Capitolo 19 - V

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Veronica era seduta alla penisola alla quale ogni mattina Martin faceva colazione, in compagnia di un ragazzo a prima vista molto giovane.
Non erano in atteggiamento particolarmente intimo, semplicemente stavano mangiando qualcosa da piatti molto ampi ed ondulati. Non parlavano fra loro, semplicemente si guardavano assaporando ogni boccone come se fosse stato l'ultimo della loro vita. I loro visi però erano molto più vicini di quanto avrebbero dovuto. Il ragazzo attirò tutta l'attenzione di Martin, che lo fissava muoversi con disinvoltura in casa sua, e sorridere a sua madre.
Martin rimase a guardarli giusto il tempo che la madre si accorgesse della loro presenza. Appena Veronica mise a fuoco il volto del figlio sembrò raggiungere la stanza da luoghi profondissimi e lontani, e si riprese con evidente difficoltà alla vista di Martin poggiato contro la parete innanzi a lei. La donna si affrettò a strofinare ossessivamente le labbra contro il tovagliolo candido come se avesse dovuto pulire di più delle tracce di cibo, e scattò in piedi urtando lo sgabello, pur senza riuscire a muoversi verso di loro. Il ragazzo seduto non fece una piega, semplicemente si voltò verso i due nuovi arrivati, e Martin ebbe la concreta certezza della sua età. Probabilmente erano coetanei, e forse lo aveva anche già visto in città, non ne era certo, ma il viso non gli sembrava del tutto nuovo, se non fosse stato per il fatto che forse gli risultava familiare per l'incredibile somiglianza che aveva con suo padre.
― Ma... Martin! Che ci fai ancora qui!
Martin non riusciva a mettere insieme tutti i pezzi del quadro, ed ancora non si staccava dalla superficie a cui si era aggrappato con le mani aperte a toccare la superficie dell'intonaco.
― Posso dire lo stesso con te... ma non te lo voglio chiedere.
La voce che usò sembrava impastata di terriccio secco, e non sapeva dove guardare, se la madre o la mobilia, o il cibo nei piatti, il cibo della cena che avevano interrotto.
Dal canto suo Genio era rimasto di pietra ad osservare la scena e soprattutto a radiografare l'ospite che ancora non si scomponeva, continuando a giocherellare con gli oggetti sul tavolo.
Martin si schiarì la voce anche per riprendere il controllo dei suoi pensieri d'avanti all'incredibile sorpresa che la madre gli aveva involontariamente riservato.
― Senti... noi siamo di sopra, ordiniamo una pizza ed andiamo a dormire.
― Aspetta Martin...
La donna urtò di nuovo lo sgabello facendo molto rumore di metallo trascinato, mentre Martin le passava accanto infilando il corridoio di servizio con in fondo le scale per i piani superiori.
Genio lo seguiva in silenzio ed a testa bassa. Gli pulsavano le tempie e sembrava visibilmente arrossato in viso. Anche lui passò accanto alla donna, e la salutò toccandosi la fronte quasi in segno militare, ma non riuscì a guardarla in viso, tanto era l'imbarazzo, e la fretta di sparire seguendo Martin in una zona più appartata della casa.
Veronica però, dopo un istante di indecisione, si lanciò alle spalle di Martin, raggiungendolo sui primi gradini.
― Martin!!
La donna gridò inutilmente il nome del figlio, che continuava a salire.
― Per favore Martin, fermati un attimo!
― Non dirmi che vuoi parlare?
― ...Martin...
― E di cosa vuoi parlare? Adesso vuoi parlare?!
Martin rimase immobile con la mano salda al corrimano, non riusciva a voltarsi verso la madre, ma neanche a sparire continuando a percorrere la rampa verso la sua camera.
Genio con un balzo superò l'amico e veloce come un gatto scomparve nei meandri del piano superiore. Entrò in camera di Martin e si chiuse sonoramente la porta alle spalle.

Tre maggiore di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora