― Va bé, dai, beviamoci sopra.
― E magari sgranocchiamoci anche. Che vita di merda!
Martin rideva da sotto il bordo della maglietta tirato fin sopra il mento, e camminava accanto a Genio cercando di reggerne il passo incostante. Poi per attirare la sua attenzione su quello che stava per chiedergli, strinse più forte la sua presa intorno al collo e Genio fece cenno con la testa che lo stava ascoltando.
― Ma perché non la smetti vivere incollato a me?
La voce di Martin era pulita e poneva una domanda netta e sincera. Ma la risposta di Genio arrivò mentre aprivano la porta del pub e le sue parole si confusero col rumore interno.
― Ah! E sarei io incollato a te?! E di te che mi dici?
― Va bè, Genio, ho capito, la nostra amicizia è un nastro adesivo bifacciale. Ma io lo dico per te Genio. Perché non vuoi neanche provarci?
Genio ascoltava in silenzio la voce ovattata di Martin che trapassata la stoffa che aveva premuto contro il mento fin sotto al naso.
― Perché io non valgo niente, Martin, a chi la vuoi raccontare!
Entrarono nel locale che oramai era quasi pieno di gente. Trovarono un tavolino molto piccolo, in una zona un po' più defilata rispetto all'ingresso. Si sedettero e Martin ordinò per tutti e due, anche perché avrebbe pagato lui.
A quanto si erano già detto per strada, non avevano aggiunto altro. Genio a grandi sorsi quasi finì la sua birra in un unico fiato, scuotendo la testa. Martin si era sporto in avanti per paura di non essere sentito, in mezzo alla confusione del locale in piena attività. La cameriera che qualche ora prima gli aveva portato delle patatine, posò nuovamente di sua iniziativa sul loro tavolo un'altra ciotolina di crostini piccanti.
― Vedi? Secondo te, se fossi stato da solo, pensi mi avrebbero offerto questi croccantini? Gesù, mi sento un gatto malato!
Martin scoppiò a ridere. Gli diede un colpetto dietro la nuca che gli fece versare della birra dal bicchiere che stava per poggiare sulle labbra.
― Tu, non vuoi valere niente.
― ...allora... hai sentito?
― Sì, ho sentito, ma non mi hai detto niente di nuovo, Fra Cazzone da Velletri.
― Dai, lasciami perdere, non riesci a farmi arrabbiare di più, neanche se mi chiami Fra Cazzone.
― Ma smettila di fare il martire! Perché invece non inizi a crescere, a fare l'uomo, piuttosto che il bambino arrapato?
― Cazzo Martin, non è la prima volta che parli di bambini arrapati, è disgustante!!
― Senti Genio, è inutile che ci giriamo intorno. Hai da prendere una decisione importante: che cazzo vuoi fare?
― ...io già immaginavo modelle, vernissage, cocktail, olive ascolane...
― In che senso olive ascolane?
― Cose buone ed eleganti, roba da ricchi insomma...
― Ah, scusa, adesso è tutto chiaro.
Martin rideva mentre chiamava la cameriera per ordinare un piatto di olive ascolane.
― Martin! Le olive ascolane dovevamo mangiarle a Milano, alle feste! Non qui, cazzo che proprio non vuoi capire.
Martin aveva afferrato un'oliva e cercava di infilargliela in bocca con la forza.
― Sì, sì, continua a prendermi per il culo tu. Quando ti succederà che ti sveglierai vecchio, col cazzo moscio e senza speranza di luce, capirai quello che hai perso non andando a Milano, e rimpiangerai di non esserti divertito quando avresti potuto, e ti rattristerai continuando a guardarti quel povero cazzo moscio di merda, ed io ti dirò: te lo dicevo, saremmo dovuti andare a Milano, quando eravamo ancora in tempo per divertirci.
― Genio, ti giuro, ti giuro che comprerei tutte le olive ascolane del mondo se servisse a risolvere il nostro problema.
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Tre maggiore di due
RomanceRomanzo New Adult LGBT Intreccio di storie di tre ragazzi che nei primi anni universitari scoprono sulla propria pelle cosa voglia dire crescere, misurare i propri desideri, conoscere i propri limiti, superarli e pagarne il prezzo. Il racconto parte...