― Niente. Ehm... praticamente non dobbiamo fare nulla, giusto salire i bagagli e prepararci ad uscire.
― Cazzo, Martin! Quando ci mette le mani tuo padre, tutto non può che essere perfetto.
Ma il colpo di grazia, se ancora ce ne fosse stato bisogno, arrivò quando Genio aprendo l'anta di una dispensa cadde in ginocchio a lodarlo, vedendo ben disposte in fila le merendine che lui amava trovare a casa di Martin tutte le volte che si trovava là a fare colazione. Ed a quel punto... il passo era vicino... non poteva non avventarsi sul frigo per spalancarlo ed ispezionarne il contenuto.
Se pur in una pallida versione lievemente ridotta, la visione era degna di quella della cucina della villa di Martin. Ogni cosa utile a che Martin si nutrisse come era solitamente abituato, era al proprio posto.
― Cazzo due volte, Martin!! La tua non è una famiglia! Siete una comunità cyborg! Ma come è possibile!!
Martin lo raggiunse alle spalle, sbirciando anche lui fra i ripiani, ma più attratto dalla reazione di Genio che per il contenuto del frigorifero azzurro e bombato che campeggiava nel mezzo di una parete.
― Mio padre è un cyborg.
― E noi ne lodiamo la Comunità.
― E va bé, è il suo modo di darmi il benvenuto... da domani tocca a noi, non so se sarà lo stesso.
― Perché, conti di mangiare tutto in una notte? Ma hai visto che provviste ti ha fatto, farai un culo quanto una mongolfiera se consumi tutto anche solo in un mese!
Martin rimase a guardarlo festeggiare il frigo e tutto il tesoretto che conteneva, dopo aver salutato gli scaffali della dispensa, dopo essersi commosso alla visione dei barattoli di Nutella impilati giusto avanti ai plotoni di vari pacchi di biscotti del Mulino Bianco. Solo dopo tutto questo, finalmente Martin riuscì a riportare l'attenzione di Genio su attività più utili, tipo scegliere la stanza che sarebbe stata la loro... per parecchio tempo.
Ne scelsero due sulle varie a disposizione, non proprio attigue. Erano entrambe molto grandi, con un ampio armadio e con balconi dal lato del giardino. Avevano il letto a due piazze, scrivania, e poltrone. Il tutto era lievemente datato come il resto della casa, ma quel tanto che bastava a dare al contesto un alone di vissuto un po' vintage, come Martin aveva percepito appena entrato in casa.
― Martin, io non ho mai avuto un letto a due piazze.
― Tranquillizzati, sono sicuro che saprai come usarlo.
― Cazzo! Cazzo se lo so!! E cominciò come a trombarsi lo stipite della porta, dando colpi col bacino contro il legno e lanciando grugniti disumani sotto gli occhi di Martin che solo attendeva l'orgasmo finale per continuare quello che stavano facendo.
Quando Genio tornò serio, Martin gli notò in viso un'aria un po' accigliata, ma non fece in tempo a chiedergli cosa fosse che lui commentò seccamente.
― Porta di merda! Neanche una coccola!
Martin lo colpì con un calcione sul culo, facendogli fare un bel passo in avanti verso il letto e Genio gli si buttò sopra, atterrando di pancia ed a braccia aperte. Poi si stese anche lui, dal lato opposto, ed in senso contrario.
― Martin.
― Cosa?
Martin si girò verso di lui, e da quella posizione riusciva a vederlo in viso testa sotto. Era serio.
― Non credo di averti ringraziato veramente per tutto quello che stai facendo per me.
― Te l'ho già detto Genio, non devi.
― No, Martin davvero. Io ti ringrazio, e ti prometto che non ti deluderò.
― Ecco. Questa mi sembra un'ottima notizia... me la sto segnando.
Martin sorrise assestandogli un pugno su un fianco e Genio si strinse come in un bozzolo ridendo assalito dal solletico. Poi tornarono in silenzio.
― Che dici, saliamo i bagagli?
― E se prima mangiassimo qualcosa?
― Genio.
― Come pensi che andrà?
Genio rimase ancora in silenzio.
― Pensi che dovrei chiamarla?
― Se la chiami... chiedile se ha un'amica... scherzo-scherzo-scherzo!!
Martin si passò le mani sotto la nuca e rimase steso a fissare il soffitto.
― Ieri sera ci siamo sentiti, abbiamo parlato.
― Lo so Martin, cazzo Martin, lo so.
Genio si girò verso di lui ed i suoi occhi erano all'altezza dei suoi pettorali, che mentre respirava si muovevano lievemente. A Genio venne il dubbio lui avesse l'affanno.
― Le ho detto ti amo.
― ...ed è vero?
― A dire il vero... a voler dire il vero... bisognerebbe riconosce il vero.
― E quindi?
― E quindi, sì, sono innamorato. Io sono convinto di essere innamorato.
― Martin...
― Eh?
― Guardami, Martin.
Martin si voltò verso di lui, ognuno dei due guardava l'altro da una visuale dal basso.
― Non mi sembra che specificare le cose in questa maniera sia la via migliore per dire la verità.
― Ma che cazzo ne so, mannaggia.
― So che vorrei tanto che quello che sento per lei sia davvero l'amore che vorrei provare per lei.
― Ah, ok. Questo sì che è vero amore.
― Vorrei amarla... come penso di amarla.
― Che devo dirti? Chiaritevi. Adesso potete.
― Spero tu abbia ragione, spero vada così. Non so cosa altro fare.
― Ma Martin, veramente... Ti vedo sempre come braccato! Ma braccato da cosa, cazzo!! Ma ti vedi dove sei adesso? Hai visto cosa ha fatto tuo padre per te? Ma cosa altro cerchi con tutta questa foga! Incontrala, parlaci, chiarisci, scopatela se pensi possa servire al chiarimento.
Martin sospirò soltanto, come sempre davanti alle parole di Genio, non aveva risposte e continuava a sospirare lasciando i discorsi sospesi, in attesa che qualcosa accadesse ad inchiodarlo ad una verità che lo avrebbe salvato dal baratro in cui a volte aveva a sensazione di essere immerso fin sotto gli occhi.
Perché in realtà il punto era proprio quello. Se il baratro lo avesse inghiottito del tutto, non avrebbe avuto mai la sensazione di essere immerso nel vuoto che ogni tanto sospettava esistere intorno a lui.
Invece sempre più spesso gli capitava di intravedere scorci e prospettive più profonde. Proprio negli attimi in cui perdeva il senso delle cose, quando nulla della sua vita già trascorsa gli dava la direzione in cui proseguire, solo allora, e per brevi istanti, il suo corpo si apriva a nuovi spazi, quando sentiva chiaramente la mancanza di qualcosa. Ma Martin non aveva nessun nemico contro cui combattere, per Martin la sua guerra rimaneva senza nemici, senza cause, senza obiettivi da raggiungere, senza colpevoli, senza protagonisti ad inforcare le armi e darsele di santa ragione. Non aveva fratelli e dunque non poteva accusare nessuno per essere stato amato di meno, non aveva una scuola da criticare, idee politiche con cui non essere d'accordo, problemi di salute per cui prendersela con dio, bruttezza fisica che lo facesse sentire un escluso, difficoltà economiche per invidiare qualcun altro, idiozia mentale per suscitare pietà.
Martin, nonostante cercasse da sempre di analizzarsi in ogni salsa, da ogni punto di vista, non arrivava nessuna conclusione.
Martin non aveva problemi, e forse, il suo unico problema, era quello.
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Tre maggiore di due
RomanceRomanzo New Adult LGBT Intreccio di storie di tre ragazzi che nei primi anni universitari scoprono sulla propria pelle cosa voglia dire crescere, misurare i propri desideri, conoscere i propri limiti, superarli e pagarne il prezzo. Il racconto parte...