Martin la fissò bene in viso, per quanto la larghissima e strizzatissima scollatura faceva in modo che lo sguardo gli cadesse più in basso. E mentre la fissava, si accorse di averla già vista, ma ne era confuso, non riusciva a stabilire dove, benché non fosse difficile intuirlo.
― Ciao, ti ricordi di me? Sono Romina!!
Un lampo gli fece ricordare che la sua prima, ed unica, volta al Camelot aveva conosciuto qualche amico di Gaeta, e Romina era la ragazza che Gaeta gli aveva praticamente gettato addosso per poi guardarli limonare sullo sgabello dove Martin era seduto al bancone... sì, era lei... cazzo... Gaeta avrebbe saputo in pochi minuti del suo arrivo.
― Sì, ciao, scusami... senti... vado via... se avete una festa privata...
La ragazza lo guardava senza capire perché volesse andarsene dopo essere appena entrato, e lo stava lasciando parlare, molto arrossata in volto per la musica, l'alcol ed il tono alto della voce che stava usando. Martin non riuscì a trattenere la domanda che gli correva dentro pungendogli la carne.
― ...ma di che festa si tratta?...
Romina era sempre più poggiata sul ragazzo che per primo era corso incontro a Martin per bloccarlo.
― Come di che festa si tratta?! E' il compleanno del Re!!
Una botta d'ictus alla base dei pensieri aveva paralizzato Martin su quelle poche e semplici parole, il compleanno del Re.
Non c'erano molti dubbi che il Re fosse Gaeta, Artù. Nel Camelot. Un sorriso di ghiaccio aveva inchiodato Martin sul viso di Romina che lo fissava ondeggiando.
Romina aveva finito di parlargli gridando ad occhi sgranati per poi quasi tuffarsi all'indietro e scomparire fra gli amici che la riassorbirono nel gruppo, e, dopo aver ondeggiato da braccio in abbraccio, già la vedeva in piedi su un tavolino, in mezzo ad una baraonda generale che sembrava non avere alcun senso. Anche il ragazzo all'ingresso aveva lasciato Martin in balia di se stesso, ed una volta solo fra tanti, Martin si sentì sprofondare ad una velocità maggiore di quella prevista.
Fra tutti i trecentosessantacinque giorni dell'anno disponibili, Martin aveva centrato il compleanno di Gaeta per presentarsi a suo cospetto, e lo aveva fatto entrando nel suo regno senza invito ed al culmine dei festeggiamenti.
Martin già sapeva che al Camelot gli amici di Gaeta lo chiamassero Artù. Ma a differenza della prima volta in cui si era trovato il quel posto, adesso, dopo essere passato con tutto il proprio corpo, e la sua anima, sotto il rullo tritasassi della sua personalità cannibale, ne poteva comprendere maggiormente le motivazioni. Sicuramente lo facevano un po' per scherzo, ma sicuramente anche un po' per un effettivo assoggettamento. Lo scherzo aveva una sua coerenza totale ed altrettanto totalmente si cuciva addosso a Gaeta senza nessuna grinza. Artù era il Re, ed il Camelot il suo regno. Ma presentarsi a sorpresa la sera del compleanno in una festa privata, alla luce di quanto successo fra di loro e di quello che aveva nel cuore, lo sbriciolò in un attimo. Le sue ossa sembrarono non poterlo reggere, lasciandolo in balia dei movimenti di chi gli passava accanto urtandolo e spingendolo in avanti e Martin fu spostato dai loro corpi senza che potesse reagire in nessun modo. Non stava più ragionando, solo capiva che doveva conquistare l'uscita al più presto, prima che tutta la situazione gli sfuggisse di mano, o che si complicasse maggiormente.
Il 20 dicembre era il compleanno di Gaeta, e lui era là ad attendere la torta. Non aveva parole, solo dolore negli occhi.
Mentre con lo sguardo oramai cercava solo la via d'uscita, avendo notato Martin ancora fluttuante nel mezzo della sala, Romina lo raggiunse e gli fece cenno di andare più in fondo al locale, dove avrebbe trovato posto per sistemarsi. Martin guardò nella direzione che lei gli stava indicando, e notò un posto libero, incassato fra i presenti che sembrava quasi aspettare solo il suo arrivo. C'era un tavolino accostato al muro, dietro cui era posizionata una cassa che gli stava facendo esplodere contro musica ad altissimo volume, e che continuava a crescere perché Martin gli si stava avvicinando. Decise di muoversi alla svelta per non perdere l'occasione di accasciasi in quel punto, che gli parve sufficientemente defilato dal centro del locale, ed attendere la migliore occasione per dileguarsi o essere inghiottito dal pavimento. Il fatto che sarebbe stato giusto incollato la cassa gli sembrò un ottimo modo per cancellare il rumore che i suoi pensieri stavano facendo. Nel pieno boato dei bassi sperava di potersi assopire, e solo attendere, e sperare che le cose non precipitassero.
Mentre si sistemava seduto sollevandosi con entrambe le mani afferrate ai bordi, gesto che istintivamente gli ricordò il modo che aveva Gaeta di stare in cattedra, sentiva convivere nella sua testa e nel suo cuore la voglia di scomparire ma anche il bisogno accecante di vedere Gaeta, unico motivo per cui quella sera si era mosso già uscendo da casa.
Romina era di nuovo accanto a lui, e mentre gli si accostava, parlava con degli amici lungo il percorso, sorridendo e difendendo la birra che stava portando a Martin alzandola in alto sulle loro teste.
― Ma dov'è finito Artù?
― Non lo so! Di là non lo vedo! Tu lo vedi?
Una ragazza si era sollevata facendo leva sulle spalle di un amico per guardare dall'alto tutt'intorno nella sala.
― Dici che ha finito?
Un'altra era in piedi su uno sgabello e rischiava di sfracellarsi ad ogni respiro di tutti quelli che le erano accanto. Stringeva fra le mani un largo bicchiere con un cocktail rosa pesca, e guardava dritta innanzi, con una faccia dubbiosa.
― Non lo vedo... Non vedo niente... Non vedo un cazzo! C'è troppa gente.
Una volta vicina a loro, Romina portò notizie sull'argomento, facendo cenno a Martin di come ce la stesse mettendo tutta per portargli da bere.
― Mi hanno detto che si è allontanato con Anna Laura.
― Come Anna Laura?!
La ragazza sollevata sulle spalle riatterrò sul pavimento con un tonfo.
― Mi hanno detto così!
― Il solito puttaniere! E ci lascia qua così!?
Martin coglieva a tratti le chiacchiere poco distanti da lui, ed il poco che afferrava lo portava ad agitarsi sempre di più. Si era totalmente appiattito contro la superficie della cassa, quasi a volerla sfondare per aprire una breccia forzata nelle mura di cinta del Camelot e scappare fuori in strada all'aria fresca. L'ansia che gli cresceva dentro non conosceva limite. Gaeta non c'era, era con la sua ragazza chissà dove. Ed era un puttaniere, a giudizio degli amici. Se si era mosso da casa per avere notizie di Gaeta, finalmente poteva sentirsi soddisfatto. Il cuore nel petto gli si stava spezzando a morsi.
Si portò entrambe le mani fra i capelli e se li tirò dietro come era solito fare tutte le volte in cui più che i capelli aveva bisogno di pettinarsi i pensieri. Le prime notizie che stava raccogliendo su Gaeta lo avevano spiazzato del tutto, e forse lo portavano a convincersi di quanto tutta quella storia fosse stata il risultato di un gioco tirato troppo oltre i limiti, anche per quelli di Gaeta. La furia che aveva nel cuore e nelle vene era la prova urlante che mai come in quel momento sarebbe dovuto uscire da quel posto e cancellarlo dalla mappa cittadina. Ma chi cazzo era questo Gaeta? Che cosa stava succedendo? Gaeta non era gay. Martin non era gay Niente, tutti i suoi ragionamenti e le sue supposizioni erano sbagliati, i conti non tornavano su tutti i fronti. In tutta quella storia di certo c'era solo il fatto che per uno scherzo oltremisura forte aveva buttato all'aria le certezze di tutta una vita, la sua, per ritrovarsi seduto al buio e solo, con il sangue in delirio per Gaeta, che invece era chissà dove a scoparsi la sua ragazza.
― Guarda Ro! Anna Laura è là in fondo...
Romina fissò una bella ragazza bruna che rideva e beveva poco più avanti, e Martin seguì il suo sguardo per capire chi fosse la ragazza di Gaeta. Era bellissima, spiritata e folle come sicuramente piaceva a lui, provocante fin troppo, che guardando dalla sua parte per salutare le amiche si raccoglieva stretti in una mano i lunghi capelli lisci. Martin sentì al volo come quella fosse senza ombra di dubbio la donna di Gaeta, era come se ne portasse marchiato addosso il segno distintivo, nel modo di muoversi, e di ridere, e di guardarsi intorno cercandolo nel mucchio.
― Eh sì, è Anna Laura. E magari allora... è fuori con Lorena... e se le è fatte a turno tutte e due...
Le due ragazze scoppiarono a ridere scuotendo la testa.
― Stai certa che è così, perché Vito mi ha detto che era uscito con Anna Laura.
Le ragazze risero di nuovo, mentre Martin aveva voglia di vomitare sentendo in bocca il primo sorso di birra che Romina gli aveva appena messo fra le mani. Non stava capendo più niente.
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Tre maggiore di due
RomanceRomanzo New Adult LGBT Intreccio di storie di tre ragazzi che nei primi anni universitari scoprono sulla propria pelle cosa voglia dire crescere, misurare i propri desideri, conoscere i propri limiti, superarli e pagarne il prezzo. Il racconto parte...