Capitolo 39 - V

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Gaeta smise di ridere, totalmente estasiato dalla sua aria stizzita ed ombreggiata, sospesa sulla totale confusione di un discorso che continuava a girare intorno a niente.
― La sua ragazza... è proprio dichiarata così all'anagrafe, o abbiamo un nome più definito per qualificarla? 
E di nuovo improvvisamente aprì un sorriso luminoso e tranquillo, mentre Martin era di colpo diventato livido, accorgendosi di quante volte avesse detto in pochi secondi 'la mia ragazza', e sgranò gli occhi ad una nuova risata di Gaeta, più forte delle precedenti. Ogni suo tentativo anche solo di parlare di niente diveniva incredibilmente una trappola nelle mani di Gaeta.
Martin si sentì la voce tremare, ma ugualmente volle sostenere il senso di ciò che stava cercando di tenere in piedi.
― V... volevo solo dire che la mia ragazza...
Martin osservava il divertimento di Gaeta portato al culmine mentre seguiva il suo scandire le parole come se le avesse avute sulla punta della lingua, ed ancora proruppe in una risata sinceramente divertita per la totale assenza di qualunque differente argomentazione.
― Voleva solo dirmi che ha una ragazza...
Martin lo fissava, un leggero tremore sul mento lo faceva stare sulle spine.
― ...e quindi?
Le regole della normale conversazione che Martin aveva pensato di aver nuovamente riconquistato parlando con Gaeta si erano rivelate illusorie, perché erano l'arma con cui Gaeta lo stava facendo girare su se stesso, ed a Martin girava la testa anche solo a guardarlo così intenso e presente a pochi passi innanzi a sé. La rabbia che aveva dentro però sbatteva contro il sorriso di Gaeta, che era irremovibile e profumava di luce e non lasciava spazio a nessuna nota negativa, o anche solo lontanamente aggressiva nei suoi confronti, e la cosa, lo faceva maggiormente imbestialire, mentre Gaeta continuava a fissarlo alzando ancora di più il tono del suo divertimento vedendolo fremere e dimenarsi per un discorso intorno al nulla.
― ...ma che cazzo...
Gaeta lo interruppe in un modo così deciso da far capire a Martin che ciò che stava per chiedergli, Gaeta lo avesse già messo in conto. La sua espressione in volto divenne di colpo intensa e concentrata sulla figura di Martin che aveva d'avanti, distante solo pochi passi ma che non potevano essere coperti in nessun modo. Ed il suo dondolarsi ostinato in avanti ed in dietro, puntellato a mani strette contro il bordo della scrivania non faceva che sottolineare a Martin che se solo Gaeta avesse voluto, le cose sarebbero andate diversamente, ed alla visione di quel movimento ripetuto e frenato nel momento di massimo ondeggiamento in avanti, Martin rimase gelato come quando invece nell'auto Gaeta aveva deciso di togliere quel freno, ed in quel momento Martin capì che Gaeta non aveva cancellato niente della notte in auto, che l'alcol non era stato sufficiente a fargli rimuovere la gravità e l'importanza di quello che era successo, e la vertigine che ormai aveva imparato a conoscere ogni volta che tornava a ricordare quei momenti, lo attraversò partendo dai piedi e finendogli negli occhi proprio mentre Gaeta negli occhi lo stava fissando e quell'incrocio di sguardi fu sufficiente a raccontare a Gaeta cosa stesse scorrendo nelle vene di Martin. E la cosa lo fece sorridere ancora.
― Della Gherardesca!!
Ma Martin tentò di finire la sua frase di poco prima, interrompendo a sua volta Gaeta.
― ...si può sapere che cazzo hai da ridere?
La voce di Martin inveì contro Gaeta una domanda tanto semplice quanto dolorosa, una frase quasi gridata e Martin notò che per un attimo gli occhi di Gaeta si sgranarono su di lui ad osservarlo ancora più a fondo, ma Martin non aveva dentro più niente che Gaeta non avesse già sventrato e reso ridicolo.
― ...Della Gherardesca. Mi faccia capire una cosa... ma lei davvero in questo momento vuole parlarmi della sua ragazza?
Martin era saltato in piedi sentendosi un verme cieco che si dibatte su se stesso bruciato sotto la luce viva, perché Gaeta di colpo gli aveva tolto di dosso il masso sotto cui Martin si era nascosto e lo aveva costretto ad un confronto che era chiaro che Martin non volesse, facendolo scivolare dentro senza neanche lontanamente farglielo capire.
Al culmine di una nuova dondolata in avanti, Gaeta tornò indietro e rimase fermo, ad osservarlo a due passi da lui e Martin gli sembrò sul punto di avventarglisi contro. Quale migliore occasione per provocarlo maggiormente, perché quei passi che ancora li dividevano fossero coperti tutti Martin e di sua volontà.
― Vuole sapere perché rido? Perché mi fa ridere vederla balbettare storielle da due soldi, quando invece potrebbe chiedermi altre cose, ma non ne ha il coraggio.
L'affondo di Gaeta era arrivato sulla carne viva dell'anima di Martin, ed aveva colpito a ciel sereno.
Martin sgomento cercava di non sbriciolarsi d'avanti a lui, tentava disperatamente di non perdere il filo di un discorso inesistente, mentre ormai era chiaro che Gaeta lo avesse nuovamente messo al centro della piccola arena che ancora li divideva, per giocare con Martin al tiro al bersaglio.
Il viso di Martin sembrava chiuso in una fessura. I suoi occhi verdissimi ribollivano di una furia che non trovava voce per uscire, ed insieme non aveva il coraggio di cercare le parole necessarie a difendersi. Martin stava avendo paura di Gaeta e di tutti i sentimenti che riusciva violentemente a scatenargli dentro.
Il corpo di Martin scattò in avanti per colpirlo, ma una bolla di energia sconosciuta intorno a Gaeta lo aveva tenuto bloccato a pochi centimetri. Era come se il suo petto avesse sbattuto contro un muro di gomma, sul quale continuava a premere e che non riusciva ad oltrepassare. Si era avventato su Gaeta, ma si era fermato poco prima di raggiungerlo.
Gaeta lo fissava da vicino e solo aspettava di incassare il colpo, che però già sapeva che non sarebbe giunto mai. Lo vedeva negli occhi di Martin, glielo vedeva addosso, quel tremore che non lo avrebbe portato mai fino a quel punto. E Gaeta decise che, se Martin era stato in grado di percorre quei due passi che ancora li dividevano, gli ultimi tre centimetri avrebbe potuto cancellarli lui.

Tre maggiore di dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora