Con un timido -Ciao-.

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Mi trascino fuori dalle coperte calde molto lentamente dopo l'ennesima notte in bianco, rimango a fissare il pavimento piuttosto a lungo mentre il mio cervello stanco tenta di riprendersi.
Mi lascio scivolare in un paio di pantaloni lunghi e accoglienti, una maglietta che con la sua stoffa fredda mi fa venire i brividi e una felpa col cappuccio in tinta coi pantaloni. Ottobre è arrivato velocemente, ed appena da una settimana, portando con se un aria gelida che ha impedito la maggior parte delle attività esterne. Ma questa mattina devo uscire, non posso resistere ancora a lungo intrappolata qui dentro.
Evito di indossare la giacca e mi precipito fuori dalla stanza in cui i primi raggi del sole cominciano a filtrare dalle finestre. Appena fuori dalla Sala Comune sento i brividi percorrermi da capo a piedi lasciando che la pelle d'oca si formi sia sulle mie braccia che sulle tempie. Respiro profondamente mentre i polmoni si riempiono d'aria fredda. L'autunno non era così freddo a Londra, mi scalderò correndo da subito.
Arrivo in poco tempo davanti alle porte che oltrepasso preparata al freddo a cui vado in contro. Lui non mi delude sferzandomi il viso e le braccia col suo vento freddo mentre comincio la mia corsa.
Nelle ultime settimane ho cercato di mantenere un profilo basso: non ho parlato male a nessuno, ho evitato il gruppetto di Serpeverde, ho resistito alla tentazione di rispondere al professore di Pozioni e a quella di Difesa Contro le Arti Oscure, mi sono fatta coinvolgere ben poco nelle attività dei gemelli e ho evitato di sgattaiolare fuori dalla Sala Comune la notte. Tutto questo perchè Hermione ha ideato un piano secondo il quale Harry ci insegnerà, in gran segreto, quello che la Umbridge non è disposta a fare: impareremo a difenderci. Credo a Harry, sono sicura che la fuori c'è qualcosa, o qualcuno, che aspetta solo di vederci uscire, ne ho già avuto la conferma.
Ovviamente non sappiamo ancora dove tenere queste lezioni, ma oggi, nel primo fine settimana ad Hogsmeade, ci incontreremo con chi è interessato.
Ritorno al presente notando uno dei lacci, che da ribelle, ha deciso di far sciogliere il fiocco fatto poco prima. Appoggio la gamba al tronco di un albero all'altezza dei miei fianchi e mi piego appena per riportare la situazione della mia scarpa alla normalità.
I giardini del castello sono deserti, vuoi perchè è passata da non molto l'alba o perchè si gela, l'assenza del solito vociare che non ti fa mai sentire realmente sola mi inquieta abbastanza. Dopo una breve occhiata intorno a me sento i brividi percorrermi l'intera colonna vertebrale e riprendo a correre in direzione della Guferia dove gli spessi muri, nonostante costellati da finestre per gli uccelli, rendono l'aria meno gelida.
Percorro i gradini di pietra all'interno della struttura, facendo attenzione ad alzare bene le ginocchia sopra la vita, arrivando in cima in pochi minuti mentre il respiro si fa più pesante e sento uno gusto tremendo nella gola.
Per scendere decido di prendere le scale esterne senza una ragione particolare, ma sulla soglia, dove il vento freddo mi colpisce il volto bollente senza pietà, mi scontro con una figura alta appoggiata alla balaustra. Mi fermo pochi secondi prima di travolgerlo mentre il mio corpo sobbalza e la bocca in automatico parla.
-Scusa- dico debolmente.
I miei occhi si pietrificano come il resto del mio corpo quando incontrano quelli grigi del Serpeverde davanti a me e un suono strozzato esce dalla mia bocca sottolineando il disagio.
L'ultima volta che ho parlato con Draco stavo urlando e non per gioco. Sono passati un paio di giorni dalla nostra litigata, durante i quali ci siamo completamente ignorati, e non posso fare a meno di chiedermi che tipo di relazione abbiamo ora.
Il motivo della scenata che mi ha fatto sono i gemelli, pensa che passo troppo tempo insieme a loro, che non dovrei ridere tutto il tempo quando mi parlano, che non dovrei farmi baciare sulle guancie o la fronte, che non dovrei sedermi sulle loro ginocchia o addormentarmi con loro sul divano. Ma a me tutte queste cose vengono quasi naturali, i gemelli stanno diventando i fratelli premurosi che non ho mai avuto, ma lui non riesce a capirlo.
Un timido "Ciao" esce dalle sue labbra in un soffio prima che tornino a dipingere un ghigno, suo marchio di fabbrica, sul volto.
Era un pò che non mi rivolgeva quello strano sorriso.
La sua postura è rigida, ma meno del sito o forse è la giaccha grigia con una fila di doppi bottoni ad ammorbidire la sua posizione. La sciarpa di Serpeverde cade sulle sue spalle senza sfiorare il collo, dandosi un aria molto inutile.
Il ghigno scompare e la sua fronte si riempie di profonde rughe, non ho ancora risposto.
-Ciao- dico io facendo tornare la sua fronte alla normalità.
-Scusa per l'altro giorno, io...- dice mentre sposta gli occhi su un punto lontano e con un tono di voce talmente basso da rendermi difficile capire le sue parole.
-Come? Non ho capito, puoi ripetere?- mento, le braccia incrociate sul petto.
-Ho detto che mi dispiace!- dice con tono fin troppo alto voltandosi a guardare oltre la ringhiera.
-Oh Merlino! Ti stai davvero scusando? Forse dovrei scrivermelo- replico col tono che di solito uso quando non siamo Mary e Draco, ma Lloyd e Malfoy.
-Adesso parli anche come loro?- dice infuriato.
Faccio per rispondere ma lui non me ne dà il tempo -Senti lascia perdere, dimentachi tutta questa storia delle scuse- dice mentre comincia a scendere gli scalini per distanziarmi.
-Cosa? No! Aspetta!- dico senza poterlo evitare, non voglio che se ne vada.
Affero il suo braccio, seguendolo, mentre un altra folata di vento mi colpisce sul viso.
-Ho esagerato- ammetto.
Non si muove di un millimetro, resta fermo in silenzio dandomi la schiena come se aspettasse qualcosa.
Passano un paio di minuti senza che nessuno dei due dica una parola, le mie dita si stringono con più forza intorno al suo braccio mentre la mia testa si chiede cosa voglia che dico.
-Mi da fastidio vederti con loro, così vicini- dice facendomi quasi sussultare mentre si gira a guardarmi negli occhi. -Arriverete al punto di baciarvi?-.
-Cosa?- chiedo spiazzata.
-Sono geloso, va bene?- chiede scontroso. -Quanto pensi ti ci vorrà, passando tanto tempo con loro, per capire che c'è di meglio? Meglio di uno che nei corridoi vuoti la sera ti bacia e durante il giorno di insulta!-.
Sento i muscoli della schiena sciolgiersi alle sue parole e la presa della mia mano farsi più debole, fino a cessare completamente.
-Sono come fratelli per me, non penserei mai a loro in quel modo- dico cercando di rassicurarlo.
-E come fai a sapere che non sono loro a pensarci-.
-Draco...- dico in sussuro.
-Sei l'unica cosa che mi permette di non arrendermi...non voglio restare fermo a guardarti mentre ti allontani da me dopo aver scoperto il mostro che in realtà potrei essere- la voce suona lontana e vuota, come il suo volto inespressivo che mi nasconde dandomi di nuovo le spalle, una mano a stringere con forza la ringhiera di metallo gelido.
Mi avvicino di più cicondando il suo torace con le braccia e appogiando la testa sulla sua schiena -Arrenderti a cosa?- chiedo nel modo più dolce possibile.
-Non posso dirtelo- da qui riesco ancora a vedere la sua mano, che ora ha le nocche bianche per la tensione.
Alle sue parole mi viene in mente Harry, quando mi parlava di Voldemort e i suoi sostenitori, la sua idea che il padre di Draco sia uno di loro. Scaccio quel pensiero e mi scosto leggermente dal ragazzo biondo, pentendomi immediatamente di aver allontanato quel tepore che il suo corpo dava, mentre lui si gira.
Le sue braccia mi circondano con forza, quasi da farmi mancare il respiro prima che il suo respiro caldo mi sossurri a un orecchio -Non lasciarmi, non lo fare-.
-Va bene...-sossurro senza fiato. -Draco?...Non respiro...-.
Allenta leggermente la presa alle mie parole -So quanto suona egoistico e lo è, io sono egoista, ma tu non lasciarmi. È una bugia dire che lo faccio per te, ma probabilmente cercherei di rovinarti la vita-.
-Va bene- ripeto -Anche io sono egoista- ridacchio per spezzare la tesione sapendo benissimo che se qualcuno ci vedesse ora non potrebbe che constatare quanto sembriamo patetici. -Comunque non suona molto romantica la frase se inserisci le parole "cercherei di rovinarti la vita".
Il suono della sua risata fredda e famigliare mi rimbomba nella testa mentre le sue braccia mi lasciano andare del tutto e i suoi occhi si fissano nei miei.
-Dopo Natale- dice serio.
-Dopo Natale, cosa?- replico incuriosita prima di cominciare a scendere gli scalini con lui al seguito.
-Dopo Natale, se vuoi, possiamo dirlo- fa una brave pausa prima di chiarire -Di noi, intendo. A tutti-.
-Davvero?- chiedo con il sorriso sul volto mentre mi affianca.-Come mai dopo Natale?-.
-Dopo le vacanze non vedrò i miei genitori per molto tempo e avrò modo mi pensare a come dirglielo. Sei una Grifondoro- dice con tono ovvio.
-Non lo hai detto nemmeno a loro?- chiedo sorpresa.
-A mia madre ho accennato di una ragazza in una lettera, ma non le ho detto chi sei- il suo volto si deforma in una strana espressione -Non so se lo abbia detto a mio padre...-.
-Va bene- dico alzando le mani in segno di resa.
-Vai ad Hogsmade oggi?- chiede.
Annuisco pensando ad Hermione che si è raccomandata mille volte di non parlare con lui dell'incotro segreto, non si fida di lui per niente. -Tu?- chiedo smplicemente.
-Sì...non penso ci siano studenti oltre il primo e secondo anno che restano a scuola-.
-Io resterei-.
-Se resti tu resto anche io- dice serio guardandomi, ma con una strana luce maliziosa negli occhi.
Sento le guancie avampare -Non posso...ho promesso che sarei andata, magari la prossima volta- sorrido.
-Va bene- questa volta è lui a dirlo mentre scendiamo l'ultimo gradino.
Gli prendo le mani e appoggio le mie labbra sulla sua guancia sinistra abbandonandovi un piccolo bacio.
-Ci vediamo- faccio per salutarlo mentre mi allontano e il suo consueto ghigno si presenta.
-Vai già via? È presto, non c'è nessuno in giro-.
-Devo correre- dico come se fosse ovvio e in rimandabile.
-Okay...e posso correre anche io?- chiede.
-Vestito così?- chiedo ridendo.
Sotto la giacca dall'aria accogliente si vedono i pantaloni scuri, probilmente di un completo elegante, e le scarpe lucide.
-Scommetti che riesco a prenderti?- chiede con aria di sfida.
-E cosa vuoi scommettere?- chiedo interessata alla proposta.
Anni fa, quando i problemi con gli orfanotrofi erano appena cominciati scomettevo spesso con gli altri bambini, più cha altro per essere lasciata in pace....vincevo sempre ma loro non la smettevano mai.
-Quello che vuoi- dice ghignando. -Qualunque cosa-.
-Anche se ti dicessi che devi calarti i pantaloni e cantare a squarciagola in Sala Grande?- rido.
-Anche quello, sì- ridacchia senza perdere la sua espressione di sfida. -Ma decidiamo dopo-.
-Va bene...- dico prima di scattare velocemente il più lontano possibile.
Guadagno un bel vantaggio nei primi minuti grazie alla velocità, ma non posso fare a meno di chiedermi se è più resistente di me.

È quasi mezz'ora che corriamo qui intorno e lui non da segno di cedimento mentre le mie gambe bruciano, uno strano sapore mi riempie gola e bocca e i polmoni sembrano esplodere.
Fino ad adesso sono riuscita a mantenere uno stacco di circa tre metri ora devo chiudere la partita.
Il segnale che attendo non tarda ad arrivare e presto noto la sua espressione mutare in una smorfia di stanchezza. Non appena il suo sguardo si abbassa sulle sue gambe, che devono avergli dato segno di cedimento, faccio scattare le mie verso destra, in direzione di un alto albero.
Lo raggiungo in un attimo e salgo con un balzo sul primo ramo per poi procedere con altri sempre più alti. Sento che anche lui cerca di salire.
-Mary...- si lamenta ansimando -Non vale...-.
-Dovevi...dirlo prima- gli rispondo prima di fermarmi su uno dei rami più alti vedendolo in seria difficoltà con uno dei primi.
-Ti arrendi?- chiedo divertita. Non avevo mai visto Draco faticare, rosso in viso ed accaldato.
Sul suo viso non c'è più il ghigno di prima, ma una strana espressione quasi arrabbiata.
-Mai- ruggisce.
-Va bene- dico io riprendendo fiato comodamente seduta diversi metri sopra di lui. -Un consiglio: non mettere il piede lì...-.
La mia voce non lo raggiunge in tempo e lui rimane appeso per un solo braccio ad un ramo piuttosto spesso.
Non posso trattenere le risate -Adesso ti arrendi?- chiedo.
-Sì- dice lui lasciandosi cadere a terra un pò scocciato. Arriva perfettamente in piedi e si piega con le mani sulle ginocchia prendendo fiato. -Vieni giù da lì-.
Lentamente scendo fino a terra dove mi piego su di lui appoggindo la mia mano sulla sua spalla.
-La prossima volta di batterò- sussurra appena, lo sento solo perchè le nostre teste sono piuttosto vicine.
Non faccio in tempo a rispondere che lui alza leggermente il suo viso e affera con la mano il collo della mia maglia, avvicinando i nostri visi e stambandomi un bacio sulle labbra. Il sapore di menta mi invade la bocca e inebria la mia mente.
-Mi sei mancata...-.
Quando il suo viso si allontana dal mio torniamo ad una posizione eretta e il suo volto presenta un sorriso dai denti smaglianti.
-Cosa vuoi che faccia?- chiede appoggiando la schiena al tronco dell'albero.
Sorrido soddisfatta -Non lo so...Ti farò sapere- ridacchio voltandomi -Ci vediamo Serpeverde!- lo saluto con un altro bacio prima di dirigermi verso la scuola.
-Ciao Grifondoro- mi ragginge la sua voce ancora stanca.

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora