Ormai il volume dei loro schiamazzi era fuori controllo, ed aveva attirato l'attenzione della madre di Martin, che da due piani più in su e un po' più in fondo di dove erano stesi, si era affacciata ad una balconata, cercando di sporgersi per vedere se si trattasse del figlio.
― Sei tu, Martin? Sei con Genio?
― Sì signora!! Abbiamo bevuto!
― Ciao Genio, fa sempre piacere sorprendere un figlio ubriaco in giardino!
― Stiamo anche per farci una canna!
I due risero forte, più che per la battuta perché ormai avevano cominciato a ridere per qualunque rumore, e le loro voci scoppiavano in fragorosi scrosci quasi isterici.
― Signora Veronica!
― Ti sento, che c'è?
― Se scende a farci compagnia le sistemo una dormosa!! E le apro anche una birra! E le passo anche la canna!!
Martin si coprì il viso con le mani, incredulo.
― Ti ringrazio, ma meglio un'altra volta, sono già a letto!
Genio sembrò trafitto al cuore, all'idea di lei pronta per la notte.
― Continuate ragazzi, io vi benedico!
Si sentì la finestra richiudersi con un colpo secco, ed anche la luce fra le colonnette della balaustra, che i ragazzi potevano vedere solo diagonalmente, dopo pochi secondi sparì all'improvviso. Genio e Martin erano tornati di nuovo soli.
Genio rimase in silenzio, pancia all'aria e con le braccia gettate all'indietro, e toccava l'erba con le dita. Iniziò a pettinarla con il dorso della mano, e parlottava con voce sognante della madre di Martin.
― Martin... tu non puoi capire...
― E certo che non posso capire... è mia madre, cazzo!!!
― E' la donna più bella del mondo, da sempre, imbattuta. Imbattibile... ha detto che mi benedice...
Martin ricominciò a ridere.
― Sì, come no, so io che benedizione vorresti!
― Ma allora mi provochi?! E' tua madre Martin, ti dico solo questo.
Silenzio.
― Genio, mi sembra che questa serata non finisca mai.
― Sei bravo a cambiare discorso.
― Di cosa stavamo parlando?
― Di tua madre.
― ...no, prima.
Genio si voltò a fissare Martin cercando di essere serio.
― I tuoi, secondo te, scopano?... cazzo... una zanzara!
Schiaffo di piatto di Martin sul braccio di Genio, calcio di risposta ben assestato. Risate.
― Ma che domande sono! Penso di sì, sono giovani.
― Tuo padre pure però non scherza, non sono donna, quindi non colgo il senso profondo di, come dire... ma è ancora... un esemplare da fiera...
― Eh, bravo, mio padre è un esemplare raro, rarissimo.
― Scherzi a parte, tu lo sai che ho sempre avuto un debole per tua madre...
― Veramente? In effetti, un po' lo sospettavo.
― ...un debole per tua madre, è vero, ma tuo padre, io non ho mai capito che tipo è.
― Consolati, neanche io. E vivo benissimo.
Altro silenzio.
― Mio padre, come devo dire... è perfetto, non posso rimproverargli niente. Cordiale, brillante, affettuoso, è campione mondiale di sorriso, lo sapevi? Ha stuoli di stagiste che lo seguono ovunque, e che si impiccherebbero alla fotocopiatrice per un caffè con lui. E poi insomma, è anche bello...
― Martin fai schifo, pezzo di merda senza ritegno! Se volevi dire che anche tu sei bello...
― Perché, che ho detto?
― ...mio padre è bellissimo, è campione mondiale di sorriso...: ma ti guardi allo specchio? Sembrate la stessa persona: Ferrante 2.0, sembri la sua nuova versione riveduta ed aggiornata.
― Ma che dici! Smettila, dai!
Neanche a dirlo, le luci del vialetto si illuminarono ed i due videro l'auto del padre di Martin che rientrava e spariva dietro la villa.
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Tre maggiore di due
RomanceRomanzo New Adult LGBT Intreccio di storie di tre ragazzi che nei primi anni universitari scoprono sulla propria pelle cosa voglia dire crescere, misurare i propri desideri, conoscere i propri limiti, superarli e pagarne il prezzo. Il racconto parte...