Martin fin da piccolo era stato sempre consapevole della ricchezza della sua famiglia, e del prestigio di cui godeva in ogni contesto e situazione.
All'inizio la cosa lo intimidiva, in tutti quei momenti in cui la gente modificava il proprio comportamento nel sentire il suo cognome, o nel vedere chi lo accompagnasse alle festicciole, o in palestra. La sua natura taciturna e pensierosa forse aveva avuto origine da questa particolare condizione di privilegio, che però non si era mai trasformata in esibizionismo ed ostentazione. Crescendo poi le cose erano via via cambiate. Martin aveva spesso riflettuto sulla situazione paradossale di tutti quei casi, simili al suo e che spesso vedeva raccontati al cinema o in tv. A differenza di molti ricchi adolescenti, Martin non si era mai sentito oppresso dalla propria condizione familiare, era ben contento di essere ricco e non sentiva il dovere di ribellarsi al proprio personale conto in banca che papà tutti i mesi riforniva ed a cui aveva accesso tramite tre ben distinte carte di credito a seconda della tipologia di spesa. Onestamente non aveva mai capito le rivolte psicologiche di quei rampolli che sembravano offesi dalle comodità, e quasi obbligati a dimostrare di avere carattere tramite gesti idioti e che spesso facevano notizia, anche perché come ben era sotto gli occhi di tutti, tranne che degli interessati, l'unica cosa ad essere dimostrata senza ombra di dubbio era esattamente il contrario, la vuotezza di valori, idee, progetti, ambizioni, talento e di qualunque tipo di capacità personale. E soprattutto la certezza, alla fine della fiera, di poter comunque contare sull'agiatezza ed il prestigio di cui si gode per poter uscire indenni dai colpi di testa che si fanno per dimostrare che quelle stesse agiatezze siano rivoltanti.
Martin si era sempre sentito uno spirito libero da questo peso, sereno nelle sue comodità. Certo accorto sì. Selezionava molto gli amici, quelli veri, che una volta definiti tali già dai primi anni delle scuole, erano praticamente rimasti quelli. Da adulto però gli era ormai sempre più difficile incontrare gente disinteressata e poco lecca culo. Stessa cosa con le ragazze, anzi, forse soprattutto con loro. A scuola lo conoscevano tutti, e fuori anche. Per questo spesso con Genio si divertiva a passare le serate con perfette estranee, e magari non del posto. A scuola in particolare era anche oggetto di battutacce da parte di molti ragazzi un po' invidiosi della sua condizione, soprattutto magari dopo un brutto voto: parecchi testi scolastici che venivano utilizzati con grande livore dei compagni, avevano il suo cognome sulla foderina e lo stemma di famiglia come logo della casa editrice. A Firenze, come anche a Pisa ed in molte altre città, c'erano parecchie strade dedicate ai suoi antenati, come anche opere letterarie, e dipinti, e sculture, e palazzi e complessi funebri, erano stati realizzati in omaggio suoi antenati. O su commissione dei suoi antenati, o per ricordare i suoi antenati. O per celebrare il ricordo dei suoi antenati rimasti alla storia per come erano stati rappresentati in importanti passi letterari. Persino Dante Alighieri, oltre il grosso che aveva fatto, in alcune lettere citava un suo antenato, lamentandone la spilorceria.
Martin aveva sempre pensato che la sua ricchezza avrebbe avuto senso solo se vissuta bene e con gli amici, con quelli veri, e Genio aveva sempre occupato il posto di riguardo. Anche perché era rimasto ad essere l'unico sopravvissuto. E Genio accanto a Martin non aveva mai speso un soldo, e di soldi Genio, ne aveva davvero pochi in tasca ogni sera.
― Sorprendimi allora. Stai ancora pensando a Lecce?
― Anche, ma... è tutta questa stanza, mi mancherà, insieme al tuo bel frigo bombato.
Martin gli tirò al volo una bottiglia di birra.
― Genio, penso che mangeremo anche a Lecce. Anzi guarda, ne sono quasi certo.
― Sì, sì, prendimi in giro come al solito. Arriverà il giorno che rimpiangerai le mie parole, e questo frigo.
Martin gli passò un piatto con vari tramezzini, alcuni imbottiti di rosa, altri con pezzi di tonno e formaggio.
― Hai messo anche l'uovo sodo?
― Genio... da quanto è che siamo sposati?
― Ti piacerebbe, borbottò masticando un grosso morso e stringendosi con una mano il pacco fra le gambe.
― ... e poi, ti ho solo chiesto un uovo sodo, non di scopare seduta stante.
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Tre maggiore di due
RomanceRomanzo New Adult LGBT Intreccio di storie di tre ragazzi che nei primi anni universitari scoprono sulla propria pelle cosa voglia dire crescere, misurare i propri desideri, conoscere i propri limiti, superarli e pagarne il prezzo. Il racconto parte...