La città in cui aveva deciso di trasferirsi per studiare era piccola come una pantofolina morbida e assonnata, ma molto, molto confortevole.
Solo pochi mesi prima Martin aveva scoperto Lecce durante un'estate nata un po' per gioco un po' per sfida. Dopo gli esami di maturità si era aggregato ad un viaggio alquanto improvvisato messo in piedi in quattro minuti di dura programmazione dai suoi amici, d'avanti ai quadri con i risultati, a prescindere da chi fosse stato promosso alle vacanze o bocciato verso gli arresti domiciliari. E qualcuno era stato bocciato.
Anzi, proprio Eugenio, promosso per miracolo, ma che per il suo disinvolto e naturale poco talento per lo studio ed per ogni altra forma di apprendimento e cultura era noto ovunque come Genio, era stato il più fortemente motivato a tagliare tutti i ponti, i trascorsi del duro anno scolastico appena concluso per lanciarsi in un meritato e rilassante tunnel di casino lungo le coste del Salento, in tenda, fino a giungere a Gallipoli, la meta dove piantare sulla sabbia della duna più alta l'ultima cannuccia colorata ancora zuppa di vodka e succo d'arancia.
Ne parlarono tutti e tre insieme, in maniera abbastanza approfondita per qualche minuto, per poi dilungarsi in dettagli fondamentali tipo chi lo avesse più grosso in quel momento. Dopo di che ognuno prese la via di casa per passare all'azione e riempire lo zaino.
Erano partiti in auto durante il pomeriggio del giorno dopo. Nessuno aveva pensato di portare dei libri, per non rovinarli. Ma non avevano pensato neanche al cibo. Nell'auto di Valerio, che guidava, il posto vuoto era stato occupato da una cassa di birra, sopra cui avevano sistemato una busta con varie bottiglie di vodka al melone e lattine di coca cola. In un altra invece c'erano le Red Bull, ma giusto per compensare le note di colore delle altre confezioni, quasi tutte fra il giallo, il rosso e l'arancione.
Genio aveva aggiunto alle provviste due confezioni in Autan.
Martin era rimasto scettico sull'opportunità di intraprendere questo viaggio non bene definito in quanto a lunghezza, direzione, alloggio e livello igienico dominante. Per esempio si era stabilito, parlando del più e del meno e già questo poteva essere grave, che avrebbero dormito in tenda, ma per il momento non ne aveva vista nemmeno l'ombra, e neanche l'ombra di un sacco che potesse contenerla, fra i bagagli caricati in auto. Ma non fece domande, per non essere come al solito troppo perfezionista.
Infatti Martin, nel volar tagliare i ponti con il suo personale passato, si era detto che avrebbe voluto risultare agli altri più leggero, anche in vista della ormai prossima svolta di vita, cioè l'inizio dei corsi universitari, motivo per cui avrebbe dovuto lasciare la casa dei genitori, probabilmente per condividere spazi, frigoriferi e gabinetti con perfetti estranei, che sicuramente, già sapeva, sarebbero rimasti tali nonostante l'ipotetica convivenza nella stessa casa.
Voleva ridarsi una mano di smalto, rilassarsi nei modi. Troppo serio forse, o forse solo troppo concentrato su se stesso. Cioè noioso.
Sicuramente aveva intenzione di capire un aspetto importante della sua vita e di quella degli altri intorno a lui: capire come mai le sue relazioni fossero così povere e prive di nota. O meglio, volendo essere onesti, voleva riuscire a capire se anche gli altri se ne rendessero conto.
Martin sapeva di essere bello, perché negarlo. Era un bel ragazzo alto e passato in palestra quanto basta perché ci fosse il giusto da guardare, e mostrare. Era di una bellezza su cui c'è poco da discutere o su cui non essere d'accordo: occhi verdissimi come se guardandolo si potesse fare un tuffo nella polpa di un kiwi. Capelli castani eternamente in disordine. Le sue labbra erano carnose, ma aveva iniziato ad apprezzarle nel tempo, e non da bambino. Infatti in passato erano spesso state motivo di presa in giro e forte imbarazzo. Molte volte nell'atrio della scuola elementare era capitato che alcuni bambini lo inseguissero correndo facendo schioccare le labbra con un suono fortissimo a metà strada fra un bacio ed un uccellino che cinguetta. La situazione lo aveva sempre infastidito profondamente. Fu forse in quel periodo che iniziò ad amare, e ad usare, i golfini a collo alto, da tirare spesso fin sul viso a coprirsi la bocca, cosa che in estate veniva sostituita con pashmine di vari colori e altri tipi di sciarpe. E quindi, senza che se ne potesse accorgere concretamente, camminare col collo di lana alzato sul viso era divenuta una sua caratteristica. Camminare con il viso semi coperto, nessuno più ci faceva caso, o se ne sorprendeva. L'insolito gesto di coprirsi la bocca gli era rimasto anche quando non fu più per lui un problema mostrare le sue labbra, ma era invece diventato un modo per guardare tutto dall'alto ed in maniera distaccata, quasi come fosse stato affacciato in prima linea alla balaustra del mondo.
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Tre maggiore di due
RomanceRomanzo New Adult LGBT Intreccio di storie di tre ragazzi che nei primi anni universitari scoprono sulla propria pelle cosa voglia dire crescere, misurare i propri desideri, conoscere i propri limiti, superarli e pagarne il prezzo. Il racconto parte...