In trappola - Parte prima

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Con la mano chiusa a pugno colpisco con decisione due volte la terza porta a sinistra nel lungo corridoio del secondo piano, prima di lasciarla ricadere lungo il fianco.
-Chi è?- la voce di Draco dall'interno della stanza mi raggiunge facendomi sorridere. -No, lo so già, va via madre, ho detto che non voglio parlarne-.
Sempre lo stesso scontroso Serpeverde.
Appoggio le dita intorno alla maniglia, la abbasso e gli do una piccola spinta in modo che la porta si apra da sola mentre io mi appoggio con un fianco allo stipite di legno scuro.
Mantengo il silenzio aspettando la sua reazione.
Riesco a vederlo perfettamente da qui, è seduto ad una scrivania di legno scuro e mi da le spalle, ha l'aria annoiata mentre scarabocchia su una pergamena. La sua stanza non è così diversa da quella di Hogwarts, se non si guardano l'ampiezza e la disposizione dei modili, i colori che si trovano sono sempre il verde, l'argento e il marrone scuro dei mobili che riprende quello del pavimento.
-Ho detto di non entrar...- si gira improvvisamente e le parole gli muoiono in gola, i suoi occhi si spalancano e io non riesco a trattenere una risata.
Lo vedo alzarsi di scatto e raggiungermi serio. Sento le mie labbra abbandonare il sorriso, mentre le sue dita si stringono appena intorno al mio braccio trascinandomi dentro la stanza per poi affrettarsi a chiudere la porta.
Si gira lentamente e mi fissa con gli occhi sbarrati. -Cosa ci fai qui?- sembra spaventato.
D'istinto mi allontano di qualche passo, camminando all'indietro. -Scusa, ma non eri tu quello che voleva parlarmi?- abbozzo un sorriso poco convinto.
-Non qui!- dice avvicinandosi prima di stringermi a se. -È pericoloso!-.
-Mm...- mi scastro dalle sue braccia e gli sorrido prima di accarezzargli una guancia, ha sempre la pelle così fredda. -Se è per i tuoi genitori non ti devi preoccupare, è tua madre che mi ha fatto salire e non credo sospetti che io sia di Grifondoro-.
-Non puoi capire loro lo sanno già, devi andare via da qui-.
-Perchè dici così? Sono solo i tuoi genitori, cosa vuoi che mi facciano?- non riesco ad essere molto convinta delle mie parole, ma ora il mio intento e di calmare lui.
-Devi andare via...- la sua sembra essere una supplica.
-Ehm...okay- rispondo. -Ma tu cerca di calmarti, va bene? Mi stai spaventando...-.
Il suo sguardo si ferma sul mio mentre annuisce e un'istante dopo le nostre labbra si incontrano con tensione, in un bacio che non ha niente di nostro.
Sento la sua mano scendere e afferrare la mia. -Andiamo...se passiamo dalla sala e poi esci dalle cucine non dovrebbero vederti- sorride teso.
-Un attimo...ehm...questi sono per te- frugo nella borsa con la mano libera e vi estraggo i due regali che ho avvolto in una carta azzurra e bianca. Lui li prende in mano, improvvisamente curioso e inizia a tastare i pacchetti.
-Cosa sono?- domanda.
-Bolle Bollenti e una giacca di pelle...è un pò da babbani, ma credo che ti starebbe bene- sorrido amaramente.
Vedo la mia stessa espressione sul suo volto, sento la sua mano lasciare la mia e riprenderla dopo aver fatto alcuni passi ed essere tornato indietro, mi porge una piccola scatola verde scuro. Lo apro senza dare a Draco il tempo di trascinarmi fuori dalla stanza, è un bracciale argentato molto semplice con incastonata quatto pietre, quelle più esterne verdi e le altre due rosse.
-È bellissimo- cerco di sorridergli dopo averlo fatto scivolare nella borsa.
Le sue labbra si posano sulle mie in un bacio simile al precedente e non appena ci separiamo i nostri piedi si muovono verso il corridoio.
-Credo non ti piacerà più quando scoprirai cos'è la mia famiglia, e di conseguenza cosa sarò io...- sussurra mentre ci avviciniamo alle scale.
Osservo da dietro la sua camicia verde scuro accuratamente infilata nei pantaloni e sento la sua mano tremare mentre è stretta alla mia.
-Non dire così...se la tua famiglia è così tremenda come dici, tu non puoi che migliorare- sussurro di rimando.
I suoi capelli biondi ondeggiano appena mentre scuote la testa. -Non puoi capire-.
-Prova a spiegarmelo- siamo quasi infondo alle scale.
-Non posso- la sua voce suona più fredda di prima mentre si guarda intorno preoccupato.
Passa qualche istante di silenzio.
Perchè non me lo può dire?
"Per lo stesso motivo per cui tu non puoi dirgli dei sogni sul Signor Weasley, forse?" mi risponde la coscenza.
-Okay...- il suo sussurro mi riporta alla realta mentre sceso l'ultimo gradino svoltiamo a destra. -Ricordi quando il professor Piton voleva convincermi, per conto dei miei genitori a conoscere una ragazza ad Hogwarts?-.
Annuisco abbastanza forte perchè lui possa sentirmi.
Si volta a guardarmi un' istante, i suoi occhi grigi sono pieni di tristezza, e mi ricordano il sogno, esattamente come se la scena si stesse proponendo realmente.
-Ho parlato con loro di questo...e...eri tu- la sua espressione si deforma.
Cosa?
-Perchè?- domando.
Scuote la testa voltandosi e iniziando a guidarmi verso una grande porta lavorata.
Non vuole dirmelo?
Non può farlo?
Non lo sa?
Devo uscire da questo posto ora...sento la pelle d'oca che mi si forma sulle braccia e sulle gambe, i brividi lungo la schiena e uno strano mal di testa.
La madre di Malfoy sapeva esattamente chi ero mentre apriva la porta e mi lasciava entrare...e poi la chiudeva a chiave...
-Mi dispiace Mary...se lo avessi saputo ti avrei tenuto lontano da me...- sussura quasi imbarazzato.
Punto i piedi e lo blocco. -Hey, non dire così, è colpa mia, non sarei dovuta venire...-.
Scuote la testa e torna più serio. -Siamo quasi arrivati, questa...- indica la porta. -È la sala, da qui si arriva alle cucine, ci potrbbero essere degli elfi domestici, ma non saranno un problema...-.
-Okay...- mi limito a dire.
Draco apre la porta con le mani tremanti ed entriamo nell'ampia stanza completamente immersa nell'oscurità.
-Santo cielo! È buio pesto qui dentro- sussurro.
-Non usiamo spesso que...- le parole di Draco vengono interrotte dal rumore che emette la serratura mentre si chiude alle nostre spalle.
La stanza viene improvvisamente sommersa di luce che mi costringe a coprirmi gli occhi con le braccia, visto che avevano appena iniziato ad abituarsi alla scarsa luce. Sento la borsa scivolare dalla mia spalla e finire a terra, ma non me ne curo.
-Ma che diam...-inizio a dire prima di accorgermi che non siamo soli.
La Signora Malfoy è in piedi di fianco ad una poltrona che è situata tra noi e la piccola porta che credo sia della cucina. Sulla poltrona nera è seduto un'uomo dai tratti spigolosi sui quarant'anni, i capelli lunghi e biondissimi legati in una coda e gli occhi freddi e grigi puntati su di me con curiosità e divertimento. Ma, purtroppo, non è la prima volta che lo incontro.
Ricordo benissimo la sua espressione al negozio di Olivander, come è mutata quando si è accorto chi ero.
-Salve- la sua voce di ghiaccio, cauta ma pungente, mi riporta indietro nel tempo e nei sogni.
Il frutteto.
L'uomo mascherato di ossa, con gli occhi grigi dei miei incubi.

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora