Gaeta si muoveva a fatica. Con le mani poggiate sui suoi fianchi, e guidò Martin sulle rampe delle scale fino a farlo fermare accanto alla sua porta. Ma non aveva il coraggio di aprirla. Aveva schiacciato Martin contro la superficie di legno e lo stringeva e lo baciava con un intensità che non lasciava a Martin la possibilità di reagire in nessuna maniera. Martin sentiva solo le mani di Gaeta scorrergli addosso, i suoi morsi disperati quasi strappargli la carotide, e ad un certo punto non fu certo se a tremare fosse lui o Gaeta che continuava mangiarselo a morsi sulla carne viva. Finché Gaeta non respirò forte nascondendo il viso contro Martin, immobilizzandosi per quanto si sentiva sopraffatto dal desiderio di non fermarsi, e finì col mordersi una mano in profondità, e respirare forte una, due, e tre volte, prima di poter parlare a Martin che non era in grado di opporsi a niente.
― Martin.
Martin cercò di allontanarselo di dosso per cercare di capire cosa stesse succedendo, ma Gaeta continuava a nascondersi contro di lui, incapace di mostrarsi vittima di se stesso.
― Perdona le mie esagerazioni.
Gaeta parlava con un filo di voce, che Martin non era abituato a sentirgli usare.
― Averti qui mi sconvolge... come non pensavo sarebbe successo.
Martin non sapeva cosa dire davanti ad una confessione forte come ogni cosa che riguardasse Gaeta. Ma l'attimo di silenzio che seguì bastò a che Gaeta tornasse pienamente se stesso. La sua emozione si era trasformata in un gesto dolce con cui con un sorriso ed un mare di baci sul collo, intrecciava le sue braccia a quelle di Martin, e le sue gambe, con cui poteva accarezzarlo intensamente fino quasi a farlo cadere e fargli perdere il senso dell'equilibrio, delle proporzioni, e fargli dimenticare persino quanto fosse importante respirare, in un contatto delicato e possessivo insieme.
Con uno scatto netto la porta si aprì, ma senza aprirsi. Erano fermi sulla soglia, e Gaeta voleva guardarlo negli occhi, e gli alzò il mento e gli parlò ad un millimetro di distanza, in modo che potesse sentirlo bene, visto che a tratti Martin era assente.
― Scusami, per tutto.
Martin lo fissava ammutolito e bruciato dalla vicinanza dei suoi occhi.
― Ed adesso ti invito ad entrare.
Gaeta si era sforzato di usare un tono pacato.
― Sei mio ospite Martin, non una preda.
Martin iniziava a capire quanto non conoscesse nulla di quell'uomo, che evidentemente si stava sforzando ad un comportamento che non sentiva in linea con la propria natura cannibale.
― La capisci la differenza?
Martin fece un cenno leggero con la testa, non trovando la voce a dire niente, e Gaeta di nuovo lo baciò con tutta l'intensità possibile a lui, e sentì come ogni volta Martin non fosse in grado di reggere le sue carezze sul palato e capiva come Martin perdesse all'istante la forza con cui reggersi in piedi quando Gaeta alzandogli il mento con una presa a cui Martin non riusciva ad abituarsi se lo sistemava fra le braccia per leccargli meglio anima, che Gaeta aveva scoperto di potergli raggiungere semplicemente sfiorandogli con la punta della lingua la superficie morbida oltre l'arcata dentale.
Gaeta spinse la porta fino ad aprirla, e spinse dentro Martin usando tutto il proprio corpo incollato al suo. Ma Martin non poteva rispondere, non poteva ragionare, e tutta la sua attenzione era assorbita dai brividi dei suoi baci, e fra i lampi delle sensazioni intense a Martin parve per un istante di vedere la sagoma di un gatto, fermo ad un passo da loro e poi di colpo inghiottito dal respiro di Gaeta che gli toglieva tutta l'aria dai polmoni, mentre si sentiva avvolto dalla pelle d'oca di Martin che gli entrava nelle vene e lo assaliva ad ondate, e gli toglieva dalle mani ogni contegno, che lo portava ad ammettere, nonostante quanto avesse promesse a sé stesso e ad alta voce, quanto gli venisse difficile non fare Martin a pezzi, a morsi, e mangiarselo vivo.
Con le braccia ancora intrecciate, Gaeta gli mise le mani fra i capelli e li tirò forte all'indietro per scoprire la gola morbida di Martin, mentre continuava a camminare per entrare dentro casa e portarlo al caldo ed al sicuro, fra le sue braccia, sotto i suoi denti e Martin sentiva che non poteva fare niente, se non indietreggiare alla cieca e lasciarsi masticare dalle sue mani come dai suoi morsi forti e delicati come e quando Gaeta avesse deciso di fare. E Martin non riusciva a non offrirsi totalmente ad una fame che sentiva essere antica e che stava risalendo in superficie dentro il cuore di Gaeta che quasi soffocava sul punto di piangere per l'emozione, e Martin sentiva che tutto il corpo di Gaeta stava soffrendo l'incredulità di avere Martin così vicino e così tanto, tanto desiderato dal morirne di dolore. E Martin non desiderava altro se non che tutto quello che vedeva scorrere dentro Gaeta fosse amore, quell'amore che aveva desiderato avere almeno una volta nella vita, e se lo ripeteva fra se e se per il poco che riusciva in quel momento mentre si abbandonava alle sue carezze, e sapeva che anche se non fosse stato amore lo sarebbe stato nel suo cuore, nei suoi ricordi, per il futuro e per tutte quelle volte in cui avrebbe continuato a pensare e ripensare a quella volta in cui era stato sventrato da un uomo immensamente forte ed avvolgente e che gli aveva fatto provare il brivido totale del sentirsi desiderato come l'unica cosa esistente in tutto l'universo conosciuto. E Martin non voleva altro in quel momento e si sentiva una cosa morbida nelle sue mani e cercava di non ostacolare nessuno dei suoi movimenti ed il solo sapere di essere la causa di quella esplosione di piacere non lo faceva respirare per l'emozione e l'abisso di totale orgasmo e cancellazione di se stesso stretto fra quelle braccia che lo stavano inchiodando contro la parete e lo sollevavano da terra e lui si sentiva in equilibrio spericolatamente dipendente da Gaeta in un abbraccio che sembrava una stretta di mano in intreccio fino a spezzargli le nocche. Finché Gaeta non respirò quasi gridando e battendo la fronte contro il muro che aveva innanzi a sé, decidendo di fermarsi e coprendosi il viso con una mano, schiacciandosi gli occhi dentro le orbite e rimanendo immobile e confuso contro il corpo di Martin che ancora ebbe per un attimo la sagoma di un gatto negli occhi e subito dopo gli occhi di Gaeta che lo accarezzavano dall'interno della propria anima per quanto gli erano vicini ed emozionati, e pronti a fermarsi prima che fosse troppo tardi.
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Messaggio di Nhurene ai lettori
Se qualcuno leggendo questo capitolo ha avuto la sensazione di averne già letto una parte... ha avuto la sensazione giusta.
Nhurene si scusa della fuga di notizie transitata nella sezione dei commenti, avvenuta a sua insaputa ed a suo danno. Il responsabile è stato assicurato alla giustizia e l'amore ha trionfato su ogni cosa.
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Tre maggiore di due
RomanceRomanzo New Adult LGBT Intreccio di storie di tre ragazzi che nei primi anni universitari scoprono sulla propria pelle cosa voglia dire crescere, misurare i propri desideri, conoscere i propri limiti, superarli e pagarne il prezzo. Il racconto parte...