Capitolo 21 - II

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Silenzio.
― Hai pensato mai di scrivere un dizionario?
― Ma che cazzo dici?
― Magari è il tuo futuro: "Il Geniale Genialese... per l'uomo di mondo", scritto da Fra Cazzone da Velletri, esimio maestro d'arte oratoria.
― Fammi una pippa Martin! Anzi no, prima cerca su 'sto dizionario cosa dice alla voce 'Autoinculata dell'uomo di mondo", perché è quello che ti stai andando a cercare a Lecce.
Ancora silenzio, mentre Martin involontariamente iniziava ad accelerare per superare ogni mezzo avesse d'avanti. Si sentiva in gara persino con le fattorie.
― Perché non credi neanche un po' al fatto che possa essermi innamorato davvero?
― Perché ti conosco. Non ho bisogno neanche di un attimo per pensarci: perché ti conosco.
― Non puoi pensare veramente una cosa simile. Cioè io secondo te non posso fare qualcosa che tu non preveda possibile per me?
― Martin, non rimescolare le carte... con le frittate, non sto dicendo questo. Non sto dicendo che avrai una vita limitata alle mie fantasie, sto dicendo che non sei innamorato di Ludovica... non te la sei nemmeno scopata!
― ...magari è quello che fa la differenza...
― E che vuol dire? Basta non portarsi a letto la prima che passa per trovare la donna della propria vita? Ma ti rendi conto di che cazzo stai dicendo??
― Sai cosa, è che io vorrei veramente essere innamorato.
Genio rise, voltandosi completamente verso Martin, spostando lo stravaccamento dallo schienale allo sportello.
― Bé, questa è un'altra cosa, c.o.m.p.l.e.t.a.m.e.n.t.e un'altra cosa.
― Anzi ,no. Non è solo questo. Io vorrei veramente che lei si innamorasse di me.
― E che cazzo Martin! Questa è un'altra cosa ancora!
― Anzi, no, eccotene un'altra: io vorrei che lei mi amasse, per poterla amare veramente.
― Martin, con te non si arriva da nessuna parte!! Non puoi chiedere a nessuno una cosa simile, neanche ad un'accattona che ti veda passare bello come un dio e tutto tempestato di soldi. E devi rischiare, rischiare di buttare nel cesso le tue aspettative, no?
― Non voglio dire quello che hai capito.
― Ma sai che si capisce se parli così? Che tu vuoi prima la certezza che ti ami lei, per poi innamorarti, ma che palle Martin, non puoi avere tutto su un piatto d'argento!
― Quindi secondo te... dovrei rischiare... di più?
― Martin ma scherzi? Tu nella tua vita non hai mai rischiato un cazzo! Ti decidi a crescere?
― Quindi pensi che dovrei...
― Aspetta, aspetta... frena... che non ti venga mai in mente che io ti stia spingendo fra le braccia, e le gambe, ed il culo ed in quello che vuoi di questa cazzo di Ludovica che c'ha anche un nome di merda come quello di un dittatore, tipo che so, Ludovico il Moro.
― ...che non penso fosse un dittatore.
― Non voglio dire che devi corteggiare Ludovica, voglio dire che te la devi scopare prima di capire cosa vi unisce.
― Per ora so quello che ci allontana.
― E cioè?
― Che sono un coglione, che avrei dovuto non far passare tanto tempo prima di richiamarla, che se arrivo là e la trovo... non me ne potrò lamentare, che se solo accadrà... non so Genio. Non so.
― Ma stanotte mentre miagolavi, lei che ti diceva, la vedevi pronta...
― Non ne ho capito niente Genio, forse l'ho chiamata perché ancora ero ubriaco, le ho parlato a raffica di mille cose, molte non me le ricordo. Ma una cosa me la ricordo, che lei non ha mai detto di amarmi, neanche quando l'ho fatto io.
La sua voce tremava quasi impercettibilmente, mentre non riusciva a staccare lo sguardo dall'asfalto. Genio gli diede una pacca su una spalla, un po' per sminuire l'atmosfera.
― Genio non scherzo, io ho bisogno che lei mi ami, e che non mi regali una bottiglia di Scotch whisky single malt per dirmelo.

Tre maggiore di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora