Sono stati loro

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I palmi delle mie mani colpiscono il pavimento freddo graffiandosi.
Impreco a denti stretti, lo ho di nuovo pilotato.
-Modera i termini- ringhia Piton.
-Mi scusi, Signore- mi limito a dire. Non posso fare a meno di scusarmi ogni volta che finisco per selezionare i ricordi, è più forte di me. Da quando l'orribile uomo che mi è davanti mi ha evitato il grosso problema di dover finire in infermeria, sento di dovergli dimostrare che posso essere autosufficiente, e cavarmela da sola.
-Non voglio le tue scuse, voglio qualcosa di concreto. Ora alzati e riprova- mi dice irato.
Deglutisco e torno in piedi nel piccolo ufficio semi buio dei sotterranei, fronteggiandolo. Harry se n'è andato almeno mezzora fa, il Professor Piton gli ha detto che era inutile continuare e di tornare in Sala Comune, con me ha invece detto di voler insistere oggi.
-Se continuerai così, a lungo andare ti spezzerai e perderai il controllo- sibila più calmo. -L'insulso vizio che hai sviluppato nell'indirizzare l'ipotetico invasore verso alcuni ricordi, ti fa consumare energie che impiegheresti meglio se cercassi di bloccare completamente l'incantesimo, invece che accoglierlo e pilotarlo- alza gradualmente il tono.
Annuisco e cerco di svuotare la mente chiudendo gli occhi e concentrandomi, devo mantenere la calma e non arrabbiarmi, ultimamente ho perso la calma troppo spesso. È come se la magia mi avesse cambiata, in meglio o in peggio non lo so dire, ma mi faccio coinvolgere troppo dagli altri.
-Okay- tenta di calmarsi. -Ancora, al tre. Uno...due...tre. Legilimens!-.
Sento la presenza del Professore che tenta di forzare la mia mente e da subito la respingo, ma lui è molto più forte e lentamente ricrea la pressione di un istante prima e la accentua. Non credevo fosse così forte, devo far passare qualcosa.
...Una lunga fila di formiche marcia, senza sosta, sul tronco di un'albero illuminato dai forti raggi del sole di metà luglio...
La pressione sulla mia mente diminuisce, è come se lo impegnassi.
...Il ronzio di uno sciame d'api mi riempe la testa, molte di loro volano agitate intorno all'alveare che hanno costruito sotto il davanzale della finestra nella mia camera...
Le ginocchia picchiano a terra e io mi ritrovo nuovamente carponi sul pavimento, il fiato corto e i capelli scompigliati. La voce frustrata del Professore riempie la stanza, ma prima che possa distinguere le sue parole, o vedere ciò che mi circonda, avverto l'impulso di vomitare e stringo con forza le braccia sullo stomaco.
La sensazione scompare in fretta e i miei occhi riescono di nuovo a mettere a fuoco quel poco che si vede della stanza.
Il Professore si muove in modo agitato. -Ancora! Quando la tua mente si spezzerà, allora, forse ti renderai conto della gravità del tuo vizio!-.
È veramente infuriato.
Evito di aprire la bocca, per risparmiarmi eventuali nausee e vedo Piton avvicinarsi. Quando alzo lo sguardo sul Professore sono ancora a terra, ma lui punta già la sua bacchetta su di me. Prima che possa muovere un qualsiasi muscolo lui sibila l'incantesimo. -Legilimens!-.
La pressione sulla mia mente è sempre più forte e mi impedisce di pensare, sento alcuni gemiti di dolore sfuggire dalle mie labbra prima che il buio mi avvolga e io mi abbandoni completamente, senza poter resistere o intervenire in alcun modo, vedo frammenti della mia vita uscire allo scoperto.

-No!- grido, sono arrabbiata ma sto anche tremando dal terrore.
Sono appoggiata alla porta ingiallita della mia stanza, spingendo con tutta la mia forza per tenerla chiusa ed evitare che le istitutrici entrino. La mia immagine si riflette in un vecchio specchio rotto e macchiato, mostrando il mio volto rigato dalle lacrime, e le braccia livide.
I frammenti di specchio riflettono una bambina di dieci anni. Dieci anni di vita che secondo qualcuno sono troppi.

...

-Mostro!- mi urla contro un bambino dai capelli scuri e lunghi che mi supera di almeno quindici centimetri.
-Non sono un mostro!- tento di difendermi urlando io, qualcosa o qualcuno mi tiene ferma per le braccia.

...

-Mostro...- sussurra un bambino arrogante circondato da un paio di amichetti.
La luce trema appena e i vetri della casa diroccata in cui mi sono rifugiata, in cerca di tranquillità, vibrano.
-Bella scoperta moccioso- sussurro alzandomi, sono molto più alta del bambinetto che ora non vede l'ora di scappare.
Odio i bambini.
Un vetro esplode mentre il moccioso grida terrorizzato.

...

Il sapore di menta invade la mia bocca mentre Draco mi bacia con impazienza. È qualche giorno che ormai non ci vediamo da soli. Quando stringo la mano in mezzo ai capelli biondo platino li sento ancora umidi, il Serpeverde e rientrato da pochissimo nella sua stanza dopo la consueta doccia post allenamento.
Draco e io siamo stesi sul letto, lui mi sovrasta stringendomi tra le sue braccia e tenendo le sue labbra sulle mie. Alcune gocce, ormai fredde, colpiscono la pelle del mio collo e quella sulle clavicole facendomi rabbrividire.
La sua mano destra scivola lentamente sotto la camicia bianca che ancora indosso e lentamente risale, il suo tocco freddo mi fa venire la pelle d'oca, e quando le sue dita sfiorano le mie costole sobbalzo e con uno scatto della mano blocco il suo braccio stringendogli il polso e spingendolo più in basso, il contatto tra le nostre labbra termina e i suoi occhi si fissano con confusione nei miei.
-No- sussurro appena, non voglio che senta le ossa sotto lo strato sottile che è ora la mia pelle. -Non...-.
-Va bene- si limita a dire, con un'espressione seria e la voce gentile, prima di riunire le sue labbra alle mie.

...

Se davvero loro ne sapessero di più.
Osservo distrattamente i miei amici mentre pranzano e discutono animatamente nella Sala Grande, i tavoli sono imbanditi e assaltati da decine e decine di studenti Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde.
Amici...sono realmente amici miei? Siamo i "buoni"? O sono forse dalla parte "sbagliata"? Come posso esserci? Non sono stati loro a squarciare la mia schiena con un coltello...
Incrocio per un'istante lo sguardo di Ginny, sembra arrabbiata, ma non posso esserne sicura perchè si è già voltata...
Non avrebbe nemmeno tutti i torti, infondo li ho, come dire?...Traditi? Sapevo bene che Draco era una delle persone di cui si fidano meno in tutta Hogwarts, e nonostante questo sono andata dritta per la mia strada.
-Andiamo- dice Harry riportandomi alla realtà.
Non ho toccato cibo.

...

La mia vista è leggermente sfocata ma comunque in grado di farmi distinguere colori, volti e oggetti. Mi sento incredibilmente piccola...e la sono.
Distesa di schiena in una piccola culla mi muovo lentamente cercando qualcosa che non c'è, l'unica cosa che posso vedere è il soffitto dell'ospedale, completamente bianco.
I suoni sembrano lontani ma mi permettono di percepire il pianto di un bambino, unito a quello più sommesso di un'uomo e una donna. Il lamento si fa lentamente più forte riempiendomi la testa e scavandomi dentro, lasciando dietro se una sensazione terrificante che mi fa urlare e scalciare.
Un' uomo dai capelli corti e bianchi si avvicina a me, e con incredibile facilità mi solleva. I suoi vestiti sono verdi come i suoi occhi che mi osservano prima che le sue labbra si pieghino in un sorriso buono e sincero.
-Non piangere- lo sento dire in un soffio, ma la cosa non aiuta affatto.
Il grido improvviso di una donna mi spaventa, attirando la mia attenzione. -La porti via! Subito! Non la voglio vedere!-.
Parla di me?
Ora piango più forte.
Il mio viso si ritrova rivolto alla fonte della voce. Una donna dai capelli rossi e seduta a letto e tiene stretto un piccolo neonato dai capelli scuri, le sue spalle tremano mentre e scossa da piccoli sighiozzi coperti dal pianto del bambino. Vicino a lei c'è un uomo che nasconde il viso nei suoi capelli, anche se non basta a celare la sua espressione contratta.

Il viso di Piton si delinea lentamente davanti al mio volto, ma improvvisamente la mie gambe cedono, battendo con forza sul pavimento di pietra.
Quando mi sono alzata?
-Lloyd?- mi raggiunge la voce lontana di Piton, mentre il mio corpo scivola a terra e i miei occhi si spengono sotto le palpebre sempre più pesanti.
Non è stata la morte dei miei genitori la causa di anni di sofferenze. Sono stati loro.

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora