Lacrime amare

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La cena di questa sera, almeno per me, è stata incredibilmente imbarazzante e non ho potuto fare a meno di notare alcune occhiate titubanti nei miei confronti. Ho cercato di tenere gli occhi fissi sul mio piatto la maggior parte del tempo, non ho riso alle poche battute dei gemelli, seduti piuttosto lontani da me, e non ho partecipato a nessuna delle conversazioni limitandomi ad alzare le spalle, scuotere la testa o annuire quando mi veniva chiesto qualcosa. Il dolore alla schiena è diventato insopportabile verso la fine del pasto, e quando la Signora Weasley mi è passata vicino, sfiorandomi, ho impiegato tutta la mia forza di volontà per non lamentarmi.
Guardo per qualche istante le pastiglie che giaciono sulla mia mano prima di lasciarmele scivolare in bocca e ingoiarle con l'aiuto di un pò d'acqua, bevuta dal lavandino del solito bagno.
Torno a guardare la mia immagine che si riflette nello specchio e noto che la mia pelle ha un colorito sempre più chiaro che mi ricorda quello di Malfoy. Improvvisamente la mia testa viene assalita da immagini di noi...quando eravamo insieme, quando i nostri occhi si trovavano con complicità anche in mezzo ad altri mille, quando mi sorrideva e quando mi baciava.
Torno alla realtà con qualcosa di bagnato che mi percorre entrambe le guance e improvvisamente mi assale la rabbia, tento di scacciare le lacrime premendo con forza i palmi delle mani prima sulle guancie e poi sugli occhi, ma non cambia nulla.
Il mio riflesso piange ancora.
Con un movimento rapido mi sposto da davanti allo specchio e faccio dei respiri profondi prima di colpirmi la fronte con una mano. -Smettila!- mi dico arrabbiata, ma ancora nulla.
Indietreggio fino a toccare la porta con le spalle e sentire una fitta dolorosa con cui sobbalzo lasciandomi sfuggire un sighiozzo.
Come ha potuto abbandonarmi?
Ritorno a respirare profondamente, soddisfatta di essere almeno riuscita ad evitare altri rumorosi singhiozzi e lentamente apro la porta, spiando la mia stanza, da cui le voce divertite di Ginny ed Hermione si sentono appena.
Sono ancora sveglie e quindi non posso tornare, non devono vedermi così, ma se resterò qui ancora a lungo si insospettiranno. Mi tengono sempre tutti d'occhio e quando sono da sola qualcuno passa, ovviamente per semplice casualità, a controllarmi.
Gli unici che forse posso accettare mi vedano in questo stato sono i gemelli, ma loro sono certa che mi odiano ora.
Un'altra lacrima mi attraversa il viso e io mi riscuoto, magari li posso convincere a farmi entrare e riuscirò a calmarmi senza che nessun'altro mi veda piangere.
Butto un'ultima occhiata alla mia stanza e poi sgattaiolo in fretta verso le scale che prendo per arrivare al piano in cui è situata la camera dei gemelli. Respiro solevvata che non ci sia nessuno in giro e mi avvicino alla loro porta titubante, prima di battere due colpi forse con troppa forza.
-Arrivo- dice uno dei due da dentro.
Il nuovo tentativo che faccio per scacciare le lacrime è ancora vano, quindi decido definitivamente di smettere di provarci.
La porta si apre lentamente mostrando la figura di George, a qualche metro da lui c'è anche il gemello.
Socchiude appena la bocca alla mia vista ed emette un piccolo verso strozzato nella sopresa di trovarmi lì, e anche Fred lo raggiunge guardandomi.
Io apro la bocca, ma mi fermo all'istante...cosa dire?
-Mi...mi dispiace- mi sono sentita stupida ancora prima di pensare queste due parole.
Fred sembra pensieroso, ma George mi stringe subito trascinandomi dentro la stanza e chiudendo la porta. Gli antidolorifici non hanno ancora fatto effetto e le braccia del rosso mi causano fitte tremende, non riesco a trattenere più nulla e piango più forte sentendomi una stupida bambina che fa i capricci. I singhiozzi ritornano, l'aria sembra non bastare e le mie mani iniziano a stringere con forza il maglione di George.
-Mi...dispiace...mi...mi dispiace...mi dispiace...- continua stupidamente a ripetere.
Sento la mano di Fred posarsi sulla mia testa e accarezzare i miei lunghi capelli mentre il gemello non pensa nemmeno per un'istante a lasciarmi andare, entrambi iniziano a creare piccoli sibili alternati dalla parole "Va tutto bene", o "Non è colpa tua", o ancora "Ci siamo noi ora".

É più di venti minuti che piango tra le braccia dei gemelli e lentamente le lacrime si stanno esaurendo. Siamo distesi nel letto e come al solito mi ritrovo al centro.
-Era davvero gentile con te?- chiede improvvisamente Fred.
La domanda mi lascia un pò sorpresa ma annuisco senza aggiungere altro e lo sento avvicinarsi per depositarmi un bacio sulla guancia.
-Non ti lascieremo più da sola- mi promette. -Non riuscirà più ad avvicinarsi a te, non potrà più farti questo-.
-Grazie- riesco a biascicare, anche se non sono sicura sia ciò che voglio. -Io...io...pensavo mi amasse- ammetto. -E anche io...credevo...di provare lo stesso per lui-.
-Lo so- mi dice, poi mi lascia un'altro bacio e si alza. -Torno subito-.
Annuisco.
Con un schiocco scompare.
Mi rigiro nel letto dando la schiena a George e trovandomi davanti al posto lasciato vuoto da Fred, quando le braccia del primo mi circondano da dietro e la sua testa si appoggia alla mia schiena che, grazie alle pillole, ora non mi provoca più dolore.
Fred torna dopo poco, varcando la porta della stanza con un sonoro sbadiglio e lasciando che la porta si richiuda con una leggera spinta.
-Dove sei stato?- domanda il gemello senza lasciarmi andare.
-Ho detto a Ginny ed Hermione che Mary si fermava qui, e di non ficcare il naso- sospira buttandosi sul letto a peso morto. -Forse è meglio dormire adesso, buona notte- il suo tono non ammette repliche, e detto questo spegne la luce con un colpo di bacchetta muto, si rigira imitando il gemello e avvolgendomi anche lui nelle sue braccia.
-Buona notte- sussurriamo io e George all'unisono.

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora