Capitolo 13 - I

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Martin era sveglio già da un pezzo, ma non si decideva ad alzarsi. Non era tanto abituato a poltrire nel letto, ma quella insolita sensazione di relax gi sembrava un privilegio riservato a chi avesse finalmente finito di andare a scuola di prima mattina. La parentesi del liceo si era chiusa, e la sensazione di rilassata libertà aveva iniziato ad infiltrarsi nella sua mente come un nuovo stile di vita. Sentiva che iniziava a distaccarsi da quello che era stato in precedenza, come un grosso banco di ghiaccio dal blocco principale, scricchiolando quasi impercettibilmente, forse ancora fermo sulle vecchie posizioni, ma con ormai la mente ed ogni fibra del proprio corpo orientata verso nuove prospettive.
Crack.
Certo lo sapeva, non avrebbe dovuto fare l'errore di confondere quell'ansia che sentiva con la totale assenza di regole e di impegni. Avrebbe comunque avuto un calendario da rispettare, ma gli orari delle lezioni all'università gli avrebbero permesso di gestire le giornate in maniera più flessibile che in passato. A quel pensiero sorrise, pensando a quale senso avrebbe potuto dare Genio alla parola 'flessibile'. Non c'erano dubbi che la partita 'Genio contro il resto del mondo' si sarebbe dovuta affrontare quanto prima. In non riuscire a parlare dell'eventuale futuro insieme, stava diventando davvero un grande mostro intoccabile fra loro. E poi c'era sua madre, e Ludovica che lo aspettava al varco verso sud... ma in realtà ce l'aveva messa lui stesso al varco in attesa...
Tutto il sistema cominciava veramente a scricchiolare sempre più chiaramente. Martin sapeva di essere in un piccolo, grande, nodo di emozioni e decisioni da prendere, senza avere idea di cosa mettere al primo posto.
Così decise tanto per cominciare che sicuramente non avrebbe mai potuto rinunciare a frequentare una palestra. Sicuramente a Lecce ce ne saranno state. Forse sarebbe anche riuscito a viaggiare di più, sarebbe andato a trovare più spesso la nonna che viveva a Sirmione, e che non vedeva da molto.
A Martin mancavano le chiacchiere sotto al portico nei pomeriggi d'estate, in attesa che fosse l'ora per uscire con gli amici, e si rendeva conto che quando la nonna li andava a trovare, la sua presenza in casa forse faceva più piacere a lui che a suo padre.
Avvolto dai suoi pensieri, Martin si rigirava nel letto, finché decise che fosse arrivata l'ora di alzarsi. Mentre faceva colazione di nuovo tornò a pensare che dai pensieri sulle decisioni da prendere, sarebbe dovuto passare ai fatti e cercare almeno di uscire da quella fase nebulosa che tanto lo attanagliava.
Poggiato contro il muro in attesa che il caffè fosse pronto si accorse di aver perso di vista l'argomento. Fare il primo passo, in qualunque direzione, su Ludovica, su Genio, sui suoi, sulla città... fare il primo passo che chiarisca il punto, che metta in chiaro le cose.
Il resto, si sarebbe costruito di conseguenza.
Non sapeva se gli creasse più difficoltà pensare di scegliere la città in funzione di Ludovica, oppure pensare a Ludovica come talmente al centro dei suoi desideri da fare passare in secondo piano la scelta del luogo a cui da anni aveva dedicato tanto tempo a far progetti insieme a Genio.

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