Sapore di menta

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-Cerca di capire...- comincia ma si ferma subito.
È scoraggiato -Non te lo posso dire, ma...ma...devi capire! Ho le mie ragioni per comportarmi così!-.
-Cosa dovrei capire?- la rabbia e tornata -Aveva ragione Harry! Sei perfido con quelli che ti...-.
-Harry! Harry?!- si è alzato e mi guarda negli occhi, sta urlando.-Da quando stai con Potter?!-.
Sembra disgustato.
-Cosa? Io non sto con...Harry!- ripenso a ciò che dico mentre pronuncio le parole. -E anche se fosse? A te cosa importa, scusa?!-.
-Cosa? Ma davvero non te ne sei accorta?- sta ridendo sarcastico -Secondo te perchè ti guardano tutti così?-.
Sono confusa mentre lui ride ancora. Cosa c'entra questo?
-Metà degli studenti nel castello farebbero qualunque cosa per te, anche solo per parlar...-.
-Cosa?...Cosa?- non può essere, -No, no, no, no, no-.
Mi guarda serio -Sì-.
Penso a ciò che ha detto, gli sguardi a scuola, la sua gentilezza nei miei confronti.
-È per questo che sei gentile con me?-.
Sospira e si siede di nuovo sul ramo, al mio fianco.
-Ci ho provato...davvero. Io sono Serpeverde, tu Grifondoro. Il mio comportamento non attira le persone come te, per queste cose non sono...adatto- l'ultima parola rimane sospesa nell'aria. Il silenzio che si forma viene rotto con una frase quasi urlata, forse solo per cambiare discorso -Non chiederò mai a quella svitata della Granger di perdonarmi, non ci crederebbe nessuno...non ci crederei io!-.
-Ah, okay! Hermione è svitata perchè studia ed è intelligente?!-.
-Ma dai! Come la sopporti? Una mezzosangue sotuttoio!-.
Sospiro e incrocio le braccia indignata -Per quel che ne so, una mezzosangue, la potrei essere anche io!Non mi rivolgeresti più la parola in quel caso? Mi insulteresti? Ti prenderesti gioco di me? Smetti di insultare i miei amici se vuoi essere uno di loro.-.
Alza gli occhi al cielo e sospira ancora -Come te lo devo dire? Io non voglio essere solo un tuo amico!- mi si avvicina pericolosamente, invade il mio spazio, riesco a sentire il suo respiro freddo sul viso.
-Voglio essere di più-.
Di più...
Stringo più forte le braccia al petto e assumo un'espressione imbronciata.
Lo sento vicino a me, immobile.
Non posso resistere.
Lo gurdo negli occhi.
-Io ti...piaccio?- la mia voce è confusa ma allo stesso tempo seria, sembra quasi assente. Ho l'mpressione che stoni usare la parola "piaccio" ma non i viene altro.
-Sì...ridi pure se vuoi...- la testa bassa guarda per terra, oltre i piedi.
-Non capisco perchè dovrei ridere- borbotto in un soffio.
I suoi occhi si muovono veloci sui miei.
Respiro profondamente prima di parlare -Io non so come funzionano queste cose, Draco. Non sono abbituata a questo tipo di attenzioni- un altro respiro -Dove abito io la gente cerca di non vedermi, per loro è più semplice se non esisto-.
Respira profondamente anche lui -Pace?- è serio.
-Pace, se mi prometti che non lo rifarai, non li insulterai più, almeno se ci sono io- rispondo tranquilla.
-Te lo prometto-.
Nei minuti seguenti parliamo della punizione di Piton, tra le sue risate e le mie, le ginocchia e le braccia sono ancora doloranti ma il dolore sembra dissolversi accanto a lui.
Quando cade il silenzio tra noi il sole è basso, scende velocemente oltre l'orizzonte dando una sfumatura arancione al cielo.
Appoggio le mani fredde sul ramo, quella destra però non tocca la corteccia umida, atterra su qualcosa di morbido ma altrettanto freddo.
I miei occhi corrono, ansiosi di capire. Trovano solo una mano, più pallida, più grande.
I nostri occhi si incrociano di nuovo.
I tratti spigolosi di Draco sono addolciti dal colore del tramonto, nello stesso modo lo sono i suoi occhi. Solitamente riflettono una sofferenza che lui tenta di nascondere, ma ora...ora sono come quelli curiosi di un bambino.
Nessuno dei due ritrae la mano, anzi lui si avvicina lentamente a me.
Le nostre labbra si sfiorano prima di unirsi, come se si aspettassero da una vita. Le sue sono fredde come il ghiaccio e sanno di menta.
Draco si allontana da me con delicatezza, ma senza distogliere il suo sguardo dal mio, mi sorride.

-Va bene?-.
-Okay- gli rispondo mentre ci dirigiamo al castello.
-Mi dispiace ma sembra la soluzione migliore, a me loro non piacciono e sicuramente io non piaccio a loro. Inizierebbero ad odiarti-.
-Okay, okay e io non piaccio ai tuoi amici, almeno quanto loro non piacciono a me...lo so. Stai tranquillo- lo rassicuro -mantenere il segreto fa comodo ad entrambi-.
Mi sorride, di nuovo come prima.
-Solo, non lasciare che la Parkinson faccia troppo la cascamorta, potrei tirarle un pugno...-.
Scoppia a ridere rumorosamente, rido anche io -No, sul serio!-.
-Va bene, va bene-. Siamo appena entrati in Sala Grande quando pronuncia quelle parole. -Ci vediamo, Grifondoro!- mi saluta allegro.
-Ciao, Serpeverde!- lo ricambio io prima di avvicinarmi al tavolo per la cena.
Ron, Harry ed Hermione non si vedono da nessuna parte quindi mi siedo da sola, il più lontano possibile da un gruppo di ragazzi, probabilmente del sesto anno, che mi fissano parlando fra loro.
È vero quello che a detto Draco?
Avanti, non sono bella! Come posso piacere a tutta questa gente...i capelli forse fin troppo lunghi e quasi sempre disordinati, le occhiaie presenti troppo spesso sotto gli occhi, le cicatrici, il mio corpo pelle e ossa.
Gioco distratta con il cibo che ho nel piatto, lo sto torturando mentre penso hai fatti miei. Quando alzo gli occhi noto con sorpresa che seduto davanti a me c'è uno dei ragazzi di prima, sobbalzo.
-Hey, ciao- dice lui facendomi l'occhiolino.
-Ciao- rispondo io con un misto di cortesia e confusione.
Non è male come ragazzo, ha gli occhi blu e i capelli nocciala, le labbra arricciate in un sorriso che scopre i denti bianchi.
-Sei molto carina, sai?- si sporge verso di me, ma il mio primo istinto mi porta a indietreggiare rossa in viso. Non mi sembra il modo più adatto per cominciare una conversazione.
Sembra sorpreso dal mio rifiuto, quasi indignato. Probabilmente è abituato ad ottenere molte attenzioni dalle altre ragazze.
-Grazie- sussuro appena mentre cerco di tornare sul piatto.
Si ricompone in fretta -Scusa, forse sono troppo avventato, mi chiamo Nicholas Rowley, ho sentito dire che ieri hai risposto al professor Piton, è vero?-.
-Sì, penso che il suo metodo di insegnamento sia sbagliato- dico tutto d'un fiato.
-Hai perfettamente ragione- dice con un grande sorriso.
-Già- il silenzio cala su di noi mentre continua a sorridere inebetito. -Cosa vuoi?- chiedo abbastanza scocciata.
-Nulla di particolare, fare due chiacchiere- dice ridendo nervosamente.
-Ah sì? Bene, di cosa vuoi parlare?- chiedo senza troppi giri di parole.
-Non so, possiamo parlare di te. Da dove vieni, bella?- chiede tranquillo.
-Non chiamarmi bella- dico infastidita -Da un istituto vicino a Londra-.
-Wow, Londra, è una città bellissima! Mi dicono che la vita è molto costosa lì, i tuoi genitori devono essere parecchio ricchi per vivere in quel posto- il suo sorriso comincia a darmi sui nervi.
-Ma mi ascolti? Vengo da un istituto, un'orfanotrofio, vicino a Londra. I miei genitori sono morti-.
-Bhe...mi dispiace...negli istituti vengono mandati anche figli di persone ancora in vita- cerca di giustificare le sue parole.
-No, non in quello, nessuno è così crudele- dico, la mia voce è cupa, triste.
Il ragazzo sembra imbarazzato.
-Ehm...forse è meglio che vada...-dice imbarazzato.
-Già-.
-Okay, ciao-.
-Ciao- lo saluto solo per cortesia. Prima di tornare al mio piatto lo vedo vicino ai suoi amici, ridono, forse per il suo fallimento.
Vedo anche Draco ridere, circondato dai suoi amici. Ride per Nicholas? Perchè aveva ragione? Non credo.
Torno a giocherellare col cibo ormai freddo, non ho molta fame.
Due voci famigliari mi sorprendono alle spalle.
-Mary!- dicono all'unisolo Fred e George facendomi sobbalzare.
-Ciao ragazzi!- li saluto, non posso fare a meno di sorridergli, ma mi sento un pò in imbarazzo. È davvero necessario urlare sempre?

-Com'è andata con gli esperimenti?-.
-Ah, tasto dolente, Hermione ci ha minacciati di parlarne a mamma.- dice uno sconfortato.
-Cosa? Vi fate fermare per così poco?- chiedo stupita mentre raggiungiamo il quadro della Signora Grassa, distrattamente le dico la parola d'ordine -Mimbulus mimbletonia-.
-Tu non la conosci!- mi accusa Fred.
-Dai ragazzi, è così tremenda?-.
-Non ne hai idea! Quando la conoscerai capirai-.
-Va bene, va bene- mi rassegno.
-Comunque non abbiamo smesso di sperimentare, facciamo solo più attenzione-.
-Se volete posso aiutarvi io- dico sorridendo.
-Lo faresti?-.
-Certo, non ve lo avrei detto senò. Però non ora, devo fare i compiti. Mi date una mano?-.
Scoppiano a ridere -Non ti conviene!-. Rido anche io.
-Va bene, mi tenete compagnia almeno?-.
-Questo possiamo farlo-.
Passiamo insieme almeno due ore mentre cerco di scrivere tutto, è abbastanza difficile concentrarsi con loro due intorno ma riesco a finire.
Come al solito mi baciano sulle guance prima di salire, ormai mi sono arresa e non mi irrita nemmeno più.
La stanza in cui dormo è vuota al mio arrivo, non c'è nemmeno Hermione.
Sospiro e prendo il pigiama. Mi cambio in bagno, dopo una doccia calda e rilassante.
Sento i muscoli distendersi sollevati mentre mi corico tra le coperte morbide.
Gli occhi mi si chiudono mentre nella testa ronzano le mille cose successe dal giono del mio arrivo, cercando disperatamente un ordine, impossibile da trovare.

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora