Capitolo 21 - III

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― Tu vuoi l'avventurona, il colpo al cuore, l'amore incondizionato... Martin, comprati un romanzo Harmony... e pulisciti il culo. Quella non è la vita vera.
― Tu non sai che darei...
― Basta, basta, basta!!! Ma ti rendi conto che sei un pericolo a piede libero? Un pericolo per te stesso! Non puoi arrivare a casa sua con queste intenzioni e sperare che davvero scoppi l'amore vero!
Martin lo guardò.
― Martin, non mi mettere in difficoltà, non mi sembri tu, non posso essere io ad aprirti gli occhi su questa puttanata che stai progettando!
― Ma che vuoi dire?
― Martin... sei ricco... e tutto il resto...
Genio si passò le mani sul viso, incredulo del discorsi banale che stava per fare con il tono più serio possibile.
― ...e dico... tutto il resto. Ti presenti sotto casa di lei in Maserati e con il cuore in mano... cazzo Martin... domani ti scoppa tre gemelli che poi io... non ne voglio sapere niente di pannolini smerdacchiosi... già te lo dico!
― Non è così, te lo assicuro, lei non è così.
― Guarda Martin, mi ha annoiato, basta così sull'argomento. Poi non lamentarti se ti mangerai il fegato, e le mani... e ti staccherai la carne a morsi...
Martin non colse la provocazione. Lasciò passare la battuta che detestava e solo pronunciò fra sé e sé parole che Genio non sentì.
― Fra Cazzone da Velletri. Sto andando a vivere con Fra Cazzone in persona.
Genio accese finalmente lo stereo. Avrebbe voluto farlo Martin, ma non lo aveva fatto per non dargliela vinta con la sua idea che messo alle strette come al solito trovava il modo di non far procedere il discorso, anche usando la musica a tutto volume.
L'insolita tensione fa di loro aveva fatto piombare entrambi in un lungo silenzio assordato solo dallo stereo, mentre Martin sembrava totalmente assorbito dalla strada che stava macinando a gran velocità, nel conto alla rovescia verso Lecce.
― Fermati appena puoi, devo pisciare.
― ...mi spunta un fiore in bocca... sei tornato fra noi?
Martin accostò in una piazzola.
― ...qui?
Genio guardò la campagna oltre i guardrail.
― Per stroncare il problema alla radice Genio, niente autogrill.
― Più ci avviciniamo a Lecce, più stai diventando stronzo... che farai in pieno centro storico?
Martin spense il motore, e non gli sfuggì il suo tono avvilito. Forse davvero Genio stava temendo un evoluzione in negativo della loro amicizia. Ed il problema stava emergendo in auto, Martin non ci aveva pensato seriamente, aveva dato sempre per scontato che il suo dramma di non andare a Milano fosse dovuto al tramonto della possibilità di frequentare feste che Genio da sempre sognava, ma mai aveva fatto il salto di concetto spostando la sua paura su se stesso.
Martin aveva la sensazione che Genio temesse di essere messo da parte.
Genio stava per aprire lo sportello quando Martin lo aggredì letteralmente sedendoglisi addosso e cercando di scavalcarlo per uscire dal lato del passeggero.
― Ma si può sapere che cazzo stai facendo? Ti vuoi togliere dalle palle... e quando dico palle... mi riferisco in senso letterale...
Martin rideva piantandogli una gomitata nello stomaco.
― Martin, vacca bestia! Mi stai stritolando le palle!!
Martin quindi, certo di infastidirlo, si sentì direttamente autorizzato a rimbalzargli sopra dondolando con forza, senza decidersi a scendere, nonostante avesse già le gambe fuori.
― Ah Martin, smettila cazzo, ho detto che devo pisciare... se continui te la sgancio in auto!
Martin gli passò un braccio intorno al collo e lo strinse forte stritolandolo come in uno schiaccianoci, come spesso faceva.
― Allora, stammi a sentire bene, perché quasi mi offendi se continui.
― ...e tu quasi mi castri... ti togli dalle palle!!!
Genio rideva ma anche cercava di liberarsi dal peso che aveva addosso. Tentava di spingerlo fuori dall'auto, ma Martin si era agganciato saldamente al suo collo, e se lo tirava addosso ad ogni strattone. Martin anche gli schiacciò un piede energicamente per farlo stare un attimo fermo e per poter finire di parlare.
― Non so cosa faremo a Lecce, se davvero Ludovica mi sta aspettando, o se invece scopa già con tutto l'ateneo, ma lo capisci che tutto questo non c'entra con te?
Genio non sembrava calmarsi, e si dimenava seccatissimo, ma divertito.
― Genio, non sto scherzando... io non potrei mai.
― Cosa non potresti, cosa? Scaricarmi per la donna della tua vita?
Martin scoppiò a ridere di cuore nel vedere che Genio aveva finalmente confessato il gatto morto che aveva nel cuore.
― E finalmente cazzo! E ce ne hai messo di tempo a dirmi che la tua paura era questa!!
― ...ma ti vuoi togliere o no dalle palle, esci fuori da questa cazzo di macchina e fammi respirare!
Martin lo strattonava, e con la mano libera gli dava colpi in testa con le nocche.
Iniziarono a darsi botte sempre più velocemente e Genio teneva la testa bassa e colpiva Martin alla cieca, sulle braccia, sul viso, sulle spalle mentre Martin continuava a ridere prendendolo in giro. Ma dopo un respiro profondo, con un colpo di reni Martin decise di uscire dall'auto, saltando in avanti ed oltrepassandolo del tutto. Genio rimase dentro, completamente disfatto dalla rissa. Martin poggiò le mani sul taglio della scocca per affacciarsi su di lui a concludere il discorso.
― Genio, io non potrei mai abbandonarti per una donna, per una birra, per una festa, per una partita, per un concerto, per un lavoro, per una facoltà...
― Cazzo, ho capito Martin, ho capito, fermati.
― Nella mia casa, nella mia azienda, nella mia vita, tu, non devi bussare.
― Smettila Martin, va bene, ho detto che ho capito.
― No Genio, non hai capito, se usi questo tono.
Martin dalla sua voce aveva sentito che Genio iniziava a sentirsi in imbarazzo, perché forse mai era accaduto che il loro dislivello economico e sociale fosse diventato così chiaramente argomento di conversazione fuori da ogni tipo di battuta ironica.
― La donna della mia vita... è presto per dirlo. L'amico di una vita... viene a vivere con me. E Ludovica già lo sa.
Genio dall'imbarazzo sembrava essere passato alla palese difficoltà, era serio e rassegnato.
― Martin... non potrò reggere a lungo il tuo ritmo, lo sai, no?
― Fanculo ai soldi, Genio. Ci basta la salute.
Genio rise e Martin sembrò impaziente di chiudere il discorso.
― Dimenticati di Ludovica, quando pensi a Ludovica.
Genio sorrise all'idea dei vari significati che quella frase potesse avere.
― Sì, bravo, ridi, non te ne perdi una, eh?
Genio si strinse nelle spalle, gli era stata servita su un piatto d'argento.
― E adesso basta, dai vieni fuori...
Martin con un braccio teso in avanti lo tirò fuori quasi di peso e Genio si tirò in piedi aggrappato alla mano di Martin.
― ...devi pisciare sì o no? ...che con tutta questa confusione, me l'hai fatta venire anche a me.

Tre maggiore di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora