La ragazza gli strinse fra i denti il labbro inferiore in un altro bacio che sembrava non finire mai. Con la punta della lingua seguiva dentro la propria bocca il piccolo gonfiore del labbro di Martin stretto fra i suoi denti. Con una mano gli arrivò alla chiusura dei jeans, ma non riusciva a sganciare il bottone, particolarmente tirato sul ventre di Martin. Non riusciva neanche ad infilare dentro la mano da sopra, e nel tentativo infossava maggiormente di quanto lo fossero le zone cave di Martin ai lati della muscolatura dell'addome.
Martin rise allontanandosi da lei il poco necessario per sbottonarsi da solo. Gli succedeva spesso. Il jeans una volta libero esplose facendo scorrere la cerniera quasi automaticamente in un fruscio sordo.
La ragazza afferrò il pene di Martin con decisione e Martin sussultò per la stretta aggressiva, ma piacevole. Martin quasi non respirava alla sorpresa e la volle guardare bene. Ma rimase paralizzato quando, spiandola fra le ciglia, la scoprì con gli occhi sbarrati e lucida, mentre lo contemplava studiando l'espressione esclamativa con cui Martin la stava fissando. Il fiato gli si fermò in gola nello scoprirla ad occhi aperti davanti a lui e la sua espressione sorpresa attirò l'attenzione della ragazza, che passò dalla dedizione cieca con cui aveva iniziato a giocare con le dita nei suoi boxer all'osservare per la prima volta il colore dei suoi occhi verdissimi, fissi dentro ai suoi. I due si guardarono senza esitazione, verde contro castano, e nessuno dei due voleva abbassare lo sguardo per primo. E questo a Martin succedeva raramente. Martin aveva aperto la bocca per dire qualcosa, e lei non contenta del riuscire a spingersi così in fondo agli occhi di Martin, sembrò quasi anche scrutargli l'interno dell'arcata dentale fino alla gola. Fino a quando un grido di terrore e follia non la distrassero dalla sfida del reggere ognuno lo sguardo dell'altro. E Martin vinse, come al solito.
― Ma porca quella porca ladra!!
La ragazza sembrò rapita da una visione orrifica e per guardare meglio fuori dall'auto, spinse da un lato Martin, che cadde malamente sul posto del guidatore. Aveva il respiro alterato, e passandosi le dita fra i capelli cerava di riacquisire un contegno sufficiente a capire cosa fosse successo. E perché fosse finito così bruscamente.
La ragazza aveva il naso stampato sul vetro del finestrino, e con i palmi aperti contro la superficie trasparente cercava di pulire l'alone di vapore che stava producendo. Guardava intensamente la rampa d'uscita dell'autogrill e non riusciva ad aggiungere nessun commento alla scena. Finché con un filo di voce che da debole divenne stridulo, riuscì finalmente a parlare.
― Il pullman! Sta andando via!!
― Quale... quale pullman?
― Quello là! Quello verde chiaro!! E' già in autostrada!!!
― Eri in gita?
― Si! Si, più o meno, porca malora!! E adesso che faccio? Mi ammazzeranno, cazzo!
Mentre gridava in preda al panico ogni forma di imprecazione, cercava di riallacciarsi il reggiseno e sistemarsi i capelli alla meno peggio. Un fermaglio molto appariscente color pesca era finito sul tappetino, e lei non riusciva a raggiungerlo infilando la mano dal di sotto. Il reggiseno riallacciato non le stava reggendo il seno, che era ancora in bella vista sotto la lice del pieno giorno in autogrill.
Martin ebbe l'impulso di avviare l'auto e lanciarsi all'inseguimento del pullman che ormai non riuscivano più a vedere dalla postazione dove erano parcheggiati, e simultaneamente cercava di comporre il numero di Genio per avvisarlo dell'improvviso cambio di programma. Avrebbe voluto dirgli di attenderlo là al bar, che al più presto appena possibile, sarebbe tornato a recuperarlo. Ma Genio era irraggiungibile, così decise di pensare a Genio più tardi, dopo aver riconsegnato la ragazza alla sua nidiata scolastica.
― Ti prego, ti prego corri!!
Quasi saltava sul sedile.
Ma Martin, sentendola squittire e voltandosi verso di lei, al posto di tranquillizzarla, riuscì solo a scoppiare in una grande risata. La situazione era davvero comica: Martin, che aveva abbandonato Genio in autogrill quasi per un diabolico contrappasso, inseguiva in Maserati un bruco-scolaresca in corsa verso nord, e lei che quasi rideva e si disperava e cercava di recuperare da sotto al sedile un fermaglio come fosse stato l'indumento fondamentale per non restare nuda.
― Come ti chiami, principessa in corsa?
― Laura, mi chiamo Laura Fermi, svolgo il servizio civile nelle scuole e sono una ragazza morta!
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Tre maggiore di due
RomanceRomanzo New Adult LGBT Intreccio di storie di tre ragazzi che nei primi anni universitari scoprono sulla propria pelle cosa voglia dire crescere, misurare i propri desideri, conoscere i propri limiti, superarli e pagarne il prezzo. Il racconto parte...