Tratti

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Inciampo nelle mie stesse gambe, nell'esatto istante in cui i miei piedi toccano terra nella Sala di Ingresso del grande castello, istintivamente chiudo gli occhi, preparandomi all'impatto col terreno.
Qualcosa, però, mi trattiene e quando riapro gli occhi il pavimento è a poche spanne dal mio viso, sembra allontanarsi sempre di più. Sentendo di nuovo la terra sotto i miei piedi, ma le ginocchia molli, stringo le vesti della figura nera che mi sorregge in modo compulsivo e goffo, lasciando che la Profezia scivoli dalle mie mani. Fortunata il rumore di vetri infranti non si crea, ma solo un leggero tintinnio.
Sollevo lo sguardo fissandolo in quello del Professor Piton, o provando a fermarlo, il mio corpo trema e improvissamente sento freddo. L'uomo si porta il mio braccio destro intorno al collo e facendo leva sulle gambe mi convince ad iniziare una lenta camminata verso l'infermeria. -Forza- dice la sua voce fredda quando le mie gambe cedono dopo pochi passi, non è di grande incoraggiamento restando così pacato, ma almeno non ha iniziato a borbottare.
-Perchè fa tanto freddo qui?- dico io, la voce rotta da tremolii involontari risuona come quella di un piccolo animale indifeso.
-La temperatura è nella norma- dice pacato, chinandosi appenna per raccogliere la sfera di vetro evitando di farmi cadere. -È la tua temperatura ad essere aumentata- si lascia scivolare la Profezia spenta in una tasca.
-Quella...quella...è mia- dico in un soffio, camminando ancora.
-Non ci pensare adesso- fa serio, ignorando le mie proteste.
-Ma...- tento di dire, insensatamente attaccata ad un oggetto ormai inutile.
-Fai silenzio- scatta l'uomo, ma non c'è traccia di cattiveria nella sua voce. -Se parli starai peggio-.
-Mi sembra una...scusa- dico a fatica, ma poi lo ascolto e faccio silenzio, continuando ad arrancare per il corridoio.

-Io...- le mie ginocchia si piegano, colpendo il pavimento e costringendo l'uomo a inginocchiarsi per restare in equilibrio.
-Forza- dice con più rabbia rispetto a prima, costringendomi a tornare in piedi con uno strattone poco delicato. -Un paio di corridoi-.
-Basta...- la mia voce si lamenta, uscendo solo come un sussurro, ma riprendo a camminare.
Sembro una bambina...
Sto mostrando il mio punto vulnerabile all'uomo che ha ignorato le nostre richieste di aiuto.
Mi sto esponendo davanti alla persona sbagliata?
Lui ci ha ignorato la richiesta di aiuto che gli abbiamo fattto.
"Magari vuole rimediare ora".
Magari vuole fare in modo che peggiori.
"Non lo farebbe, vuole aiutarti".
Non è il tipo.
"Non lo conosci veramente".

L'ultima cosa che ricordo? I volti preoccupati della McGranitt e di Madama Chips, lo sguardo serio e apatico di Piton mentre mi guarda, fissavo quei due pozzi neri e profondi che l'uomo ha al posto degli occhi. "Bevilo, tutto. Così potrai dormire." sono le parole che ripeteva, non so quante volte lo ha detto prima che capissi cosa mi chiedeva di fare. La mia mente era distrutta.
Li ho visti girarmi intorno mentre mi addormentavo e ho sentito i tagli bruciare, mentre l'odore di pozioni si faceva più forte, le loro voci più lontane e i miei occhi si chiudevano.
Ora, con gli occhi socchiusi, che minacciano di chiudersi da un momento all'altro, vedo l'uomo seduto accanto a me, assorto nella lettura di un piccolo libro, la postura scomposta e lo sguardo stanco. Passa una mano sul viso stropicciando gli occhi per poi voltare pagina, colpito dalla luce del sole, mentre i miei occhi si richiudono e rimangono solo i suoni.
Un fruscio.
-Severus, sarebbe meglio se ti riposassi- dice una voce poco familiare.
Dopo un sospiro la voce dell'uomo è fredda come al solito. -No, Albus la ha affidata alla mia supervisione. Fino a quando lo riterrò necessario rimarò qui-.
-Come vuoi- dice gentilmente la donna. -Cerca almeno di riposare-.
-Certo...-fa l'uomo stanco.
-Severus, ancora una cosa- fa una pausa la donna. -Chiedono di poterla vedere...-,
-No- scatta lui. -La sveglieranno- abbassa subito il tono della voce, riducendola ad un sussurro. -Deve riposare- il suo tono si ammorbidisce.
-Cosa posso dirgli?-.
-Ciò che ti ho detto...riposare...inizierebbe a fare domande...dev...un completo recupero- la sua voce si perde lentamente.

Un bisbiglio convince la mia mente ad uscire dal dolce torpore del sonno, e le mie orecchie si attivano cogliendo le parole che vengono mormorate.
-Non dovresti essere qui- dice la prima voce.
-Lo so- fa la seconda, più giovanile. -Non potevo resistere-.
-Questa cosa tra di voi non dovrebbe esserci- torna a parlare la voce più matura. -È pericolosa per entrambi, sai cosa è successo la scorsa notte? Tuo padr...-.
-Certo che lo so- sbotta l'altro.
-Parla piano- risuona la minaccia a denti stretti.
-So come la pensi rigurdo a noi due, Severus- torna il mormorio. -Non mi interessa-.
-Draco, cerca di...-.
-No, è inutile, non sprecare tempo- sospira solleticando il mio braccio, che risponde al contatto piacevole con la pelle d'oca.
-Dovresti andare, è notte fonda, Draco- fa l'uomo, con una punta di preoccupazione. -Va a letto-.
-Voglio essere sicuro che starà bene...-.
-Ti dirò se si sveglierà- fa l'uomo.
-Va bene- si arrende il giovane, prima che il suono dei suoi passi non riescheggi insieme ad un sospiro dell'uomo. -Come ti è sembrata?-.
-Distrutta- è la risposta secca dell'uomo. -Sarà complicato...-.
Lo stridio della tenda torna per due volte.
Silenzio.

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora