Capitolo 17 - IV

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Genio scosse Martin dai suoi pensieri perché il suo cellulare stava suonando. Martin rispose e la voce di Veronica risultò forte e riconoscibile anche a Genio che era a pochi passi.
― Ciao Martin, tutto bene?
― Sì, ciao mamma. Volevo dirti che sto lasciando casa, parto giusto adesso con Genio.
― Ma partite in auto? Con la tua auto?
― Sì. Ma l'auto è carica dei bagagli di Genio. I miei li sto spedendo a scaglioni.
― Martin... pensi sia il caso di portare a Lecce la tua auto? E... chi ti aiuta per...
― No, non preoccuparti, tutto organizzato, Fanny ha organizzato tutto perfettamente, stai tranquilla... o stai come vuoi.
La madre rimase in silenzio, attendendo che Martin aggiungesse qualunque frase alla conversazione, ma il figlio non lo fece, concentrato sui rumori di fondo che avvolgevano il respiro della donna. Genio invece gli si stese sopra fino a raggiungere il telefono ed intromettersi.
― Signora madre... signora madre buon giorno!
― Genio, mi raccomando, ti affido Martin. Fatemi stare tranquilla.
― Non si preoccupi signora madre Veronica, a Martin non mancherà... niente.
― Tu, lo hai il mio numero?
― No, signora Veronica, col suo permesso lo chiederò a Martin.
Mentre parlava con la donna Genio mimava una grande eccitazione, strizzandosi i capezzoli. Martin gli diede un colpo secco sulla nuca, che quasi gli fece saltare di mano il cellulare.
― Sì, Genio te ne prego. E chiamami, chiamami ogni volta che pensi possa servire.
― Stia tranquilla signora Veronica, lo farò, anche solo per raccontarle come vanno le cose.
Genio continuava a strusciarsi in ogni parte del corpo e contro Martin e sembrava quasi se lo volesse scopare in sostituzione della madre.
Martin cercava di allontanarselo di dosso, ma con poca convinzione, visto che sapeva che avrebbe continuato per tutta la durata della telefonata.
― Grazie Genio, di te posso fidarmi. So che Martin non lo farebbe mai.
― Mi creda, glielo ripeto sempre: suo figlio non sa tutte le fortune che si ritrova.
Martin gli assestò un calcio fra le palle, facendolo sobbalzare ed ansimare di più.
― ...tutto bene, Genio? Sento che parli male... stai guidando?
― No signora... sto solo parlando con lei, non farei mai due cose insieme, parlando con lei.
Martin riuscì a riappropriarsi del telefono caricandolo di botte in testa.
― Grazie mamma, grazie di tutto, Genio ti chiama presto, appena sbollentata... l'emozione, grazie, grazie di tutto ed a presto.
― Cazzo Martin, non farlo mai più!
― Fare cosa? Impedirti di eccitarti mentre parli con mia madre?
Martin chiuse la telefonata, mentre la madre aveva iniziato a ridere.
― Cazzo, cazzo, Martin! ma non avevi ancora chiuso!! Sei una merda d'amico, te lo giuro!
La donna sapeva che da sempre Genio aveva un debole per lei, ma la cosa non era mai stata un problema per Martin, che anzi ne era divertito, anche perché l'affetto cieco che Martin provava per Genio era totalmente ricambiato e faceva in modo che mai Genio avrebbe realmente potuto esagerare nello scherzo.
― Non l'ho neanche salutata.
Genio gli mostrò il dito medio di sfuggita mentre Martin apriva lo sportello ridendo, dopo aver sistemato il cellulare in tasca, ma Genio si fiondò più velocemente di lui spalmandosi sul sedile ed accendendo immediatamente lo stereo a palla.
― Martin!! Allora? Si parte o no? Vuoi portare dentro il tuo culo benedetto e darti una mossa?!
Martin si sedette al posto di guida, sfoderò il suo miglior sorriso specchiandosi sul retro dell'aletta parasole, mentre infilava il suo paio d'occhiali da sole. Si passò le dita fra i capelli, lasciandoli come al solito un po' sollevati verso l'alto proprio al centro. Prese in mano la chiave d'accensione e la tenne ben in vista fra di loro.
― tre... due... uno...

Tre maggiore di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora