mantenere il controllo.
-Io non sono di nessuno!- strattono ancora le braccia, riuscendo a liberarne una, cosa che mi permette di mantenere una distanza accettabile. Smetto di divincolarmi e osservo l'espressione contrariata del ragazzo biondo che mi è davanti, guadagnando la forza necessaria ad abbassare il tono di voce, non voglio attirare l'attenzioni dei Professori che, fortunatamente, per il momento non sono in Sala Grande. -Lasciami- ripeto col tono fermo che userei per rimproverare un bambino capriccioso. -Vuoi litigare ancora?- domando.
Non potrebbe semplicemente lasciar stare, mentre scarico la rabbia, e parlarmi come una persona normale cercando di far pace. Sempre che voglia far pace!
Il ragazzo alza gli occhi al cielo, ma non lascia la presa. -Sì- dice poi di scatto. -Quando abbiamo smesso di litigare? Quando te ne sei andata ieri sera, io non avevo finito di parlare-.
-Ed è proprio necessario continuare qui la nostra conversazione, vero?- domando seccata, non mi importa davvero di tutta questa gente, ma odio dar spettacolo.
-Esattamente- stringe gli occhi a due fessure.
-Merlino!- sbotto io. -Lasciami...si può sapere cosa vuoi?- praticamente sto gridando.
-Sai cosa voglio- si dipinge uno strano sorriso sul volto, che non riesco a decifrare. In un'istante mi sento tirare verso di lui, e lo vedo avanzare. Non riesco quasi a rendermene conto per la velocità dei suoi gesti, che improvvisamente mi ritrovo coinvolta in uno strano abbraccio.
Troppo vicina.
Tropp vicino.
Sento la sua mano sinistra, quella rimastagli libera, scivolare sulla mia schiena lentamente e il suo respiro sul mio orecchio, seguito dalle sue parole. -Oh...fallo ancora, è così eccitante quando alzi la voce con me- ride Draco. È impossibile che altri abbiano sentito ciò che mi ha detto, ma sento il viso scaldarsi e sono sicura di essere arrossita.
-Cos...?- tento di dire, ma le sue labbra sono già premute saldamente sulle mie, davanti a tutti. -Basta- lo respingo, riuscendo ad allontanarlo da me di qualche passo e fargli lasciare la presa sul mio polso. Lo evito e mi sposto verso la grande porta della Sala Grande, voglio andarmene.
-Fermati- lo sento venirmi dietro con passo sostenuto.
Affretto il passo fino ad uscire dalla stanza e raggiungere le scale, dove mi blocco all'improvviso. Draco quasi mi viene addosso, doveva essere più vicino di quel che pensavo.
-Piantala, devi smetterla di fare così!- lo investo furiosa. -Si può sapere cosa diamine ti prende?-.
-Cosa mi prende? Te lo ho già detto!- esplode. -Non riesco a capire perchè mi respigi e poi sei sempre attacata a quei due! Qual'è il tuo problema?-.
-Il mio problema?- domando abbassando improvvisamente il tono e aggrottanto la fronte. -Te lo ho detto...- faccio con tono ovvio. Non ha capito? -Il mio problema sei tu...se i gemelli mi piacessero, nello stesso modo in cui mi piaci tu...o forse dovrei dire mi piacevi tu...non sarei così. Quando sono con te ho paura di fare sempre la cosa sbagliata...di...di...rendermi ridicola...o...o non essere all'altezza...non essere abbastanza...-. Gli "amici" di Draco ci raggiungono ridachiando e io mi rabbuio. -Ne riparliamo un'altra volta, va bene?-.
-No!- scatta ancora. -Non va bene, smettila di evitarmi e di evitare il problema-.
-Non dirle cosa fare!- sento il ruggito di Harry, mentre scende le scale. -Se non lo posso fare io, di certo, non puoi tu!- aggiunge quando è visibile, seguito dai gemelli e tutti gli altri.
-Vattene- scandisce George una volta al mio fianco, mostrandosi alto e grande come non lo avevo mai visto.

Salve!
Ecco il capitolo!
Il 98! Sono quasi 100...mi faccio paura...eheheh
Fatemi sapere che ne pensate!

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora