Capitolo 15 - IV

778 108 12
                                    

Seguì un lungo silenzio, e Martin con le mani in tasca non aveva nessuna intenzione di aggiungere altro, solo si guardava le scarpe da ginnastica accavallate ed attendeva che finalmente Genio si decidesse ad affrontare il fatto che fosse giunto il momento di separarsi.
Le sue parole, sparate ormai senza più indugi, erano finalmente riuscite ad attirare l'attenzione di Genio, che si era bloccato con le mani a mezz'aria, lasciando in sospeso il gesto folle che stava delineando.
― Cosa?!
― Genio, non so da quanto tempo sto cercando di parlarti di questa cosa... e più il tempo va avanti e più la data si avvicina, e prende forma...fino ad oggi, che è praticamente certa.
― In che senso... certa?
― Certa al punto che stamattina è stata pagata la caparra per la casa.
Genio sembrava impallidire.
― ...hai già trovato casa?!
― Come 'già'? Ma sai in che mese siamo?
― Ma come Lecce, Martin?? Ti sei mangiato il cervello a morsi?
― Genio, sai che questa battuta non mi piace!
― Va bene, scusa. E Milano?
― No Genio, Milano non è per me.
― Ma era per me, cazzo!!
― E allora... vacci tu, qual è il problema?
― Ma che ci vado a fare da solo, Martin!
― ...non so cosa dirti, ormai ho deciso.
― Ma io e te dovevamo scoparci Milano insieme!! Dovevamo spaccare tutto e divertirci da maledetti! Ma quante volte ce lo siamo raccontato, e con tutti i dettagli!
Martin non aveva il coraggio di guardarlo in faccia, mentre anche il suo cuore si spaccava sentendo il tono di Genio afflitto e tradito. Ma non poteva non seguire quello che desiderava veramente, tornare a Lecce per Ludovica.
― Genio, sono sicuro che ti troverai benissimo, e poi ci vedremo comunque... a Natale...
― Ma che cazzo mi parli del Natale?! Non mi interessa vederti a Natale! E poi tu eri il mio salvacondotto, la chiave apri porte, il passepartout...
Martin un po' sorrideva guardando in terra, mai offeso per la sincerità con cui Genio sapeva sfruttare ogni potenziale opportunità dell'amico, così senza malizia.
― Grazie per la considerazione d'amicizia... non ne avevo dubbi.
― Dai, Martin, sai cosa voglio dire...
― ...sì, sì, lo so. Vai tranquillo.
Era perfettamente consapevole del dolore che stava dando a Genio che, benché riuscisse sempre a dire la cosa sbagliata nella maniera ancora più terribile... onestamente stava vedendo sgretolarsi sotto gli occhi l'intero progetto di vita dei prossimi anni a venire. Di quelli più belli, almeno sulla carta.
Genio sembrava non avere parole per controbattere la realtà dei fatti. Gesticolava, aveva mille cose da dire a Martin, ma continuava a pensare alla settimana della moda, agli eventi mondani ed esclusivi a cui avrebbe avuto accesso solo se accompagnato da Martin, che sicuramente avrebbe avuto modo di condurre una vita milanese... degna di nota.
Finché Martin scoppiò a ridere e gli si gettò contro, lo abbracciò forte facendogli il solletico sulla pancia, come sapeva che Genio non riusciva a sostenere.
― Martin porca puttana! Mi hai fatto venire un infarto! Che scherzo di merda!
― Mannaggia, dai Genio! Non farmi sentire in colpa! Non sto scherzando.
Genio lo allontanò dal suo fianco, si tolse di dosso il suo abbraccio per guardarlo dritto negli occhi, sempre più incredulo.
― Insomma, a Milano si va o non si va?
Martin lo fissò mortificato, ma sereno e sorridente, cercando di riafferragli le spalle.
― Non si va, almeno non insieme.
Gli passò un braccio intorno al collo e cominciò a camminare verso il loro solito pub. Fu una delle poche volte in cui Genio decise di non opporsi, e di non scambiare per una sfida fisica un semplice gesto affettuoso.

Tre maggiore di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora