Capitolo 15 - VI

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Il silenzio che si aprì fra loro era evidente nonostante il frastuono de locale fosse assordante.
― Davvero Genio, te lo chiedo solo una volta...
Le olive ascolane arrivarono fumanti di friggitrice ad intromettersi fra loro. Martin cercava di capire che aria tirasse nella mente di Genio, se fosse il caso di insistere ed affrontare la questione oppure rimandarla in data da destinarsi. Ma finalmente poi si decise.
― ...vieni a Lecce anche tu.
A Martin sembrò che Genio sobbalzasse per la sorpresa, e che avesse gli occhi rossi, tanto era sulle spine al punto da ignorare le olive.
― Ma che cazzo ci faccio a Lecce, in mezzo al niente... in un posto di merda... a meno che tu non voglia fare il raccoglitore di olive... tanto per dirne una a caso... o il suonatore di tamburello, o aprire un caseificio. No grazie, mi tira di più la gnocca milanese!
― Ma scusa, cosa hai contro la gnocca salentina? E da quando ti conosco che ti stimo per le tue larghe vedute. Quando mai hai fatto differenze di gnocca? Proprio adesso devi cominciare?
― Non so, non so Martin, che ti devo dire? Mi costringi a confessarti che il nostro viaggio quest'estate è stato un vero disastro!
Martin beveva, e salutava degli amici ad un tavolo poco oltre il loro, con dei gesti incomprensibili.
― Dico Martin, ma mi stai ascoltando? Per colpa tua ho avuto un'estate di merda, e tu non contento, hai deciso di rovinarmi anche i prossimi anni, grazie. Grazie davvero.
― Che vuoi dire, scusa. Io che c'entro?
― Come che c'entri? Senza di te... non mi sono divertito, con Valerio, non è stata la stessa cosa.
Martin beveva e cercava di non dar molto peso a quello che sentiva.
― Noi siamo Genio e Martin, e Martin e Genio, e dobbiamo andare a Milano, a riempire di nastro bifacciale ogni palazzo, ogni discoteca, ogni piazza...
― Genio, vieni con me a Lecce, sei ancora in tempo per l'iscrizione. Ho già preso casa, tu non devi preoccuparti di niente. Sono sicuro che in fin dei conti ci divertiremo.
― Come 'in fin dei conti'?
― Genio, io vado a Lecce per Ludovica, lo hai capito, vero?
― Sì, sì, mi era venuto il dubbio che centrasse quella stronza!
― Genio, non cominciamo col piede giusto!
― Quella pezzo di merda che anche se non la conosco già mi sta sul cazzo... e ti giuro Martin, non mi potrà mai scendere...
― Genio cazzo!! Lascia perdere Ludovica!
― Ecco vedi? Già litighiamo per una donna!
Martin rimase a riflettere sulle sue ultime parole.
― Ma io dico, con tutto il tempo della nostra vita a disposizione, proprio adesso doveva comparire il tuo folle ed inspiegabile amore? Ma proprio in quel cazzo di punto di quel cazzo di uliveto di merda si doveva fermare l'auto? Pensa se si fosse fermata un po' più avanti, o se tu te ne fossi andato dall'altra parte... adesso staremmo andando a Milano. Gesù, che storie! Che sfiga biblica!!
― Ma tu che ne sai, e se Ludovica avesse un'amica?
Martin allungò le mani sulle sue spalle e lo scosse molto forte, poi gli assestò due schiaffi affettuosi, e finalmente lo vide sorridere.
― Genio, tu devi credere che Ludovica abbia un'amica, una cugina, una vicina di casa... perché tu devi venire a Lecce con me.
Genio già cambiava faccia al pensiero di tutte le tipologie di ragazze che Martin gli stava elencando, e già se le immaginava, vestite da giovani salentine pronte agli scambi culturali ed all'unione fra i popoli.
Così poggiò le mani sulle braccia di Martin che ancora ogni tanto lo scuoteva afferrandolo per le spalle.
― E vada per l'amica: ma ti avviso, Martin, ti avviso: deve essere minimo la campionessa mondiale di culo a pesca!

Tre maggiore di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora