Capitolo 24 - III

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Nonostante ognuno fosse preso dai propri pensieri, entrambi avevano una vera voglia di fare l'amore. Martin sembrava mangiare il corpo di Ludovica e lei si lasciava mangiare con una generosità che a Ludovica dava la sensazione di insegnare a Martin come muoversi.
Martin era abile a giocare con lei e lo stava facendo con dolcezza, ma Ludovica vedeva solo la sua inesperienza e continuava a spingerselo contro al ritmo che Martin aveva deciso di seguire, facendogli intendere che avrebbe potuto continuare in quel modo, che era l'unico modo di fare l'amore che avrebbero potuto avere loro, così corrosi dalla voglia di entrare l'uno dentro l'altra e di mischiarsi fin in fondo.
Ludovica sentiva chiaramente contro di sé le forme di Martin, mentre Martin sentiva le gambe di lei irrigidirsi a tratti e poi tornare a tremare. Avrebbe voluto quasi portarla a gridare ed assumere in viso un'espressione tirata e poi incredibilmente libera ed intensa. Ma lei rimaneva sempre voltata da un'altra parte.
Estenuato dai vari tentativi, con una mano Martin le afferrò la nuca e la costrinse a rivolgere il viso verso di sé e fu un errore. Perché la vide gemere, tremare, godere, ma niente altro. Martin non seppe dire a se stesso cosa invece avrebbe voluto trovarci, di certo non vi trovò quella parte di se stesso che sentiva ancora mancargli.
― Martin, Martin ti prego, vieni!
Martin finse di non sentirla. Nel momento più intenso fra di loro, Martin non era riuscito a centrare in Ludovica la nota che tanto aveva atteso, e quindi, non poteva fare altro che scoparsela come fosse l'unica cosa importante al modo da fare, e da dover fare bene.
― Martin ti prego... Sto per morire!
Ma Martin non le obbedì. Non volle venire dentro di lei. Le uscì fuori quasi sovrappensiero, ancora in piena erezione e le prese una mano e se la portò sul pene. Gliela strinse intorno, coprendola completamente con le sue dita, e cominciò a muoverla al ritmo che decise. Ludovica non si oppose, iniziò a baciarlo sul collo, sotto le orecchie, mentre lui le si stringeva addosso lungo il fianco, mente quasi non respirava e con l'altro braccio si abbracciava forte a lei. Alla fine le diede un movimento più veloce, finché Martin le venne contro, e per un lungo momento che a Ludovica sembrò fermo nell'aria, sparse su di lei il suo liquido bianco che oltrepassava il bordo del letto. Martin rimase tramortito, nascondendo il viso fra le lenzuola ed il braccio di Ludovica, il suo viso stravolto. Ludovica cercò le sue labbra per baciarlo, ma Martin era seppellito dalla massa dei suoi capelli in disordine, come un batuffolo di pensieri e desiderio finalmente soddisfatto in parte totalmente.
Rimasero per molto tempo immobili, nudi e con i loro corpi distesi uno accanto all'altro, Martin con il viso nascosto contro di lei, Ludovica che fissava il soffitto, avvolta dai pensieri confusi che avevano nel centro solo Martin, ed il suo bizzarro modo di dimostrarle i sentimenti più profondi, ed il suo bizzarro mondo fatto di sottrazioni. E forse ci si doveva abituare, perché forse Martin amava allontanandosi.
Ludovica sapeva che le incertezze che Martin aveva mostrato durante il loro rapporto non erano dovute a sentimenti confusi o altre fragilità, perché Ludovica sentiva che la differenza d'età aveva avuto il suo peso. Ludovica aveva sentito a pelle l'inesperienza di Martin e si era pentita di essere stata con lui troppo aggressiva, esigente, forse troppo pronta a fare sesso già da subito, forse troppo esplicita nell'esprimere il desiderio di volerlo toccare. Martin aveva subito la pressione del suo approccio così brutale, e di conseguenza aveva vacillato con lei i giorni, e le notti, che avevano trascorso insieme durante sul finire dell'estate. Sicuramente col tempo avrebbe potuto insegnare a Martin il piacere di essere più liberi nel chiedere ciò di cui si ha bisogno. Martin avrebbe avuto bisogno di qualche scossone per imparare a chiedere, e ad osare. Ed avrebbero imparato insieme ad amarsi da adulti, senza paura di niente, e lei gli sarebbe stata accanto, egli avrebbe fatto capire quanto lo amava e quanto aveva bisogno che lui esprimesse tutto se stesso, e gli avrebbe insegnato che chi chiede, non è pazzo. E per Ludovica, accecata dal su cedimento, sapere di essere più grande di Martin era un piacere infinito.
Martin forse dormiva, ma Ludovica non ne era certa. Ne sentiva il respiro irregolare, ma Martin non si muoveva di un millimetro. Certo avrebbe preferito lui fosse sveglio, ma forse, come lei, Martin era in un dormiveglia fatto di morbidezza, accanto a lei al sicuro, nel letto di una casa nuova e battezzata giusto la prima notte di permanenza.
Ma Martin non era assopito in nessuna delle sue cellule, fisiche e cerebrali. Se ne stava immobile con il viso incassato nello spazio triangolare fra il braccio di Ludovica ed il materasso, e rifletteva su di sé, su Ludovica, su quello che era successo e su quello che invece non lo era, sul senso di sete che stava provando in quel momento, ma che non riusciva a vincere, perché non voleva ancora alzarsi, non voleva far finire quel momento per far partire il seguente, cioè il momento in cui avrebbero parlato dell'accaduto. Martin non amava le chiacchiere, i fatti parlavano da soli, sempre. E pensare di dover pensare ai fatti appena accaduti e non, lo confondeva. Martin era perfettamente sveglio, ma se ne restava immobile per evitare le parole. Ruotando di poco il viso riuscì ad afferrare con i denti il suo ciondolo e tenerlo in bocca in attesa che succedesse qualcosa. E continuava a chiedersi cosa quella volta ci fosse stato di diverso. Era stato prima di allora con decine, e decine di ragazze, ragazze che non aveva atteso, o desiderato se non nel momento in cui le aveva avute d'avanti per la prima volta. Era quello che aveva reso Ludovica differente, il fatto di averla desiderata da lontano, e che l'aveva cercata. E che adesso aveva avuto. E adesso?
E mentre rimanevano in attesa ognuno dello svegliarsi dell'altro, un fatto che Martin non aveva previsto, intervenne a dare una svolta alla situazione di stallo in cui si erano infilati ognuno con le proprie motivazioni.
Il telefono di Martin squillò sonoramente, illuminando tutta la stanza di una luce nuova, un po' dissolvendo l'atmosfera ovattata in cui si erano abbandonati dopo il piacere della loro prima volta.

Tre maggiore di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora