La punizione peggiore

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Seguo il bordo del mantello della McGranitt con gli occhi senza mai perderlo di vista, non voglio rischiare di incrociare il suo sguardo. Sarebbe orribile, vedere nuovamente la delusione. Si era raccomandata mille e mille volte.

-...questa e una delle regole a cui devi fare più attenzione, quando comincerà l'anno scolastico dovrai mantenere il controllo, dovrai rispettare tutti i professori...Mary, guardami...tutti!- aveva insistito.
-Va bene...- rispondevo tutte le volte.
-E non solo loro anche gli altri studenti, cerca di non...-.
-Non picchiare, insultare, derubare, ferire, spaventare le persone o distruggere e dare fuoco ad oggetti che non mi appartengono...eccetera, eccetera, eccetera...va bene, ho capito- mi affacciavo sempre alla finestra dopo quelle frasi.

Arriviamo nel suo ufficio senza dire una parola, fino a quando lei non chiude la porta e si siede oltre la scrivania, le braccia appoggiate sulla superficie di legno, le mani a sorreggere la testa con gli occhi fissi su di me.
Abbasso immediatamente lo sguardo che fino a pochi secondi prima seguiva i suoi gesti rigidi.
-Cosa ti è saltato in mente?- chiede con voce severa e contrariata ma stranamente distaccata.
Io non rispondo, rimango lì in mezzo alla stanza.
-Siediti- mi indica una sedia davanti a lei in tono autorevole. Faccio ciò che mi dice mentre passa una mano davanti agli occhi.
-Quante volte ti ho ripetuto che va contro le regole della scuola fare ciò che ti va. Non puoi dare di matto e picchiare due studenti che ti prendono in giro. Non sei più in quell'istituto di campagna, e per giunta pensavo avessi più giudizio, mi hai delusa, davvero, da te non me lo aspettavo!- il suo tono di voce è salito gradualmente fino ad arrivare ad una sorta di urlo frustrato. Così come la sua voce si è alza anche lei, ora chinata verso di me e appoggiata alla scrivania.
-Mi dispiace- dico con un filo di voce e l'orlo della gonna stretto nelle mani.
Sento il fruscio dei suoi abiti mentre si lascia ricadere stancamente sulla sedia, alzo lo sguardo su di lei e sento le labbra contrarsi prima che si aprano -Davvero, non so cosa mi sia preso-.
Sospira -Va bene, passiamo alla punizione- prende una penna e scrive in bella calligrafia alcune frasi su un piccolo pezzo di pergamena prima di porgermelo e rispondere al mio sguardo interrogativo. -Non ho nulla per te quindi porta questo a Madama Pince e aiutala in biblioteca-.
-Va bene- dico afferando il foglio e prendendo la porta.
-Ancora una cosa Lloyd- mi chiama la McGranitt.
-Sì, professoressa?- mi volto a guardarla.
-So benissimo che per te questa non è una vera e propria punizione, i libri ti piacciono troppo- mi guarda con gli occhi stretti -Quindi, sei libera di non farlo ma, preferirei ti scucassi con la signorina Parkinson e il signor Malfoy, possibilmente questa sera a cena e preferibilmente in mia presenza, anche se lontana-.
-Sarà meno arrabbiata dopo?- azzardo con una domanda in tono informale che mi riporta con la mente all'estate appena finita.
-Forse- dice tranquilla.
-Va bene, ma guardi bene perchè non lo farò un altra volta- dico chiudendo la porta alle mie spalle.

La biblioteca e semi deserta al mio arrivo e la bibliotecaria felice di ricevere un'aiuto con i volumi da riordinare.
-È solo questa la punizione di Piton?- chiede un Hermione sorpresa, che "casualmente" passava di qui, poche ore dopo.
-No- le sorrido. -È quella della McGranitt che, per la cronaca, mi ha letteralmente salvata da un pomeriggio molto più pesante. Anche se...oggi dovrò chiedere scusa ai Serpeverde- dico l'ultima frase molto velocemente mentre socchiudo gli occhi.
Ad Hermione sfugge una risata che copre con le mani ad un mio sguardo.
-Ti rideranno in faccia-.
-Così sei di grande aiuto, sai?- dico sarcastica alla riccia che cammina al mio fianco.
-Scusa, ma te la sei cercata- dice lei sorridente.
-Okay, avanti dillo, cosa aspetti- la incoraggio bloccandomi tra due scaffali.
-Questa storia non avrebbe portato a nulla di buono per te! Io...te...lo...avevo...detto!- mi sorride radiosa.
-Grazie!- le mostro la lingua mentre i rintocchi dell'orologio riempiono l'aria.
-Con...ehm...Malfoy come è andata?- cambia argomento.
-Per fortuna non ha avuto la possibilità di parlare molto, però mi ha detto di prendere tutta questa facenda dei segreti come un gioco-.
L'espressione che si dipinge sul viso della ragazza è indecifrabile -Io non riesco proprio a capirlo...a dire il vero non ci capisco quasi nulla...mi dispiace ma è troppo strano parlare di lui così. Sembra impossibile che sia diverso dal solito purosangue pieno di se che è sempre stato-.
Sbuffo fissandola dritto negli occhi mentre la bibliotecaria ci raggiunge.

Il profumo che sale dai tavoli della Sala Grande è invitante e diventa impossibile non sedersi e cominciare a mangiare. La prima cosa che prendo è una zuppa, consigliata da Harry, dal colore poco convincente ma dal sapore delicato e gustoso.
-Io non lo farei- dice Ron senza troppi giri di parole.
-A nche io me lo eviterei volentieri ma, purtroppo, lo devo fare- faccio una piccola pausa. -Devo dimostrare alla McGranitt che si può ancora fidare di me, che sono abbastanza matura da farlo-.
-Buona fortuna- ridacchia Harry mentre un gruppo abbastanza numeroso di Serpeverde entra nella stanza diretto al proprio tavolo.
Sento i brividi percorrere la schiena e le dita chiudersi come una trappola sul coltello non appena metto a fuoco il braccio di Draco sulle spalle di Pansy.
Un piccolo calcio di Hermione riporta la mia mente al tavolo a cui sono seduta e mi fa sobbalzare.
-Ahio- le dico a denti stretti ma lei mi ignora.
-Ferma- mi rimprovera Ginny che al mio fianco cerca di intracciarmi i capelli.
-Scusa- le dico mentre mi infilo in bocca un pezzo di carne.
Dopo poco il mio stomaco si rivolta al pensiero di parlare coi Serpeverde e lo sguardo indagatore della professoressa McGranitt si punta su di me con insistenza.
-Okay- dico alzandomi. -Io ora vado là a parlare con loro, voi aspettatemi sulla porta, va bene?-.
-Okay- dice Harry.
-Sei ancora in tempo per cambiare idea-.
-No, Ron, lo devo fare- una piccola pausa accompagnata da un sispiro. -A dopo-.
Mi avvicino a passo lento e regolare al tavolo verde e argento dopo essermi assicurata che la McGranitt mi veda con chiarezza.
Incontro subito gli occhi grigi, freddi e ormai famigliari di Draco che si alza velocemente facendo quasi cadere la Parkinson che si appoggiava a lui. Fa qualche breve passo verso di me prima di bloccarsi a braccia conserte. Anche Pansy lo raggiunge.
Chisà che tipo di insulto stupido e inutile sta architettando il suo piccolo cervello.
Incrocio per un secondo gli occhi interessati di Nott pochi metri più avanti.
-Cosa vuoi Lloyd?- chiede secco Malfoy.
Mi rimbombano in testa le sue parole "...fai finta che sia un gioco".
Se vuole giocare non sarò io a tirarmi in dietro.
-Niente di che- dico io sorridente, poi aggiungo con falsa adulazione, cosa che si nota benissimo -Vedi Malfoy, siete tutti così belli e attraenti voi "purosangue"- faccio il gesto con le mani prima di appogiarne una al tavolo e portare l'altra al fianco. -Non potevo proprio resistervi!-.
È divertente vedere le loro espressioni, in particolare quella infuriata di Pansy e quella esterefatta di Draco.
Serro la mascella prima di parlare senza dargli la possiblità di rispondermi -Non ditemi che siete così idioti da pensare che facessi sul serio, non verrei mai qui se fosse per me-.
-Ma...- stronco Pansy che è sull'orlo di una crisi di isteria -la McGranitt mi a chiesto di fare una cosa-.
-Arriva al punto ragazzina- mi dice Tiger comodamente seduto.
La mia faccia si acciglia -Guarda che abbiamo la stessa età-.
Mi guarda male come Draco che in pochi secondi mi è davanti.
-Và avanti- mi fa interessato.
Ha capito.
Lo fisso intensamente negli occhi.
-Sono enormemente dispiaciuta per ieri, non accadrà mai più, spero possiate pedonarmi- dico seria, quasi annoiata.
-Cosa stai...- comincia Pansy pungente.
-No, va bene. Magari potresti fare qualcosa per farti perdonare- dice il biondo con un ghigno.
Gli sorrido cordiale -Ti piacerebbe, vero?- mi volto e mi allontano.
-Dove vai?- mi urla dietro.
Mi volto solo un secondo -A dormire, ciao "Purosangue"-.
Faccio finta di non sentire gli insulti mentre raggiungo il mio gruppo di amici sulla porta.

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora