Capitolo 19 - I

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Martin aspettava Genio poggiato contro l'auto. Aveva parcheggiato in un punto un poco lontano, rispetto al cento dello spiazzo della nuova stazione di servizio, decisamente più modesta della precedente, e lo attendeva all'ombra di un immenso albero dai grossi fiori rossi a forma di grappoli pelosi. Aveva ancora la testa svuotata da ogni pensiero e si sentiva abbastanza stanco. Guardava la chioma dal basso, accecato a tratti ed a tratti colpito dal sole.
Erano le prime ore del pomeriggio del giorno della partenza, e non si erano allontananti da Firenze. Anzi, i pochi chilometri che avevano percorso erano stati in direzione opposta a quella programmata. Si sentiva quasi infastidito dai giri di palude che come sempre riuscivano a cambiare i suoi piani e rimescolare le carte in tavola, tanto che alla fine il risultato non era mai quello che avrebbe voluto... o che almeno si sarebbe aspettato, al punto però da non riuscire a capire di chi fosse la colpa, o ad individuare il momento preciso in cui la strada avesse cominciato a deviare verso percorsi del tutto imprevedibili. Martin, alla fine di ogni divagazione, non riusciva a definire il momento in cui la divagazione fosse cominciata e per mano di chi...
Certo... le mani di Laura...
Sorrise scrutando le persone presenti, lontane nel piazzale, alla ricerca della sagoma bionda ed evanescente di Genio alla luce del sole, ma che non riusciva ad individuare.
Genio, però Genio era sempre nel bel mezzo dei casini, non necessariamente il motivo scatenante, ma sicuramente fondamentale. Proprio come era successo in estate nel Salento, quando allontanandosi dai due amici aveva conosciuto Ludovica. Altra splendida divagazione, che però gli aveva cambiato la vita.
E fra i suoi pensieri comparve Ludovica, in quel momento così tremendamente lontana. Ludovica, gli aveva cambiato la vita, o almeno il progetto che fino a quel momento aveva fatto. Ma a volte le cose succedono senza preavviso, e non ci si può fare niente per modificarle. Per esempio giusto quella volta ci aveva guadagnato una sega che sarebbe rimasta alle memorie di molte persone che si sarebbero sparse per la provincia di Forlì e magari ne avrebbero parlato ad amici e conoscenti, anche di altre province.
Martin continuava a sorridere cercando Genio con lo sguardo, e mentre pensava all'accaduto si passava una mano sul pacco sentendo di avercelo ancora duro, ed intanto continuava a scrutare la piazzola assolata alla ricerca di Genio, che prima o poi avrebbe fatto ritorno.
All'improvviso fu aggredito da un corpo morto che gli si era avventato addosso colpendolo forte alle spalle. Genio gli si era caricato sulla schiena e gli aveva stretto il pacco con una mano e con l'altra si infilava sotto la sua maglia a stritolargli la muscolatura del torace. Martin gridò sorpreso e dolorante per la stretta di Genio che iniziò a urlargli in faccia.
― Porco di un pisellone!! Ma guarda! Ne vuole ancora! Ce l'ha duro come se niente fosse!!
Martin dimenandosi cercava di liberarsi delle strizzate di Genio in ogni dove.
― Ma che cazzo ti viene in mente!! Farti fare una sega in mondo visione! E mentre guidi! Per fortuna che gli autovelox fotografano solo il culo delle macchine!
Martin se lo tolse di dosso sminuendo la gravità della cosa.
― Fanculo Genio, lascia proprio perdere... hai fatto una cosa... ma che te lo dico a fare, lascia perdere. E' stato grave...
― No Martin, forse non hai capito. La cosa non è stata grave, è stata s.p.e.t.t.a.c.o.l.a.r.e!!! Meglio di un porno. Credimi.
Genio tornò ad assalirlo e Martin scoppiò a ridere ormai esausto di tutta quella storia, che si era già trascinata abbastanza.
― E tu, che cazzo ci facevi là sopra?
― No, aspetta, non cambiare discorso, perché il massimo dell'arrapamento di gruppo lo abbiamo raggiunto quando avete iniziato a sbandare, e la tua faccia ha cambiato colore.
― ... sì... ehm... è stata davvero brava... Però adesso basta.
― Martin, stavamo tutti con la bava alla bocca. C'è chi ha anche iniziato a pomiciare pesante, tanto che una prof cessa è venuta in fondo e per poco non mi scoprivano...guarda... non ti immagini che casino... è venuto duro anche a me anche solo a guardarti...
― E certo, che cosa rara...
Silenzio.
― Ma mi vuoi dire che cazzo ci facevi nel pullman? Ma è possibile che non pensi, non reagisci, non attivi il cervello?
― Scusa perché tu?
― Io ero nella mia auto, è diverso.
― Ma la stavi guidando, Martin!!
Genio lo canzonava lasciandolo parlare.
― Quando ti sei accorto che il pullman era in partenza dovevi venire ad avvertirmi, non salire là con loro ed aspettare che le cose succedessero.
― Veramente non è andata proprio così.
― Ah no?
Martin mise le braccia conserte e lo sfidò in una spiegazione.
― Eh sentiamo, come sarebbe andata?

Tre maggiore di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora