Capitolo 15 - III

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― Si, abbiamo un concerto di musica sacra a Santa Croce domani sera.
― E fra un po' iniziano le prove.
― Un intero coro gregoriano di femmine canterine!
Genio non poteva crederci, non aveva mai valutato la possibilità di incontrare giovani coriste attratte dalle cattedrali nella capitale dell'arte italiana.
― Grazie, Firenze, grazie di cuore!!!
Le ragazze risero insieme e si scambiarono due occhiate.
― Perché non venite voi con noi? Sono sicura che riusciremo a farvi entrare... in chiesa.
Martin allungò le gambe sotto il tavolo guardando di traverso la ciotola delle patatine che ormai brillava vuota.
― Ragazze, grazie veramente, ma anche noi questa sera avevamo altri impegni...
Genio lo fulminò voltandosi bruscamente.
― Davvero?! Penso ti stia sbagliando Martin.
Martin scosse la testa, ancora una volta sconfitto dall'intraprendenza cieca dell'amico. Così con un gesto discreto, attirò l'attenzione della cameriera per chiederle il conto. Non era il caso di insistere, perché Genio comunque non sarebbe stato dell'umore adatto a fare discorsi seri, se solo quel tipo di serata fosse andata in fumo a causa della voglia di Martin di fare due chiacchiere.
Uscirono tutti insieme come vecchi amici, ma Martin camminava un passo in dietro e li guardava procedere verso la basilica. Genio sembrava rimbalzare accanto alle ragazze e ne aveva abbracciate due, ma loro non gli davano molta confidenza, semplicemente camminavano insieme ed ogni tanto si scostavano un poco dalla stretta che diventava insistente.
Ma quando arrivarono al portone della chiesa, Genio ebbe la sgradevole sorpresa di non poter entrare. L'incaricato all'ingresso fu categorico: solo le coriste, e fu anche molto severo con loro, visto il ritardo con cui si stavano presentando all'appuntamento. Il coro locale era rimasto in attesa che gli ospiti fossero al completo, e la cosa non era stata ben gradita, a quanto pareva dai commenti che riuscivano a sentire nel rimbombo all'interno, mentre le ragazze entravano e scomparivano nell'oscuro dell'edificio antico ed il portone si richiudeva rumorosamente alle loro spalle, senza che nessuno avesse degnato Genio e Martin di uno sguardo. Neanche le ragazze li salutarono, semplicemente filarono dritte in fila per uno verso l'interno, a testa bassa ed un po' arrossate di vergogna per la lavata di testa.
Martin si allontanò con lentezza quasi bighellonando senza meta, con le mani in tasca ai jeans. Genio era rimasto impalato sulla soglia, quasi ancora a sperare che il portone di legno si riaprisse per farli entrare con tante scuse in risposta.
― ...cazzo Martin! Questo sì che è un coitum interruptum!
Martin si bloccò e scoppiò a ridere piegandosi in avanti.
― Quando vuoi, allora vedi che il latino... serve a qualcosa?
― Sì, come no... guarda adesso ad esempio.
Genio ancora guardava avvilito il portone, mentre Martin rideva, saltellando da fermo, con le mani in tasca, giusto per fare qualcosa in attesa che Genio si capacitasse dell'accaduto.
― Dai, Genio, è una chiesa.
― Va bene è una chiesa, e noi siamo rimasti chiusi fuori.
― Genio, forse non è chiaro: è una c.h.i.e.s.a., che ci volevi entrare a fare?
― Pensi davvero che a Dio importi qualcosa di dove...
― Genio!! Cazzo! Ma almeno non andargli a scopare dentro casa!
Di colpo il tono di Martin era cambiato, e non stava più scherzando. Ormai si era allontanato un po' e Genio lo raggiunse in silenzio, avendo ormai completamente cancellato dalla ram quanto appena accaduto.
Martin tossì, e fermò il suo andare avanti ed indietro sul sagrato. Cercò di riacquistare un tono di voce tranquillo, prima di rivolgere nuovamente a Genio la parola.
― E allora... stavamo giusto dicendo poco fa... che avevamo un certo discorso in sospeso...
Genio tornò in sé sentendo la voce di Martin che gli cantilenava le intenzioni di tornare al pub per riprendere il discorso da dove era stato bruscamente interrotto, in realtà prima che cominciasse.
― Martin, sei una chiavica peggio di mio nonno!! Ma di che cazzo vuoi parlare?
Martin poggiò la schiena contro la parete di marmo a strisce bianconere e rimase in silenzio, aspettando che Genio smettesse di delirare. Alla sua prima pausa lo fissò dritto negli occhi.
― La settimana prossima mi trasferisco a Lecce.

Tre maggiore di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora