Rivelazioni - Parte prima

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Respiro profondamente stesa sul duro materasso dell'infermeria.
"Devi calmarti".
Lo so.
Premo le mani sugli occhi quando i primi raggi di sole irrompono nella stanza. Non ho più dormito.
Non entrerà mai più.
Devo ricordare di svuotare la mente ogni giorno prima di addormentarmi, come ha detto Piton.
Devo prendere più sul serio le sue lezioni.
Mi sollevo sulle braccia mettendomi a sedere e stiro la schiena. Anche quando tra poco incontrerò gli altri dovrò rimanere calma. Anche io ho nascosto loro delle cose, e probabilmente hanno riflettuto molto su ciò che era il caso di dirmi.
Le mie dita si muovono automaticamente verso la chiave di ferro e ne tracciano con cura l'intero contorno.
Qualcosa in più su di loro lo devo sapere in fin dei conti, nonostante ciò che mi hanno fatto.

Sento la gola secca, mentre migliaia di domande mi affollano la mente sperando di trovare l'ordine giusto in cui uscire.
-Qualsiasi cosa?- domando seduta davanti alla scrivania di Silente.
L'uomo dalla lunga e folta barba bianca accenna un sorriso e annuisce col capo in un gesto rassiurante.
La stanza in cui mi trovo è più affollata rispetto all'ultima volta : il Professor Silente è fermo in piedi oltre la sua grande scrivania e mi osserva attraverso i piccoli occhiali a mezza luna, la Professoressa McGranitt lo affianca con la solita posizione rigida e composta, il Professor Piton è qualche metro alle mie spalle rintanato nell'unico punto dell'ufficio leggermente più in ombra, alla mia destra sono raggruppati Harry, Ron, Hermione, Fred, George e Ginny, mentre a sinistra si sono radunati altri membri dell'Ordine come Lupin, Moody e Tonks che a quanto dicono non resteranno a lungo.
Stringo le gambe al petto appoggiando i piedi sulla sedia di legno e sospiro sommessamente. Le mie labbra si aprono per parlare ma si serrano di nuovo, "Chi sono i miei genitori?" volevo chiedere, ma non va bene. Quella domanda mi farebbe sembrare più interessata di quel che voglio mostrare.
Perchè non me lo avete detto?
No.
C'era un'altro bambino, chi è? È morto?
No, non va bene così.
Socchiudo le labbra e finalmento scelgo una domanda, forse non la migliore. -Loro, i miei genitori, sono morti, vero?- la mia voce suona decisa. Sono abbastanza sicura sulla risposta, ma credo sia meglio non rischiare.
L'espresssione della maggior parte dei presenti che riesco a vedere cambia appena, sembrano sorpresi.
-Perchè se non è così, non li voglio assolutamente vedere- dico in fretta.
-No, Mary, i tuoi genitori sono deceduti. Molti anni fa- risponde Silente con calma.
-Bene- sussurro impercettibilmente, in modo che nessuno possa sentirmi. -Voldemort sa veramente chi sono? È vero che è stato lui ad ucciderli?-.
Sento alcuni bisbigli dopo le mie parole ma decido di ignorarli come fa il Preside.
-Per molto tempo abbiamo sperato non fosse così, ma ormai temiamo di non poterlo più dire. Sinceramente, Mary, non credevo che avrebbe reagito in questo modo. Pensavo ti avrebbe ucciso alla prima occasione, ma invece lasciarti in vita è stata solo una sua scelta- punta gli occhi azzurri nei miei. -Sai che avrebbe potuto farlo, non è vero?-.
-Sì- dico in un soffio. -Perchè non lo ha fatto?-.
-Direi che ha visto nella sua decisione la possibilità di trarne un grande vantaggio, rispetto all'aucciderti-.
Abbasso gli occhi e tento di ricordare l'incontro con ho avuto con Voldemort a villa Malfoy.

Punto il mio sguardo nel suo e sento la rabbia attraversarmi carne e ossa.
-Sono sicuro che presto o tardi sarai tu a venire da me- dice con voce tranquilla. -Siamo più simili di quanto immagini, e i tuoi poteri sono più forti di ciò che credi- sembra soddisfatto.

-I tuoi poteri sono più forti di ciò che credi...-dico quasi senza rendermene conto prima di ritrovare gli occhi di Silente, attenti a ogni mio movimento. -Lo ha detto lui...-.
Il Preside annuisce prima di parlare. -Hai potuto notare tu stassa che la tua magia non smette di crescere- accenna un sorriso. -Altre domande?-.
-Certo, qual'era il nome di mio padre?- infondo quello di mia madre già lo conosco. Le mie dita corrono automaticamente alla chiave in ferro che ho sempre al collo.
Lloyd.
-Su questo punto credo sia necessario chiarire una cosa- sorride ancora, come se quel gesto mi aiutasse a stare tranquilla. -Il nome di tua madre non era Lloyd, quel nome apparteneva ad alcuni componenti della famiglia di tua padre, di cui ormai tu e tuo fratello siete gli ultimi discendenti ancora in vita...-.
Cosa?- non possso fare a meno di saltare in piedi. -Aspetti, mio fratello è ancora vivo? Come si chiama? Dov'è?- parlo velocemente mangiandomi le parole.
-Ogni risposta a tempo debito, Mary. Ora, ti prego, siedi- con una mano mi indica la sedia che ho appena lasciato e io, nonostante la cosa non mi entusiasmi affatto, torno a sedermi con un movimento meccanico.
-C'è stato chiesto dai tuoi genitori di farti riconoscere la tua famiglia con quel nome, così che se un giorno ti avessimo trovato, e lui fosse riuscito a ritracciarti, avrebbe almeno impiegato più tempo ed energie a raggiungerti, certo, si sperava non si sarebbe arrivati a tal punto- fa una breve pausa. -I tuoi genitori hanno deciso di darti in adozione per nasconderti a lui, ma non appena è stato fatto le tue tracce si sono perse, almeno fino a quest'estate quando sei stata trovata per caso da un mangiamorte. A quel punto la notizia della tua ricomparsa è girata in fretta e grazie ad un'importante informatore siamo riusciti a raggiungerti prima di Voldemort, se così non fosse successo probabilmente ora combatteresti per altri ideali- un'altra pausa. -Tuo fratello avrebbe dovuto seguirti all'orfanotrofio, in modo che una volta finita la guerra avrebbero potuto recuperarvi, ma qualcosa è andato storto e vi siete separati, lui è rimasto con loro e tu sei stata mandata in un Istituto, e quando loro sono morti e Voldemort è caduto tu eri già scomparsa. Nessuno ha mai portato a termine la tua adozione anche per questo, Mary. Un incantesimo impediva a chiunque di farlo, facendo incorrere gli interessati in ostacoli o la completa rimozione del ricordo in cui ti incontravano...-.
-Perchè non me lo avete detto prima? Avevate tutte le risposte della mia vita e mi avete mentito- interrompo il Preside e mi accorgo all'istante di essermi agitata e aver alzato troppo la voce. Faccio un respiro profondo e riprendo a parlare con più calma.-Questa...- stringo tra le dita la chiave che porto al collo. -Può usarla anche qualcun'altro giusto?-.
-Sì- risponde Silente.
-Ed è ancora vivo chi può farlo?-.
Il Preside conferma ancora.
L'idea di avere un fratello...un gemello, non ne conosco il motivo, ma mi da una sorta di...piacere?...i problemi per un attimo scompaiono.
-Lo conosco?-.
Anche questa volta la risposta è affermativa.
Il sangue si tramuta in ghiaccio. In tutto questo tempo possiamo aver parlato, magari esserci odiati, e io non ho mai saputo nulla...
Le mie gambe si raddrizzano inconsapevolmente mentre gli occhi passano in rassegna tutti i volti presenti. -Chi è?- le parole sono quasi inudibili, ma so bene che tutti le hanno colte.

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora