Veronica sorrise ed allungò le mani sulle braccia del figlio. Lo accarezzò su tutta la loro lunghezza e Martin ne seguì il gesto con gli occhi, e con la mente la sensazione che gli correva sulla pelle, lungo la muscolatura che si velò di una leggera pelle d'oca per pochi istanti. Veronica sorrise ancora e lo tirò verso di sé con affetto e lo strinse forte accarezzandogli il viso, sistemandogli i capelli spettinati e pizzicandolo sul collo. Anche Martin sorrise e le diede un bacio fortissimo che quasi la lasciò spezzata fra le sue braccia di figlio, sconsolatamente adulto ed ormai più alto di lei.
― Martin... Martin, Maaartin!
Martin la guardò allentando la morsa con cui l'aveva totalmente avvolta.
― Sei un ragazzo stupendo, non rovinare tutto.
Martin scuoteva la testa mentre la donna continuava ad accarezzarlo con dolcezza ed a stringergli a piene mani le braccia che lui stava continuando a fissarsi, quasi per misurarne la consistenza.
― Sei la cosa più giusta che io abbia fatto. Tesoro mio.
A Martin tremò il respiro, e poi la voce.
― Mamma, devo andare.
Ormai aveva esaurito ogni dose di accondiscendenza sentimentale, e la vicinanza della madre solo superficialmente disponibile al dialogo lo metteva in difficoltà.
Da qualche tempo però Martin si era accorto di avere finalmente una risposta all'ansia che gli nasceva dentro alla vicinanza della madre. Martin si era reso conto di essere cresciuto e di essere arrivato al centro dei sogni fatti durante l'infanzia, di aver raggiunto quei luoghi con tutto il corpo, e non solo con i desideri. Era arrivato nella piazza principale del suo futuro remoto, e ci era rimasto dritto in piedi nel mezzo.
Era cresciuto senza di lei, che spesso viaggiava e da piccolo aveva passato giorni interi a ripetersi che da grande avrebbero avuto più cose in comune, e che si sarebbero raccontati mille fatti ed avrebbero riso tanto, e lei l'avrebbe abbracciato come quando non lo aveva fatto tutte le volte in cui invece Martin ne avrebbe avuto bisogno.
Ed intanto il tempo era passato, e Martin oramai si trovava assediato da tonnellate di scene affettate ed infinite moine che sembravano quasi gli spot pubblicitari delle belle famigliole che fanno colazione con i biscotti e il latte fresco. Aveva così bisogno di condividere con lei i suoi pensieri, i suoi dubbi, mentre invece nei pochi momenti che li univano, lei giocava a fare l'amica proprio per avvicinarsi di più. Faceva la complice, creando fra di loro un muro di imbarazzante riduzione del rapporto a frasi fatte e soliti discorsi senza contenuto.
Ma di che stavano parlando?... non stavano realmente parlando, c'era solo Martin che solo pensava, e rifletteva sul desiderio di esporsi a lei nel pieno delle sue insicurezze. E invece lei giocava, si nascondeva, alzava i capelli dorati raccolti in una mano e provava posizione da giovinetta specchiandosi con la coda dell'occhio su un coltello poggiato là sul tavolo, e non lo stava più neanche a sentire, tanto Martin era un figlio bellissimo, perfetto, un ragazzo che stava diventando uomo di giorno in giorno... e Martin si chiese se lei mai lo avesse immaginato con una ragazza, su un letto, o in un auto, a slacciare un reggiseno, a infilare le mani fra le cosce...
Ma davvero aveva pensato di parlarle di Ludovica? E cosa le avrebbe detto? Che forse, forse per la prima volta si stava innamorando? E poi, ne era certo? Come avrebbe potuto raccontarlo a qualcuno, se neanche lui era in grado di saperlo?
Però iniziava a capire che forse, forse, Ludovica gli mancava un po', e più si sentiva soffocare dall'aria di casa, più ricordava la casa di lei, così splendidamente vuota, piccola, silenziosa e senza i pezzetti del suo presente che continuavano ad assordargli le orecchie con ciò che tutti continuavano ad attendersi da lui.
Uscì di casa esausto, e con l'idea di passare una serata senza troppi pensieri. Si lasciò Fiesole alle spalle e dopo pochi minuti entrò a Firenze. Parcheggiò senza difficoltà, e già sapeva che Genio lo stava aspettando al solito posto. Camminò pochi minuti con i pollici in tasca, la collana tirata sotto al mento ed il cuore in bocca. Finché riconobbe in lontananza il gruppetto di amici, fra cui distinse subito Genio indaffarato al centro a tenere banco non le sue storie, vere e false intrecciate tutte insieme, mentre gesticolava e faceva un salto avanti, e poi indietro, e saltava su un ragazzo che rideva e cercava di liberarsi, ma che ancora Martin non riusciva a distinguere perché Genio gli aveva stretto a tenaglia la testa con un braccio, e sembrava gliela stesse staccando dal corpo con l'immensa forbice di braccia con cui gli si era legato addosso.
Tutto ad un tratto però l'esibizione di Genio si era interrotta e Genio era rimasto in silenzio, a guardare come Martin si avvicinasse a passi lenti, indifferente ai giorni misteriosi trascorsi lontano dagli amici, lontano da lui che lo aveva visto scomparire nell'oliveto assordato dalle cicale. Così spinse lontano chiunque fosse stato preso dalla sua morsa, ed il ragazzo cadde in avanti sbattendo una spalla al bordo della panchina. A giudicare dalla quantità di parolacce, doveva essersi fatto molto male, ma Genio non lo stava più ascoltando.
Genio lo aveva riconosciuto da lontano controluce, con la sua andatura elastica e la testa un po' incassata fra le scapole, il mento basso, tagliato dalla collana infilata fra le labbra.
― Pezzo di merda seccata al sole! Che cazzo ci fai da queste parti!
La voce di Genio aveva azzittito tutta la piazza. Iniziò a corrergli contro quasi per braccarlo e travolgerlo e quando gli arrivò vicino gli saltò addosso, gli infilò una mano sotto il tessuto leggero della felpa color vinaccia e fece finta di godere mentre gli toccava i capezzoli, ridendo e guardandolo in faccia arrabbiarsi per la sua esagerazione. Ma invece quella volta rideva anche Martin.
― Basta cazzo, Genio!! Già mi fai pentire di essere tornato!
― Ma stai zitto e godi in silenzio, brutta troia scaricata in tangenziale!
Divincolandosi Martin riuscì a liberare un braccio e scivolandolo sotto tutto il peso di Genio che gli si era caricato addosso, riuscì ad afferrare meglio l'oggetto che teneva stretto in una mano, portato con sé da casa e che avvicinandosi aveva nascosto dietro la schiena.
Uno spruzzo di Autan investì Genio in pieno viso, e sebbene Martin avesse cercato di evitare di colpirlo negli occhi, Genio ne rimase accecato come fosse stato spray al peperoncino. Genio rotolò in terra gridando di dolore e imprecazioni per la perdita, a suo dire definitiva, della vista. Martin gli si sedette sopra e gli scoprì la schiena, spruzzandolo completamente, e mentre lo teneva premuto in terra, Genio rideva e con gli occhi rossi continuava scalciando a dimenarsi sotto di lui.
― Sono tornato Genio, sono tornato. Stavi cercando l'Autan? Mia madre mi ha riferito che lo stavi cercando.
― Non nominarmi quella gran gnocca di tua madre! Non adesso!
Genio rideva mentre Martin con i denti era riuscito ad aprire la confezione per versargli tutto il contenuto della bottiglietta sul petto e dentro i pantaloni.
― Fatti un cazzo di bidè col tuo fottutissimo Autan! E non ti permettere più a scaricarmi in mezzo al niente! Sei davvero uno stronzo!
Martin aveva perso il fiato gridandogli contro e dalla fine gli aveva scaraventato addosso la bottiglietta gialla vuota, per sentirlo gridare come se avesse ricevuto una frustata in pieno petto. Poi si lasciò cadere steso in terra accanto a Genio, mentre Genio a braccia aperte sul marciapiede attendeva che le lacrime smettessero di accecarlo, e respirava con affanno guardando in alto il cielo sopra di loro. Erano ricoperti di polvere e foglie secche, e gli altri amici li guardavano da poco lontano.
Rimasero in silenzio, con l'odore dell'Autan che aveva invaso Firenze, finché Genio non si girò a guardarlo.
― Martin, ma che cazzo di fine avevi fatto, già pensavamo di averti perso!
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Tre maggiore di due
RomanceRomanzo New Adult LGBT Intreccio di storie di tre ragazzi che nei primi anni universitari scoprono sulla propria pelle cosa voglia dire crescere, misurare i propri desideri, conoscere i propri limiti, superarli e pagarne il prezzo. Il racconto parte...