Sogno

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Apro gli occhi, stroppicciandomeli con le mani chiuse a pugno, infastidita da un leggeressimo rumore.
Un ticchettio?
No, è più simile a un fischio.
La prima cosa che vedo è la stoffa rossa che riveste lo schienale del divano su cui sono sdraita, la sto stringendo con le dita, come se fosse l'unica cosa a tenermi ancorata ai grandi cuscini del sofà.
Al fischio, ora più forte, si aggiunge un leggero scoppiettio.
Lascio molto lentamente che la stoffa scivoli via dalle mie dita e mi rigiro. Sono nella Sala Comune di Grifondoro, davanti al caminetto, che diffonde la sua luce gialla ovunque.
La mia gola emette uno strano verso, simile ad un rantolo, e i miei occhi incrociano quelli di ghiaccio del ragazzo che improvvisamente siede sul mio stesso divano.
I suoi capelli così chiari e fini mi ricordano i raggi lunari e quel sorriso sincero che emerge così raramente sulle sue labbra mi costringe ad imitarlo. La sua mano si sposta lentamente sulla mia testa, mi sfiora i capelli cercando inutilmente di riordinarli prima di sospirare e chinarsi a baciarmi la fronte.
-Ti sei svegliata- sossurra come se fosse un segreto.
Io non rispondo, resto immobile a fissarlo.
Continua a sorridere. -Hai mangiato, vero?-.
Faccio un leggero cenno con la testa.
-Bene- riprende ad accarezzami i capelli.
-Cosa ci fai qui?- chiedo io in un soffio.
-Mi mancavi- dice lui, improvvisamente l'aria assente.
La mia mano si posa sulla sua e poi segue il suo braccio sino a sfiorargli la guancia, lui sposta di nuovo il suo sguardo nel mio e questa volta sfoggia uno dei suoi ghigni più fastidiosi, a metà tra il piacevolmente sorpreso e il malizioso. Esattamente come quando non so una qualsiasi cosa e lui può spiegarmela.
-E io cosa ci faccio qui?- domando.
-È il tuo sogno, puoi essere dove vuoi...e io ti seguirò ovunque-.
-Il mio sogno?- chiedo meravigliata, io non sogno...
-Già- mantiene il ghigno. -Chiudi gli occhi Grifondoro, non c'è più molto tempo per riposare-.
-Che intendi?-.
-Non saprei, il sogno è tuo- inarca un sopracciglio con fare ovvio.
Abbasso appena lo sguardo fissandomi sul fuoco. -E il fischio? Cos'è?-.
-Lo senti anche tu?- cerca i miei occhi inclinandosi appena. -Credo sia una teiera, forse il ricordo di un vecchio incubo-.
Annuisco e chiudo gli occhi.
Ricordo quell'incubo.
Sento le sue labbra fredde che mi sfiorano la fronte e poi scendono sulle mie lasciandoci sopra il sapore di liquore, cioccolato e menta che caratterizza spesso i nostri baci.

Mi stropiccio gli occhi e mi metto a sedere mentre i primi raggi di sole penetrano dalla finestra, sbadiglio appena sentendomi ben riposata, era parecchio che non facevo un sogno che si può definire tale, forse anni.
I gemelli respirano profondamente immersi nel sonno, uno alla mia destra e l'altro a sinistra come sempre. Con attenzione mi lascio scivolare di nuovo verso il materasso e non appena lo sfioro sento George rigirarsi e appoggiare la sua testa sulla mia spalla, biascica qualcosa di incomprensibile che credo appartenga al suo sogno.
Punto gli occhi sul soffitto dall'intonaco un pò ingiallito e respiro profondamente prima che le mie labbra si aprano in un sorriso.
Riesco quasi a sentire ancora quel sapore.

La giornata trascorre abbastanza tranquilla e per la prima volta in vita mia mi ritrovo ad appendere festoni e ghirlande accompagnata da musiche natalizie, persino Sirius si unisce al nostro coro stonato.
Hermione arriva nel tardo pomeriggio rivelandomi che sciare non fa per lei, e com l'aiuto di Ginny e Ron riesce a convincere Harry a uscire dalla stanza in cui si è rintanato da ieri. Mi piacerebbe sapere come lo hanno convinto, i gemelli continuano ad isistere, ma il dubbio di fornire informazioni a Voldemort continua a stringermi lo stomaco.
Rimango, ugugalmente, dell'idea che avitare il discorso sia meglio e cerco di autoconvincermi che Silente sarebbe già intervenuto se fosse realmente come ho sentito dire agli Auror al San Mungo.

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora