Incubi e panico

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Respiro a fatica con l'aria che brucia nei polmoni.
Ho corso.
Ho corso in preda al panico trattenendo il respiro.
Perchè?
Non lo so.
Improvvisamente un pensiero mi attraversa la testa e mi premo una mano sulla bocca per evitare di essere sentita.
Da chi?
Non so nemmeno questo.

Socchiudo gli occhi rigirandomi tra le coperte morbide, fino a che non incontrano il colore rosso delle tende del letto, reso scuro e spento dalla poca visibilità notturna.

Percorro cauta un lungo corridoio senza fine.
Sento il rimbombo di alcuni passi.
Il respiro accellera, così come il battito cardiaco.
Mi stanno seguendo?
I passi sono i miei.
Mi guardo i piedi scalzi che si muovono, ora veloci, ora lenti, sul pavimento scuro.
Mi volto per controllare di essere ancora sola e continuo a camminare, ora all'indietro.
Nessun...
Mi scontro con qualcosa e mi volto col cuore in gola.
C'è un muro a pochi centimetri da me.
Il corridoio è finito.
Mi sento sollevata e sorrido al vuoto.
E le mie mani corrono sulla maniglia di una porta, che non avevo ancora notato, e la spalancano.

Apro gli occhi infastidita dalla luce che mi colpisce in pieno volto non appena faccio scattare e muovere la porta della mia stanza.
Sento il sangue congelarsi e il respiro bloccarsi in gola, non dovrei essere qui.
Incubi, grida e come se non bastasse sonnanbulismo.
Chiudo la porta con un movimento rigido del braccio e dopo ever stretto il pomello per circa quaranta secondi riesco a trovare la forza di muovermi e tornare nel letto.
Ispiro.
Espiro.
Ispiro ancora e chiudo gli occhi.
Li riapro.
Espiro.
Stringo le coperte sentendo le unghie e la carne del palmo separati per poco, dalla foga potrei bucarle.
No.
Ispiro.
Mi rendo conto di avere gli occhi sbarrati.
Espiro.
Riprendo il controllo.
Inspiro.
Espiro.
Li chiudo e si riaprono da soli.
Ispiro.
Non penso mi riaddormenterò.
Espiro.

La pioggia scende di traverso e le sue gocce fredde mi congelano il viso. Mi stringo di più nella sciarpa dai colori di Grifondoro, seguendo Ron, Hermione ed Harry verso la serra per la lezione di Erbologia.
Nella stanza in cui ci riuniamo prestare attenzione alla professoressa è impossibile, la pioggia fa un gran fracasso e le sue parole si perdono prima di arrivare alle nostre orecchie.
-Chi è Dobby?- chiedo interrompendo Harry, parlo abbastanza forte da essere sentita dai tre Grifondoro ma non dalla professoressa.
-Un elfo domestico- risponde prontamente lui, -Ma non è questo il punto, forse c'è un posto dove possiamo allenarci, mi ha parlato di una stanza al settimo piano, ne avevo già sentito parlare una volta, ma non ci sono mai stato e quindi non la consideravo nemmeno...-.
Abbiamo parlato di quella stanza per tutta la durata delle lezioni e abbiamo deciso di far girare la voce tra gli altri, questa sera andremo a controllare se questo posto può andare.
Probabilmente salterò il pranzo per fare i compiti, a cena mi porterò qualche pezzo di pane di sopra per non perdere tempo in Sala Grande, e magari non finirò in compiti troppo tardi.

Continuo a ripensare a questa notte e preferirei di gran lunga fare persino i compiti di Ron ed Harry invece che dormire.
Forse dovrei chiedere in infermeria se hanno qualcosa per l'insonnia.
Forse dovrei dirlo a qualcuno.
No, meglio di no.
Forse a Silente.
No, non posso disturbare il preside per una stupidaggine del genere.
E se non la fosse? Se non fosse uno dei soliti incubi?
No, sono solo brutti sogni come gli altri.
Forse...
No...basta...probailmente sono incubi come quelli di ch...
Dovrei smetterla di pensare alle mie lotte interiori mentre cammino, succedono sempre cose strane quando non faccio attenzione a quello che mi circonda. Sposto lo sguardo dal vuoto ai miei piedi che si muovono in autonomia mentre seguo gli altri verso il settimo piano.

Mary Lloyd, la chiave e il volto del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora