Capitolo 21 - I

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Tesoro mio, che mai ti venga in mente che tuo padre non ti ami fino a morire.
Questa notte correndo verso casa ho capito quanto tu sia cresciuto lontano da me. Ormai sei un uomo che lascia la sua casa per cercarne una tutta sua. E forse, per mia mancanza, non ci sarà più possibile recuperare una quotidianità che non abbiamo avuto mai.
Ti chiedo perdono per questo. Se stanotte hai sfasciato la tua stanza avrai avuto le tue buone ragioni, ed io le condivido. Approvo anche la scelta che fai dei tuoi amici, anche se poi magari un giorno, me la spiegherai. Capisco anche il perché tu abbia deciso di trasferirti in una città in cui né io né tua madre allungheremo le mani su di te per proteggerti.
E quindi, ti dico solo una cosa: vivi felicemente il tempo che vorrai e nei luoghi che più ti piaceranno, la mia fiducia in te è tanta ed incondizionata, e la migliore maniera che ho per farmi credere... è caricarti il colpo in canna. So che saprai dove puntare.
Con tutto l'amore del mondo.

― ...e quindi?
Genio ripiegò il foglio avana su se stesso e lo rinfilò nella busta.
― E quindi... mi ha lasciato questa lettera su una bottiglia di Lagavulin. L'ho trovata stamattina vicino alle chiavi dell'auto.
Martin guidava sovrappensiero, ma con il cuore saldamente confuso, e guardava fuori distrattamente, cercando di mantenere il tono della voce piano ed il meno alterato possibile.
― ...'sti cazzi.
Martin sorrise voltandosi a guardare Genio stravaccato al suo fianco, e che come al solito con due parole era in grado di ridimensionare ogni picco di sentimento umano.
― I miei ieri, già è molto se mi hanno dato un calcio in culo per farmi togliere dalle palle...
Risate.
― Ma insomma... è stato ieri, oggi fa già meno male.
Genio fece finta di massaggiarsi il sedere.
― E dov'è la bottiglia?
― L'ho messa dietro. La porto a Lecce. Così.
Martin cambiò espressione in volto di colpo e gettò una manata sul petto di Genio colpendolo rumorosamente e tenendo lo schiacciato contro il sedile.
― Cazzo, cazzo Genio, guarda dall'altra parte e che non ti venga in mente di fare deviazioni... è tardi, e questa volta si va a Lecce.
Stavano oltrepassando l'autogrill contro cui il giorno prima si era arenata la loro finta partenza, e Genio ovviamente non aveva potuto non notare l'ennesima distesa di pullman colorati di scolaresche in delirio sulle piazzuole.
― Non ci credo neanche se ti cali le mutande, Martin. Davvero vuoi dirmi che non ti è venuto duro a passare di nuovo da qui?
Genio si dimenava cercando di toccare Martin fra le gambe e Martin continuava a difendersi con un braccio, premendolo in dietro.
― Forse è venuto duro a te a ricordare il filmino porno che ti abbiamo offerto!
Continuarono a colpirsi, mentre Martin lo faceva un po' alla cieca.
― Ma la vuoi smettere! Neanche alle medie facevamo a gara a chi ce l'avesse più duro!!
Ma Genio non lo lasciò guidare in pace finché non si accertò delle sue condizioni.
― Va bè, adesso ti credo, ma è una cosa incredibile.
― Genio, ma hai capito o no che vado a Lecce per Ludovica?
Genio batté le mani ancora più incredulo.
― E tu ricordi o no che solo ieri ti stavi facendo stantuffare da un'emerita sconosciuta?
Martin contò fino a tre, prima di. Prima di non aver niente da dire.
Il silenzio di Martin troncò il discorso, e Genio si rese conto che non era il caso di infierire.
― ... a proposito di Lecce...
― Eh, una città a caso...
― Ma tu, pensavi che stessi dormendo questa notte, quando ti sei sdolcinato al telefono con un filo di voce?
Martin si guardò nello specchietto retrovisore, era stato preso in contro piede per la seconda volta in pochi istanti. Quella notte, non si era accorto affatto che Genio avesse assistito alla sua telefonata.
Involontariamente con una mossa del mento dal basso verso l'alto si tirò sul viso la collana d'oro ed il cuore di rubino, premuto sulle sue labbra chiuse quel discorso, ancora una volta senza che Martin avesse qualcosa da aggiungere.
― Cristo Martin avresti dovuto ascoltarti, sembravi piccole donne crescono tutte insieme.
― Genio, come parli... ma che cazzo significa questa frase?
― Eri vomitosamente lombricante ai suoi piedi. Un verginello sull'altare con la candela della pace in mano. Ma in chi cazzo ti sei trasformato? Ormai sei una figura mitologica.

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