Quattro tagli

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Stringo con forza la coperta con le dita e i denti per resistere al dolore, mi sono risvegiata all'alba quando le gocce che mi ha regalato Sirius per Natale hanno esaurito il loro effetto, ho aspettato pazientemente che le altre si svegliassero e scendessero.
Ora alzarsi dal materasso sembra impossibile, ma devo arrivare al bagno, cambiare le fasciature e prendere un'altra pastiglia di antidolorifico.
Ieri sera ho perso troppo sangue per via dei tagli che quella donna mi ha lasciato sulla schiena e purtroppo nel bagno in cui mi sono rifugiata non ho trovato medicinali per far rimarginare le ferite.
Riesco a stabilizzare i piedi sul pavimento e mi alzo appoggiandomi alla parete, faccio piccoli passi lenti fino a che non raggiungo il bagno e mi ci chiudo di nuovo girando la chiave nella piccola serratura di ferro. Mi avvicino lentamente allo specchio e appoggiandomi al lavandino mi sfilo lentamente la parte superiore del pigiama imprecando a denti stretti per ogni fitta.
Guardo la mia figura mentre si riflette nello specchio e un'espressione digustata mi si forma sul volto, un arrangiata fasciatura bianca mi ricopre dal petto ai fianchi incrociandosi sulle spalle e la mia pelle è più pallida di prima contrastando con le occhiaie. Lentamente comincio a togliere le bende e a scoprire il mio corpo, quando ho finito mi giro e da sopra la spalla, attraverso lo specchio, osservo la mia schiena solcata dai quattro tagli che si incrociano tra di loro.
Distolgo in fretta lo sguardo chiudendo gli occhi.
I tagli non sanguinano più molto, ma sono scuri e l'odore di sangue mi impregna le narici facendomi venire la nausea.
Prendo un altro rotolo di bende dal mobiletto e dopo aver tamponato le ferite col disinfettante le fascio come prima. Mi specchio ancora, prima di rimettere la maglia del pigiama, e rilasso i muscoli delle braccia lasciandole cadere lungo i fianchi.
Sbattendo le palpebre l'unica cosa che riesco a vedere nell'oscurità sono due grandi, tristi e famigliari occhi grigi.
Una lacrima scivola sulla mia guancia bagnando la pelle.
Mi osservo ancora passando la manica del pigiama sul viso e sospiro.
No.
Non ricordo quando è stata l'ultima volta che ho pianto, è sempre stato inutile e continua ad esserlo.
Raccolgo un flacone di pastiglie dal mobile e ne prendo due bevendo un sorso d'acqua dal lavandino, aspetto pochi minuti mentre il dolore lentamente lascia spazio al solievo, respiro di nuovo a fondo e assumo un'espressione apatica uscendo dal bagno e dirigendomi verso le scale che portano di sotto.

Sono tutti in cucina, la porta è chiusa ma le voci si sentono chiaramente.
-Dobbiamo andare a parlarle...- dice la voce di Fred, prima che la sedia strida appenna contro il pavimento, probabilmente si è appena alzato.
-Resta seduto- dice la voce severa di sua madre. Un tonfo mi suggerisce che ha obbedito.
-Non dobbiamo andare a parlarle, dobbiamo darle tempo, era sconvolta- dice la voce tranquilla di Sirius. -Quando si sentirà pronta ci racconterà ogni cosa-.
Passano alcuni istanti in cui la stanza viene immersa nel silenzio. È Harry a romperlo. -La avevamo avvertita...le avevomo detto che non c'era da fidarsi di Malfoy...perchè non ce lo hai detto subito?- la sua voce non è arrabbiata o delusa, ma sembra leggermente agitata.
-Non lo so, Harry- gli risponde Hermione. -Era così felice, da quello che mi raccontava non sembrava nemmeno lui...-.
-Questo lo hai già detto, il...- non lascio finire Fred e decido di entrare.
Spalanco la porta con l'espressione più seria che riesco a trovare. -Le ho fatto promettere di non dirvelo- dico semplicemnete, come se fossi sempre stata lì.
Seduti al lungo tavolo ci sono Sirius, Fred, George, Harry, Ron, Ginny, la Signora Weasley, Bill, Hermione, Tonks, Malocchio Moody e altro uomo dal volto stanco, che era presente anche ieri sera.
Sento di arrossire e abbasso lo sguardo alzando una mano per interrompere Hermione che stava per parlare.
Da dove comincio?
-Mi dispiace per ieri...io...io non volevo che succedesse tutto questo...non credevo sapessero chi ero...- dito con tono dispiaciuto, ma qualcosa in me non crede veramente a ciò che dico.
-Perchè non ti siedi, mangi qualcosa e ci racconti cosa è successo?- dice Sirius calmo indicandomi la sedia vuota al suo fianco e avvicinando una tazza al posto.
Annuisco impercettibilmente e mi siedo.
-Non ti disturberemo sino alla fine- mi dice lanciando un'occchiata minacciosa ai gemelli.
Mi schiarisco la voce e comincio a raccontare. Decido di dire tutto, dall'inizio...l'inizio inizio. Parto dal viaggio sul treno, parlo di come ho conosciuto Malfoy, di come abbiamo imparato a conoscerci senza guardare nel passato, fino ad arrivare alla giornata di ieri, senza versare una lacrima o fare commenti di alcun tipo. Tento di essere il più oggettiva e distaccata possibile e tralascio volontariamente la parte in cui dovrei dire che ho quattro tagli sulla schiena, ma dico di aver incontrato Voldemort e ciò che lui mi ha raccontato.
Anche l'idea che loro conoscano i miei genitori mi esce dalla testa, perchè mai avrebbero dovuto nascondermelo, mentre per quel che riguarda l'idea che Voldemort possedesse me o Harry non se ne ha fatto parola, e con tutta sincerità preferisco così, voglio solo dimenticare tutto questo.
Rispondo ad ogni domanda e chiarisco ogni dubbio con sincerità fino a che la stanza non cala nel silenzio.

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora