Capitolo 16 - VI

757 107 3
                                    

― ...certo che ad auto... non vi fate mancare nulla...
― Ah, è a casa. Ma domani mattina sicuramente partirà. Dai basta, che palle! Prima, che stavamo discendo?
― Tu, mi stavi dicendo... diciamo per la miliardesima volta senza riuscirci... di quel qualcosa che ti manca, e che ti manca da quando ti conosco.
Martin lo guardava, e sperava che nelle lucidissime perle di saggezza che solo Genio sapeva sparare a sorpresa e spesso in piena notte, almeno quella volta ci infilasse una parola nuova, una chiave per cercare di capire dove avrebbe voluto che la sua vita fosse andata a parare.
Genio si alzò sul gomito e si rivolse verso Martin avvicinandosi un poco.
― Ma a te non è mai venuto in mente, che so, almeno giusto qualche volta il dubbio, che stai cercando qualcosa che non esiste?
― Mi piacerebbe, vorrei fosse davvero così. Ma dovrei esserne certo.
― Ma Martin, cresci cazzo, la vita è tutta qui, fra una scopata ed una birra con gli amici, almeno per adesso. Domani poi vedremo, potremo anche comprare della vodka.
Martin sospirò.
― ...non saprei.
E lo disse sottolineando quel suo intercalare di indecisione che tanto lo descriveva e rappresentava nel profondo l'anima di Martin, e che da sempre aveva fatto in modo che Genio quasi si sentisse obbligato a riempire con ragionamenti caotici e tentativi fuori controllo il vuoto lasciato fra di loro da frasi mancanti, e quesiti impronunciabili.
― Io ne sono sicuro, Martin. Non scherzo se ti dico che a volte sei un rompi coglioni caca cazzo buono solo a far cadere le palle a terra anche a un santo evirato. Ma te lo dico con il cuore. E di me, ti devi fidare.
― Sì, sì, lo sento fra una offesa ed una parolaccia.
― Per favore, anche in vista di quello che ci aspetta, impara ad essere sereno. Te lo dico perché così vivremo meglio.
Silenzio in cui si sentivano solo i grilli, il rumore lontano dei filtri della piscina ed il colpo dello sportello di un auto che si richiudeva.
― Tu vivrai meglio... ma anche io Martin, non sopporto più di sentirti sparare una cazzata dietro l'altra su questo argomento, sul serio.
Altro silenzio durante il quale Martin aveva alzato l'orlo della maglia sul viso coprendolo quasi del tutto.
― Ti vuoi vivere questa storia con questa troia caduta da Marte, vivitela e stai sereno. Tanto poi, quando finirà ci penserò io a trascinarti a Milano.
Genio non gli diede il tempo di difendersi che già gli era saltato addosso a cavalcioni stringendogli le mani intorno al collo, poi iniziò ad assestargli pugni contro le costole. Martin continuava a rannicchiarsi per difendersi, ma Genio gli aveva infilato una mano fra le gambe e gli tirava il pacco attraverso i jeans mentre Martin si contorceva ridendo.
― Ti trascinerò a Milano per il cazzo Martin, e vedrai se non ci arriveremo io e te a Milano, anche a costo di staccartelo e gettarlo ad alto e piombo in Lombardia, così, in avanscoperta!
Ormai senza fiato Martin finalmente riuscì a respingerlo sulla dormosa accanto e Genio parve tranquillizzarsi.
― Genio.
― Cosa?
― Sono davvero felice che tu venga a Lecce con me.
― E ci credo, immagina come ti scoppieresti di seghe là da solo!
Martin rise ancora, con sempre meno voce.
― E Ludovica? Ma proprio non la consideri?
― Eh! Ludovica! Stai certo che durerà... quanto un gatto in tangenziale... contromano. E dopo che scoperai con lei l'ultima volta e l'avrai lasciata spiaccicata contro qualche termosifone... cercherai me, perché solo io posso procurarti il vero divertimento. Anche a Lecce.
Martin gli scagliò un altro calcio ben assestato e lo colpì contro un polpaccio. Genio glielo restituì e dopo lo scambio affettuoso di colpi bassi, ormai non avevano energie per aggiungere neanche una parola. Si addormentarono all'aperto, e forse il giorno dopo si sarebbero svegliati lievemente intorpiditi dalla nottata un po' umida trascorsa in giardino.
Nessuno dei due si era accorto che alla fine, non avevano invitato nessuno.

Tre maggiore di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora