Capitolo 14 - V

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― Stai serena, era tutto regolare... a giudicare da come gli piaceva massaggiarmi in ogni parte del corpo.
― Ah! Ti ha massaggiata fuori... e dentro?
Ludovica si alzò in piedi con uno scatto brusco, ed iniziò a raccogliere le sue cose.
― Francesca, sei disgustante. Non so neanche perché continuiamo a frequentarci. Anzi meglio, non so perché io stia ancora qui a frequentarti.
― Ma guarda che non volevo dire niente di offensivo. Solo ho detto che mi fa piacere sapere che è un tipo a cui piace giocare con le mani... vuoi mettere, il paragone con chi ti scopa senza neanche chiedere se ti è piaciuto?
Ludovica la guardava sdegnata.
― Dai, non arrabbiarti, ti sto prendendo in giro... sarebbe stato meglio se fosse stato un tipo da una botta e via?
― Francesca, fai che vuoi, non voglio più ascoltarti. Ti saluto, ci vediamo a lezione.
Ludovica si avviò verso casa, con i sandali che affondavano nella sabbia e con il respiro spezzato dall'agitazione del discorso appena conclusosi con sua cugina.
Ma Francesca la chiamò gridando forte, ancora seduta sulla stuoia.
― Ludo!! Senti una cosa!
Ludovica si fermò, senza girarsi verso di lei, e Francesca ne approfittò per farle una domanda.
― Non mi ricordo... come hai detto che si chiama?
Ludovica si sistemò meglio sulla spalla la borsa da mare, e sempre dandole le spalle, le alzò il dito medio, in un gesto che faceva davvero di rado... ma che era l'unica risposta adatta alla domanda di quel momento.
Francesca rise forte.
― Lo prendo come un imboccallupo?
Ludovica si voltò infuriata, continuando a camminare avanti dietro.
― No. Prendilo come un vaffanculo, brutta troia senza ritegno!
― Sei la solita stronza! Sono io che mi chiedo che ci faccio a perdere il mio tempo con te. Oltre a non saper scopare, non sai neanche cosa vuol dire divertirsi.
Ludovica tornò da lei a passi veloci.
― E questo che significa?
― Ludo, tu non sapresti scoparti uno neanche se te lo mettesse in mano bello e duro. Non prendertela con chi sa cogliere le occasioni al volo. La vita va così, spazio ai più capaci!
Ludovica la investì con un calcio di sabbia che la accecò e la fece impazzire dalla rabbia. I granelli si incollarono sul tutto il corpo di Francesca, totalmente ricoperto di olio abbronzante alla noce di cocco.
― Sei davvero stronza, oltre che incapace a letto.
Francesca cercava di pulirsi almeno il viso, intorno agli occhi mentre Ludovica di nuovo si allontanava a grandi passi.
― ...ed anzi, sai che ti dico? Che sei talmente incapace che sicuramente non meriti neanche l'opzione della precedenza!!
Francesca aveva finito col gridarle dietro, ma Ludovica era sparita fra le dune.
Ludovica si diresse verso casa, senza aggiungere altro commento. La sentiva continuare a gridare alle sue spalle frasi pesanti nei suoi confronti, e nel cuore aveva solo voglia di piangere. Aveva voglia di sentire la voce di Martin, che da qualche giorno si era dileguato, dopo quella intensa telefonata durante la quale avevano fatto sesso, o almeno così credeva lei.
Almeno al telefono, lo avevano fatto, e per fortuna non lo aveva raccontato a Francesca... chissà come l'avrebbe presa in giro! Piangeva con lacrime grosse di rabbia, ma non più per Francesca, ma al pensiero che dopo quella telefonata, il silenzio imbarazzante che si era creato con Martin non le permetteva di essere libera di sentirlo con tranquillità. Il silenzio ormai durava da qualche giorno, e la distanza stava diventando incolmabile, e dolorosa. Non si era mai trovata in una situazione così difficile e sfuggente.
Non era vergine, già da un pezzo, ma con Martin le cose erano andate in maniera troppo diversa dal normale, ed aveva paura di fare un passo falso, una mossa maldestra che avrebbe potuto rovinare un sogno incedibile nato a sorpresa da un momento all'altro.
Martin era lontano. Anche lui la pensava? Anche lui non riusciva a respirare, e studiare per un esame che si avvicinava? E no, quello no, Martin sarebbe stato una matricola nuova di zecca, per i primi mesi non avrebbe avuto scadenze. Avrebbe dato qualunque cosa per averlo con lei tutto l'anno, mostrargli la città, parlagli dei professori e magari riuscire a seguire qualche corso insieme. Di sicuro avrebbero potuto frequentare i corsi del professor Regoli, le sue splendide lezioni di storia dell'arte medievale, o anche quelle di Colella, di Gaeta, di Frisenda. Si sentiva ad un passo dalla felicità totale e non poteva fare niente per cercare che le cose andassero al meglio. In quel momento, niente dipendeva da lei. Non aveva potere su niente, solo attendere notizie, le scelte di Martin, in una relazione a distanza rimasta incastrata in una zona di silenzio abissale, atto di imbarazzo e paura di sembrare insistente, bigotta, o peggio ancora, troppo disponibile.

Tre maggiore di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora