Capitolo 17 - II

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Genio si sedette a terra con la schiena contro lo sportello dell'auto.
― Non la sento da tanto.
Genio lo fissava un po' confuso.
― Ho fatto un casino Genio. E non so perché.
― Vedrai che risolverete. Non ti ho mai visto in difficoltà per una ragazza.
― Non so. E' che sono stato uno stronzo, e sono sparito.
― Va bé, lei sapeva che eri partito, che eri tornato a Firenze, non direi che tu sia sparito nel nulla.
Martin si strofinò i palmi delle mani contro i jeans quasi ad asciugarsi di un sudore che non aveva, e rimase a sentire come un'ansia che gli graffiava la pelle più di quanto stesse facendo, affondando le unghie con decisione ad ogni passaggio sulle gambe.
― No Genio, è successa una cosetta... 
― Che vuol dire una cosetta? Da te mi aspetto di tutto.
Martin si alzò seduto e cominciò a sistemarsi i lacci delle scarpe, che non avevano assolutamente bisogno di nessuna stretta ulteriore. Poi si sistemò l'orlo dei pantaloni passandoselo fra le dita, ed in ultimo alzò la maglietta contro il mento, quasi per abbassare maggiormente il tono della voce roca con cui avrebbe continuato la sua confessione.
― L'ultima volta che ci siamo sentiti al telefono, abbiamo...
― Avete litigato? Sai che l'orgoglio è la tomba dell'amore?
Martin lo guardò sorpreso della perla di saggezza, più che altro perché Genio l'aveva piazzata al momento giusto.
― Abbiamo fatto sesso al telefono.
Martin gettò la frase d'un fiato, insolitamente in imbarazzo con l'amico con cui aveva condiviso persino lo spazzolino da denti.
― Martin!! Ma che vuoi che sia una toccatina a distanza, dai!
― A sentire te, non esistono problemi. Ma ce l'hai un cuore?
Genio gli sorrise quasi con espressione ebete, ma compiaciuta.
― Un cuore? Si mangia?
― Cuore, nel senso di cuore. Non necessariamente nel petto, in qualunque altro posto.
Genio non perse l'occasione di stringersi il pacco in una mano, iniziando ad ondeggiare in avanti.
Martin sospirò.
― ...e questa... me la sono cercata, in effetti.
― Va bè, Martin, vi siete un po' strusciati al telefono, e dov'è il problema? Non l'avevi fatto mai?
― ...non con lei. Niente è andato normalmente con lei. L'unica volta che mi sono impegnato, in cui ci tenevo... e poi sono sparito.
Genio gli batté le mani con trasposto.
― Cazzo Martin, adesso lo dici? Ti rendi conto che forse stiamo spaccando l'Italia per niente?
― ...
Genio si sentì precipitare in zone sconosciute del pensiero umano. Persino la voce risultava sfigurata dalla novità che Martin gli stava confessando.
― No, scusa, fammi capire... ma da quanto non vi sentite?
― Da quel giorno.
― ...puoi essere più preciso?
― Genio, non ci sentiamo da un po', sei soddisfatto? Io e Ludovica non ci siamo più sentiti da quando ci siamo chiuso praticamente il telefono in faccia...
Rimasero seduti per terra e Genio era ammutolito, completamente sprofondato in un dolore fisico e mentale. Finché Martin si decise a dare un taglio al piagnisteo, cercando di finire di caricare la macchina e partire. Si alzarono in piedi, pulendosi il sedere dalla polvere.
― ...cioè... da non crederci: stiamo andando a Lecce, e dico L.e.c.c.e, e forse là... non ti aspetta più nessuno?!
Sospiro di Martin, spostamento di bagagli.
― No no, fermi tutti: io da qui non mi muovo. Prendi quel cazzo di telefono e tira fuori le palle!
Martin lo guardava dubbioso, corroso dal non sapere cosa fare, come se Ludovica fosse stata l'unica, e soprattutto la prima ragazza della sua vita.
― Sveglia Martin!! Non ti sto chiedendo di farti uno scatto all'uccello!!

Tre maggiore di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora