Risveglio

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Socchiudo gli occhi sentendo la testa bruciare e subito li richiudo accecata dalla forte luce giallastra. Un debole lamento lascia le mie labbra senza che io possa impedirlo e all'istante un'ombra si proietta su di me, riducendo la forza della luce che preme sulle mie palpebre.
Lascio di nuovo che le ciglia si sollevino, i miei occhi incontrano i volti di Madama Chips e quello del Professor Piton. La prima ha un'espressione preoccupata, mentre l'uomo è impassibile come al solito.
-Ci penso io- dice a denti stretti Piton, prima che la piccola donna annuisca e scompaia, muovendo con un suono stridulo il separatore tra il mio letto e gli altri. Sono stesa su delle lenzuola bianche e semplici in infermeria, c'è un forte odore di medicine e pozioni curative. Arriccio appena il naso e lentamente mi metto a sedere ignorando la forte emicrania.
Cosa ci faccio in infermeria?
-Cosa è successo?- domando senza pensare che sto parlando col Professore di Pozioni.
I suoi occhi si muovono velocemente su di me prima che si decida a parlare. -La tua mente si è spezzata dopo l'ennesimo sforzo per respingermi nel modo scorretto- ha un ghigno appena accennato sul volto. -Hai riportato danni lievi, poteva andare molto peggio. La cosa ti deve essere sfuggita, nemmeno per me è stato possibile rompere il contatto...fino a che la tua mente non si è arresa completamente, dopo quel...ricordo- ora è serio e attende una mia reazione.
Che ricordo?
Concentrati Mary...cos'è successo esattamente?
Ricordo il professore impiedi davanti a me, che mi punta la bacchetta contro e pronuncia l'incantesimo, senza darmi il tempo di riprendermi.
Ricordo la sorpresa nel costatre quanto potesse essere forte quest'uomo.
Ricordo la paura di quando ero piccola e scappavo dalle punizioni, con l'unico risultato di peggiorare la situazione ogni volta.
Ricordo i bambini che mi chiamavano mostro.
Ricordo le labbra di Malfoy, morbide e fresche, premute sulle mie.
Sento le guancie avampare e i miei occhi corrono subito sul lenzuolo chiaro che mi copre dalla vita in giù, cercano una qualsiasi cosa che impedisca di guardare il Professore.
Sono sicura ci fosse altro.
Ricordo il volto della donna dai capelli rossi. È il primo rifiuto delle mia vita. La bugia più grande che mi sia mai stata detta.
Quella donna era mia madre, e mi ha odiato dal mio primo respiro. O forse anche da prima.
-Lloyd? Lloyd, mi stai ascoltando?- la voce fredda di Piton mi squote dal mio torpore. -Ricordi ciò che hai visto?- chiede serio e pronto a far esplodere la sua rabbia.
Annuisco prima di guardarlo, facendo scattare i miei occhi nei suoi, dove le iridi e le pupille si confondono. -Ricordo ogni cosa- i miei pugni si stringono istintivamente sul lenzuolo bianco, sento il sangue ribollire nelle vene e una scarica di adrenalina che mi fa scattare improvvisamente. -Perchè non me lo avete detto? Voi lo sapevate!- tiro malamente il lenzuolo e balzo giù dal letto. Sento le gambe cedere, ma con un piccolo sforzo riesco a mantenere l'ecquilibrio. -Voi lo sapevate?- suona più come una domanda questa volta, il mio tono è alto e le mani sono protese in avanti, verso il Professore di Pozioni, incapaci di trovare il loro posto optano per restare aperte a mezz'aria.
Sobbalzo quando il paravento, coperto da un tessuto bianco, viene tirato in modo deciso e l'aria si riempe di un rumore acuto e stridulo.
La figura che si rivela oltre il tessuto bianco è quella di Silente, l'espressione attenta e seria, ma gentile.
Sento i miei occhi sgranarsi e le gambe tremare appena sotto il mio peso, ma la rabbia che ho dentro non accenna a diminuire davanti agli occhi del Preside, che infondono una sorta di tranquillità.
-Lo sapeva, non è vero? I miei genitori mi hanno condannata volontariamente a una vita orribile...e io per tutto questo tempo ho pensato...come...come...una stupida bambina che non fosse colpa loro!- inveisco contro l'uomo. -Mi hanno cacciata senza nemmeno avere il coraggio di guardarmi in faccia e io li ho sempre difesi, non ho mai creduto a tutti quelli che mi dicevano che mi avevano abbandonata perchè mi odiavano-.
Quando parla la voce di Silente è calma. -I tuoi genitori sono morti per proteggerti, e ti hanno data in adozione per la stessa ragione...-.
-Non cerchi di raccontarmi una favola, Signore, non mi sono mai piaciute, il lieto fine non esiste. Non sono più una bambina...e anzi, credo di non esserla mai stata...- lo interrompo, e anche se il mio tono è più basso la rabbia che c'è in me non fa che cresce.
-Riposati Mary, credo che domani sarà più semplice chiarire ogni domanda che solleverai sulla questione- dice con voce tranquilla l'uomo.Con una mano delicata sfiora la mia spalla come a volermi indirizzare verso il letto.
No! Non toccarmi, non trattarmi da bambina.
Scaccio la mano del Preside con un movimento irritato di cui mi pento immediatamente, ma ormai è troppo tardi. -No! Non voglio parlarne domani! Voglio farlo ora! Perchè non me lo ha detto? Ha avuto l'occasione di farlo tante di quelle volte che...-. L'espressione dell'uomo di indurisce.
Come ho potuto fidarmi così facilmente? Quando quest'uomo si è presentato nella mia stanza, quest'estate, non ho voluto riflettere veramente. È questo quello che succede a fidarsi delle persone?
Il rumore della porta che si apre e richiude attira la mia attenzione e i miei occhi vedono la lunga figura della McGranitt seguita da quelle dei gemelli. Con qualche passo tremolante li raggiungo a metà strada presa dall'ira.
-Mary, come ti senti? La...- tenta di abbracciarmi Fred, ma io lo spingo via interrompendo le sue parole.
-Lo sapevate anche voi non è vero?- domando sotto i loro sguardi interrogativi. -Tutti sanno chi sono i miei genitori tranne me! Il mio abbandono è diventato di dominio pubblico, ma nessuno a pensato di avvertirmi?-.
-Mary, non...-ignoro il resto delle severe parole pronunciate dalla McGranitt aspettando la risposta dei due ragazzi dai capelli rossi.
-Ce l'hanno detto a Natale...-comincia Fred.
-...Ma non sappiamo i nomi...-si affretta ad aggiungere George.
-...Non riuscivamo a dirtelo- termina Fred.
-Bene...Meraviglioso...- mi limito a dire voltandomi per tornare al letto.
-Aspetta!- dice George afferrandomi per un polso.
-Non credo proprio!- scatto malamente facendo tremolare le luci nella stanza e liberandomi dalla sua presa barcollando appena. Non ho la minima possibilità di uscire dalla stanza senza cadere, quindi mi ritiro verso il letto digrignando i denti senza nemmeno accorgermene. -Andate via...-.
Posso quasi sentire i vetri spessi delle finestre che tremano mentre mi costringo a trattenere la rabbia.
"Smettila" mi ripeto più volte.
Mi rannicchio sul letto senza curarmi delle pieghe che si formeranno sulla divisa che ancora indosso.
"Smettila".
Dopo un paio di minuti, sento dei sussurri e mi copro le orecchie premendoci le mani sopra con forza. Le dita si intrecciano con ciocche di capelli, che protestano rafforzando l'emicrania quando vengono tirati.
"Smettila".
Il tremolio si affievolisce e lentamente serro gli occhi cercando di respirare e calmarmi.
"Smettila".
Respiro un'altra volta facendo cessare completamente la vibrazione dei vetri.

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora