Ludovica fece il cenno di cercare di prendere sulle sue spalle anche lo zaino di Martin, ma lui non glielo permise, semplicemente riuscì a sgattaiolare fuori quasi strisciando sulla superficie delle pareti, ed infilare la rampa delle scale, e quasi correre verso l'uscita.
Ludovica era rimasta sola con Gaeta, e prima di lasciarselo alle spalle, lo salutò sottovoce un po' arrossendo, ma lui parve non sentirla, tanto era impegnato a sistemare le sue carte.
Appena Martin fu fuori all'aria aperta, il bianco della scalinata di marmo gli sembrò fatto di ossigeno puro, e subito il colorito sul suo volto riprese vigore, ed anche la sua voce, ed il respiro tornò regolare. Ludovica lo raggiunse quasi subito scendendo i larghi gradini pericolosamente in velocità provocando un gran rumore di tacchi quadrati. Lo affiancò con attenzione, evitando di urtarlo.
Martin aveva tutti i pensieri in blocco totale, aveva solo voglia di tornare a casa e resettare ogni cosa, esattamente come Gaeta aveva stabilito, consigliandogli di fare ed anche quella volta la sua parola sarebbe stata legge.
Respirando a pieni polmoni, guardava i colori intensi degli oleandri che scoppiavano come fuochi d'artificio nelle grandi aiuole di fronte all'ingresso della facoltà, e non sentiva niente di tutto quello che Ludovica gli stesse proponendo per farlo sentire meglio.
― ...e comunque... lo stress dovuto ai cambiamenti, città nuova...
Martin sentiva sulle spalle il peso dell'edificio che si era lasciato dietro, e si lasciava attraversare dalla luce e dal vento che lo avevano avvolto appena fuori dal portone.
― ...nuovi impegni... stai tranquillo...
Alzò lo sguardo in alto, vide i piccioni che si poggiavano sull'Arco di Trionfo alla sua destra. Aveva la gola secca, aveva solo voglia di piangere.
― ...vedrai che quando l'anno si avvierà...
Come parentesi di senso compiuto, il lungo discorso che Ludovica stava blaterando gli arrivava spezzato in frasi sconnesse da ogni cosa in quel momento stesse pensando.
― Basta Ludo! Ma che cazzo stai dicendo! Lasciami un attimo in pace!!
Si sistemò meglio lo zaino in spalla e si allontanò da lei a passo veloce, avviandosi verso l'auto parcheggiata poco lontano, e Ludovica si rese conto che non le aveva lasciato prendere con sé lo zaino perché già aveva deciso di tornare a casa solo.
Dopo un attimo di sorpresa, Ludovica non si fece lasciare dietro, lo raggiunse alle spalle e lo costrinse a voltarsi.
― Martin! Ma che sta succedendo? Non ti riconosco più!
Ludovica nel pronunciare quella frase sentì il brivido della possibilità di sentirsi rispondere che in realtà non si conoscevano affatto. Ed anche Martin in sincrono aveva avuto lo stesso pensiero, e guardandosi si intesero quasi crudelmente, ma Martin non volle essere ancora più cattivo, in un momento in cui si rendeva conto che Ludovica, più che aiutarlo avrebbe potuto fare solo da capro espiatorio. Cercava di allontanarsi da lei quasi per salvarla dalla carica negativa di cui si stava riempiendo a vista d'occhio. Mano a mano che il suo cervello ricominciava a funzionare, Martin si rendeva conto che avrebbe potuto scaricare su Ludovica la rabbia e l'orrore dei sentimenti che non riusciva ad esprimere in presenza di Gaeta, ma che in presenza di Gaeta si sollevavano come un mare in tempesta, e la tempesta continuava anche in sua assenza, ormai non poteva più negarlo. E comunque in quel momento stava cercando di tenere chiuso il cassetto in cui aveva chiuso le sue riflessioni chiuse ad ogni tipo di valutazione, o commento, perché per aprirlo avrebbe avuto tempo, nella sua camera, ed in solitudine, e forse.
― No Martin, io non ti lascio andare via così. Mi stai spaventando! Adesso chiamo Genio!
Martin aveva raggiunto l'auto, che si era aperta con un suono sottile e ritmato, ma a quelle parole si fermò, e si voltò verso di lei. La vide ferma a fissarlo, ed il cuore gli si strinse di vergogna, di dispiacere per il casino che nel giro di pochi giorni aveva soffocato tutta la sua vita interamente e fino in fondo, ed il suo rapporto con lei.
― Ludo, ti prego, andiamo a casa. Vorrei solo che questa giornata finisse adesso.
Martin entrò in auto e le aprì lo sportello. Ludovica pensò di aver capito male, quando aveva pensato che volesse lasciarla là da sola ed andarsene.
Si sedette accanto a lui in silenzio, e lo sentiva guidare con un nervosismo ed un accanimento che non riusciva lontanamente a capire. Un po' si stava tranquillizzando notando come il suo colorito fosse tornato normale, ma Martin continuava a guidare a grande velocità in pieno centro cittadino, all'ora di punta in cui i bambini stavano uscendo da scuola ed autobus colmi di passeggeri sfrecciavano sui viali a pieno carico. Ludovica fece il gesto di tenersi più saldamente al sedile, irrigidendo la schiena all'indietro. Martin la notò con la coda dell'occhio, e si rese conto di quanto fosse fuori di sé, accanto a lei, senza averle dato nessuna spiegazione, senza che lei comunque la esigesse, e senza che lei centrasse nulla. Senza che potesse fare niente per calmarlo.
Senza avvertirla, con una brusca frenata inchiodò l'auto in una manovra di parcheggio quanto meno improvvisa, e spense il motore dell'auto.
Rimase in silenzio respirando affannosamente, riverso sul volante, con i capelli in avanti, spettinato e quasi in dormiveglia. La mano di Ludovica si allungò su di lui, fino ad affondare le dita fra i ciuffi, a massaggiagli la nuca e Martin non poté non ricordare con violenza la presa della mano di Gaeta che lo aveva afferrato nello stesso punto, facendolo sentire completamente nelle sue mani in attesa di essere solo distrutto in mille pezzi, con il fiato interrotto dal cuore incastrato fra se stesso e le proprie paure accecanti. E non poteva non accorgersi di quanto la carezza di Ludovica fosse differente. Con la fronte diede un colpo sul volante, mentre Ludovica cercava ti tenerlo fermo, e poi ne diede un altro, al pensiero che Gaeta forse avesse avuto paura di una denuncia. Tutte le sue parole, le sue carezze, le sue promesse, i suoi spericolati giri di ragionamento, era tutto quanto finito, e doveva dire solo grazie a se stesso. Tutto era rovinosamente crollato nell'abisso della volgarità di un reato o di un provvedimento disciplinare. Questo pensiero lo stava facendo morire ad ogni battito del cuore, e lo fece sciogliere in un sospiro doloroso e che aveva nel suo suono tutto il verde del mondo, che Ludovica non poteva vedere, perché Martin non la stava guardando, perché stava pensando ad altro, ma che Ludovica sapeva esistere nei suoi occhi in quei momenti, così cristallini e trasparenti. Ed alla fine, finalmente Martin si voltò a guardarla, con lo sguardo afflitto, ma animato da una luce che fece ritrovare a Ludovica il ragazzo di cui era innamorata, ed a Martin la sagoma della sua ragazza, sedutagli accanto.
Martin la abbracciò fortissimo, schiacciando il viso fra i suoi capelli, sentendosi riempito dal suo profumo, dalla sua pelle morbida sotto le sue mani, dal suo corpo che conosceva bene forse più del proprio, e che non opponeva nessuna resistenza ai suoi gesti. In un abbraccio rubato in auto, per strada, Martin poteva realmente misurare l'amore che provava per lei, e la serenità che lo attraversava quando se la sentiva affianco, quando era certo che Ludovica esistesse per lui, e che tutta Lecce era il luogo in cui avrebbero cercato di far nascere il loro amore, circondati dal mare e dalle granite al caffè. Un eccitazione forte ed impetuosa lo spingeva su di lei, ed a non lasciarla respirare, a rovinarla di baci a mangiarle le labbra, a morderle ogni parte del viso che poteva raggiungere, ad assaporare la morbidezza delle sue guance, la delicatezza delle sue labbra, il sapore di ogni suo bacio, che non era mai l'ultimo, e che gli facevano solo immaginare cosa avrebbe voluto fargli se fossero stati in casa, da soli, nel suo letto, con a disposizione tutto il tempo del mondo, tutto il sesso del mondo, tutto l'amore del mondo.
Ludovica lo allontanò un poco, per guardarlo negli occhi e capire se fosse o meno lo stesso Martin di qualche minuto prima... e non fu certa della risposta.
― Ti prego Ludo, non mi allontanare.
― Martin, cerco solo di prendere fiato!
― Solo stringimi forte, e vieni a casa con me.
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Tre maggiore di due
RomanceRomanzo New Adult LGBT Intreccio di storie di tre ragazzi che nei primi anni universitari scoprono sulla propria pelle cosa voglia dire crescere, misurare i propri desideri, conoscere i propri limiti, superarli e pagarne il prezzo. Il racconto parte...