Capitolo 46

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Dopo la sfuriata della sera prima, nessuno osava parlare, ridere o scherzare.
Era ormai arrivata la domenica e quel pomeriggio saremmo partiti.
Era stato fin troppo bello strano trascorrere quei due giorni in allegria.
Ovviamente nella mia vita dovevano sempre succedere casini e io non sapevo come comportarmi.

Travis era tornato quello di sempre e quasi non mi guardava.
Si vergognava forse che mi avesse mostrato le sue debolezze?

Il solito menefreghista freddo.

Tirai quasi un sospiro di sollievo quando Grace mi diede il buongiorno in cucina, ero convinta che si sarebbe ricordata di tutto quello che aveva detto la sera precedente, ma non era così, a quanto pare era come se si fosse svegliata da un incubo.

<<L'atmosfera non è delle migliori>> spiegó Amber mentre prendeva la marmellata dal mobile.

<<Non ricordo molto>> sbuffó Grace uscendo dalla cucina.
Forse era un bene, ma nonostante ciò continuava a regnare un'aria pesante in casa.

Nessuna battutina, nessun commento, tutti in silenzio.

In casa faceva davvero molto caldo e Travis aveva una tuta grigia e una t-shirt bianca, mi soffermai per un paio di secondi ad osservarlo.

Lo sguardo di Josh per un attimo mi parve che si fosse posato su di me, non gli diedi molto peso pensando che fosse solo una mia impressione.

<<Cosa proponete per oggi?>> domandai con la speranza di rompere il ghiaccio.

<<Non so>> rispose subito Josh.

<<Prepareremo le cose per partire>> continuó Grace.

Pesssima idea quella di fare una bella gita in montagna con Travis e gli altri.
Non avevo risolto nulla e non li avevo aiutati.
Tutto quello che avevo fatto fino a quel momento sembrava inutile e senza senso.

Il tempo voló e il pomeriggio partimmo, ovviamente io e Travis eravamo in macchina soli, nessun altro era venuto.

E io sembravo aver preso una posizione in tutta quella situazione.

Alzai la voce della radio e Travis ne sembró subito scocciato, infatti la abbassó subito e mi guardó male.
<<Cazzo Kelsey, che canzone di merda>>
Il solito Travis.

Lo guardai offesa e incrociai le braccia al petto.
<<Metti la cintura>> sbottó guardandomi.

Mi ero completamente dimenticata di mettere la cintura.

Mentre mettevo la cintura lo guardavo, cercavo di risalire alla fonte del suo essere scontroso ed egoista.
Era una una specie di scudo tutto quell'apparente egoismo, perché in fondo sapevo che aveva un lato dolce e altruista, solo che non gli permetteva mai di emergere o almeno quasi mai.

Mi limitavo ad osservarlo o ad ammirarlo quasi.
Conoscevo solo in parte il suo passato e di certo non era stato tutto rose e fiori, capivo perché non ne parlava mai.

<<La smetti di fissarmi?>> ringhiò senza nemmeno girarsi.

<<Non ti emozionare>> lo presi in giro.
<<Tranquilla>>

Pessima conversazione, davvero.

Lui c'era sempre stato quando ne avevo avuto bisogno e sentivo che in quel momento avrei dovuto fare qualcosa per lui.
Non sapevo cosa ma avrei trovato una soluzione.

<<Ricordati che mercoledì dobbiamo andare in quell'ospedale>>

<<Si>> risposta secca.

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