Fine della magia

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Eccoci qui! Ebbene sì, questo è l'ultimo capitolo, con lui la storia di Mary può concludersi, anche se con qualche...o forse molti...punti in sospeso, che potrebbero incuriosirvi ahahah
Spero che "Fine della magia" vi piaccia e nulla, buona lettura!
(passate a leggere anche infondo)

Apro gli occhi, colpita dai colori aranciati del tramonto.
Sento caldo, la gola è secca e la mia pelle sudata, mentre lo stomaco vuoto, mi crea fitte di dolore acute.
Per quanto tempo ho dormito?
Le mie dita si stringono sulle lenzuola con forza all'ennesimo crampo e la testa con un leggero scatto si sposta verso destra, dove l'uomo in nero è ancora seduto, intento a leggere un libro dalla copertina di pelle scura.
-I...- il suono non esce dalle mie labbra e l'uomo non mi nota. -...pi...- si strozzano le parole nella mia gola, riducendosi ad un pigolio.
Serro le labbra e cerco di deglutire, riuscendo ad emettere uno strano rumore quando mi schiariso la gola. L'uomo alza di scatto la testa su di me sorpreso, prima di assumere la solita espressione apatica. I segni scuri sotto i suoi occhi sembrano essere stati portati da molte notti insonni. Piton si alza in piedi e appoggia il libro in un punto oltre la mia visuale per poi avvicinarmisi, posare una mano sulla mia fronte e parlare lentamente. -La febbre è scesa- sentenzia stringendo gli occhi, con una specie di sospiro. Si allontana ancora da me, seguito dai miei occhi, per poi tornarmi vicino. -Mi ero quasi convinto avessi un'intelligenza superiore al resto della famiglia, Potter, ma a quanto pare ero in errore- si avvicina ancora di più. -Non avresti nemmeno dovuto provare quegli incantesimi- si allontana di nuovo. -È un miracolo che tu sia ancora viva- continua il suo rimprovero. -Non avevi la forza, o la preparazione-.
Non è colpa mia, sono loro che dovrebbero provvedere alla mia preparazione.
Quando si ferma fissando i suoi occhi nei miei lo vedo cercare una mi risposta, quindi socchiudo le labbra, tentando di emettere un qualsiasi suono, ottenendo risultati migliori. -...a...qua...acqua...-.
L'uomo solleva le sopracciglia, ma poi si sposta verso la mia destra. -Certo- dice, il tono più caldo. Se non conoscessi l'uomo qui vicino direi quasi che c'è gentilezza in quella parola.
Lentamente mi muovo, nonostante i miei arti siano intorpiditi e mi sollevo, in modo da ritrovarmi seduta al centro del letto in infermeria. Distrattamente porto una mano alla tempia infastidita da una strana fitta, prima di prendere il bicchiere che l'uomo mi porge. -Grazie...-dico dopo qualche sorso, la voce ancora roca.
-Cosa senti?- domanda freddamente a braccia conserte.
-Fame- ammetto leggermente in imbarazzo. -Male alla testa, ma nulla di particolare- sposto lo sguardo su di lui, che con un gesto mi incita a continuare. -Anche la schiena mi fa male, le braccia, le gambe...un pò ovunque direi- parla la mia voce, roca come mai la ho sentita.
Piton emette uno strano verso, come di frustrazione. -Solo questo?- dice freddo, sedendosi bruscamente sulla sedia che ha da poco abbandonato. -Cosa ricordi?- chiede prima che abbia il tempo di rispondere alla domanda precedente.
-Ricordo tutto ciò che ho fatto se intende questo- lo guardo di traverso.
Perchè deve essere sempre tanto insopportabile?
-Ogni incantesimo, ogni parola sentita, ogni gesto, da quando sono uscita da scuola a quando vi sono tornata- sputo le parole con una specie di broncio. -Per quanto tempo ho dormito?-.
-Molto- sentenzia, tornando seduto. -Quando siete tornati era quasi mattina, tu hai dormito tutto il giorno e tutta la notte ed ora è dinuovo sera...- mi guarda con quei due occhi neri come pece e si passa una mano sul volto stanco. -Resta qui, non ti muovere, non parlare e sopratutto non alzarti- si alza, andando verso la tenda.
-Professore?- lo richiamo quando è quasi arrivato alla tenda che separa i vari letti, lui si blocca e si volta verso di me, un sopracciglio alzato. -Gli altri?- chiedo timorosa.
Si volta e afferra la tenda. -Si sono ripresi tutti, li vedrai presto- scosta la tenda e se la richiude dietro uscendo.
Sospiro stendendomi di nuovo in modo da affondare nel materasso morbido.

Non riesco a trattenere la risata quando Ron esordisce con una battuta davvero sciocca, non credevo mi sarei mai potuta preoccupare tanto per loro ed essere così felice di poterli vedere ancora. Mancano solo tre giorni alla fine della scuola, ma finalmente questa mattina Hermione, Ron ed io siamo stati dimessi. Purtroppo questo significa anche che la pozione fornitami da Piton, verrà sospesa e riprenderò a sognare.
La prospettiva mi allarma, ma per ora sono felice di non dover più osservare le tende che separano i letti per ore. Piton arrivava come una furia nell'Infermeria tirandole ogni sera e incantandole in modo che non potessi uscire o parlare con gli altri. Voleva solo che riposassi, ma il suo continuo urlarmi contro per ricordarmelo aveva reso la mia voglia di ubbedirgli pari a zero.
Raccolgo le mie cose, come fanno gli altri due Grifondoro, buttando la carta dei dolci che Fred e George mi hanno inviato. I due rossi hanno allegato una lettera, dove hanno detto che potrò rivederli in stazione al mio ritorno e saranno loro a riaccompagnarmi, insieme ad un'Auror, all'orfanotrofio, in cui dovrò passare un paio di settimane in attesa che le ultime procedure per l'adozione siano completate. Ovviamente l'Orfanotrofio verrà sorvegliato notte e giorno da Auror e molti membri dell'Ordine, Silente ha detto che non è sicuro per nulla e visti i recenti avvenimenti le precauzioni non sono mai troppe.
Prima di poter rivedere gli altri ragazzi il giorno in cui mi sono svegliata lo ho incontrato e a lui ho dovuto raccontare tutto ciò che è successo, dall'avverarsi del sogno al fatto che ho sentito la Profezia.
La diagnosi finale del Preside e l'insegnante di Pozioni? Sogni premonitori.
Dicono che ogni sogno che si ripete per più volte si realizzerà, alcuni saranno chiari e mostreranno esattamente ciò che succederà, mentre altri saranno confusi e avranno significati nascosti.
Le loro parole mi hanno spaventata in un primo momento, ma l'idea di poter evitare che le cose che ho visto si avverrino mi ha fatta stare meglio.
Per quel che riguarda la Profezia Silente mi ha detto di conoscerla e di non preoccuparmene, anche se qualcosa in me non riesce a restare tranquillo.
Osservo quella spenta sul mio comodino, prima di lasciarla scivolare nella borsa con le altre cose. Osservandola meglio ho notato che nella sua superficie vi sono rimaste impresse le tracce di alcuni colori, di cui nemmeno Albus Silente conosce l'origine.
-Sei pronta?- mi domanda Hermione, avvicinandosi al mio letto.
Annuisco sorridendo, mentre anche Harry e Ron ci raggiungono. Mi fratello prende la mia tracolla, caricandosela sulla spalla destra, prima che possa impedirglielo. -Harry...- mi lamento col ragazzo che da quando siamo tornati è più cupo che mai. -Posso fare da sola-.
Il ragazzo alza le spalle pensieroso. -Non è un problema- accenna un sorriso di circostanza. Non ho avuto occasione di parlare con lui di Sirius e temo il momento in cui dovrò farlo, nemmeno Silente è riuscito a convincerlo che non sia morto a causa sua.
Tutti e quattro iniziamo a muoverci, uscendo dall'Infermeria e dirigendoci verso la Sala Grande, dove Luna, Ginny e Neville ci aspettano.
Hanno parlato ancora di Harry sulla Gazzetta del Profeta, lo chiamano il Soppravvisuto, gli altri mi hanno anche detto che sono stata inserita in molti degli articoli, ma ho preferito non leggerne nessuno.
Sulla strada verso il nostro obbiettivo non ho potuto fare a meno di notare la scala che so bene potare ai sotterranei, dimora dei Serpeverde. Harry mi ha detto di aver incontrato Draco e mi ha riferito le parole poco gentili che gli ha rivolto, il ragazzo sembra essere su tutte le furie. Negli ultimi giorni non posso fare a meno di chiedermi se ciò che ho visto la prima notte ad Hogwarts sia reale, visto che il ragazzo non ha più fatto capolineo nella stanza.
Sospiro, spostando lo sguardo sui miei piedi, mentre seguo gli altri, sperando che non mi abbiano sentita o abbiano scelto di non dire nulla.
Entriamo in Sala Grande evitando gli sguardi della maggior parte degli studenti e ci sistemiamo al tavolo, mi basta un solo sguardo verso la McGranitt per calmare la rabbia che inziava ad affiorare in me, vederla di nuovo è stata una delle cose migliori degli ultimi giorni, nonostante borbottasse quando mi sono gettata su di lei urlando informalmente il suo nome.

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora