Capitolo 14 - I

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Ludovica si era trattenuta in spiaggia quasi fino all'ora del tramonto. Era stesa sulla stuoia mentre il sole calava ed osservava ad occhi socchiusi le ombre dei peli biondi e sottili sulle proprie braccia, carichi di salsedine essiccatasi in chiazze luminose. Aveva le mani sporche di sabbia, e cercò di pulirsele prima di riporre nella borsa il libro che stava leggendo. Non aveva resistito ad una domenica incredibile di fine estate, e si era abbandonata sulla spiaggia già dal mattino, portando con sé alcune letture da fare per l'esame che stava preparando.
Accanto a lei sua cugina le stava raccontando a getto continuo storie di amici e fatti che sarebbero dovuti rimanere riservati.
― Ma tutto questo quando è successo?
― La settimana scorsa, e nessuno si era accorto di niente.
― E adesso? Si salutano almeno?
Ludovica si girò verso di lei, guardandola controluce facendosi schermo con le dita.
― Mah! Staremo a vedere questa sera alla festa. Siamo tutti molto curiosi, in effetti.
Ludovica si voltò dall'altra parte ad osservare con attenzione una duna di sabbia, che era stata al centro del pettegolezzo.
― Certo però... se vuoi fare cose strane... non te ne vai a nasconderti dove sai che tutti passano.
― E questo dico io, secondo me... volevano essere scoperti.
Francesca aveva abbassato il tono della voce e si era avvicinata all'orecchio di Ludovica.
― Certo che lui... che gran pezzo di figo... io l'ho sempre pensato.
― Non so Francesca, però, veramente... lei mi è così simpatica... io al tuo posto non le avrei detto niente...
― Come non sai! Ma dico, gli occhi... ti funzionano?
― Sì ho capito... Silvio è bellissimo... sì. Ma è anche molto serio, che abbia sbagliato una volta...
― Ludo: gente che va, gente che viene. Io vorrei saperlo se chi è con me si truscia dietro una duna con la mia peggior nemica. E se tu non mi dicessi niente... forse la mia peggior nemica sei tu.
Ludovica saltò a sedersi velocemente guardandola fissa negli occhi.
― Francesca, sei la solita stronza. Riesci sempre a spostare tutto sul piano personale fra di noi.
― Ho solo detto che mi sono sentita in dovere di avvertire un'amica di quello che stava succedendo alle sue spalle.
― E da quando... come si chiama... Livia è una tua amica? Ci hai sicuramente goduto da morire a metterti in mezzo in cose che non ti riguardavano.
― Ma davvero, e tu che avresti fatto? Te ne saresti stata zitta per i cazzi tuoi?
― Di certo non li avrei seguiti, spiati e fatto una relazione scritta da consegnare a Livia.
Francesca rideva facendo la faccia esterrefatta.
― Anzi guarda... se dovesse succedere a me, te ne prego, fatti i cazzi tuoi, non lo considererò un tradimento da parte tua.
― A te è difficile che succeda... quel porco al bar con cui lavori... non te lo toglie nessuno, stai sicura.
Ludovica si azzittì con un brivido dentro che le percorse le ossa finendole fra le gambe e lasciandola offesa più di quanto Francesca volesse. Ma la ragazza si riprese, senza darlo a vedere, e continuò a discutere con la cugina impicciona mentre ormai il sole stava tramontando oltre il mare.
― Che c'entra quello. Non sei aggiornata, bella mia.
A Francesca si illuminò il viso con un sorriso intrigante e gentile, falso quanto una moneta di rame, ma che invogliava Ludovica a raccontarle qualche novità, anche solo per esibire la sua splendida medaglia lucente targata Firenze.

Tre maggiore di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora