Vi siete mai chiesti come ci si sente a cambiare completamente la propria vita a sedici anni? Probabilmente no, ma sappiate che il primo sentimento che si prova è la paura.
Perchè proprio la paura? La paura è la chiave di tutto. Tutti noi abbiamo quotidianamente paura di qualcosa. Essa può assumere varie forme, può finire in un battito di ciglia oppure accompagnarci giorno dopo giorno come un'ombra che ci segue ad ogni passo.
Ho paura di quello che verrà, la mia vita sta cambiando e io temo di non essere in grado di adattarmi e di stare al passo.
Sarò all'altezza di questo apparente splendido nuovo capitolo della mia vita?Mi guardo per l'ultima volta allo specchio, prima di prendere la borsa e uscire dalla mia camera.
<<Tesoro stai benissimo>> il dolce commento di mia nonna mi riempie il cuore di gioia.Non sono sicura che sia un complimento oggettivo, ma sappiamo tutti come sono le nonne.
La mia è una delle persone più dolci e pacate che io conosca, non l'ho mai vista arrabbiata.Posso dire con certezza di non aver preso da lei.
Prendo un respiro profondo e le sorrido provando a tranquillizzarla, la mia ansia si percepisce da chilometri di distanza. Ma più che tranquillizzare lei provo a tranquillizzare me stessa.
Il mio primo giorno di scuola alla Townsend Harris High School rappresenta il mio nuovo inizio, quello di cui avevo ho tanta paura da non riuscire quasi a trovare il coraggio per incamminarmi verso la porta di casa.
Da quando ho lasciato la Germania non c'è più nulla di sicuro e concreto nella mia vita. È tutto un grande punto interrogativo.
Non era il massimo vivere lì ma ormai avevo le mie abitudini, i miei amici e soprattutto la mia famiglia.
I miei genitori hanno insistito così tanto per mandarmi dall'altra parte del mondo che non ho potuto fare altro che domandarmi se lo abbiano fatto per me, o perché non ne potevano più di avermi sempre tra i piedi.
Ammetto di non essere la persona più silenziosa e tranquilla del mondo, ma i figli dopotutto non sono anche un po' di caos? Non sono quelle piccole pesti pronte a scombussolarti la vita e la routine? I genitori dovrebbero sapere che un bimbo porta gioia e scompiglio allo stesso tempo e che quando cresce ha ancora bisogno di loro, anche se fa fatica ad ammetterlo.
I miei a quanto pare non lo avevano messo in conto.
Mia mamma ha conosciuto papà in Germania, all'Università.
Hanno bruciato le tappe, hanno fatto tutto troppo in fretta, compresa me.
Probabilmente non erano neanche pronti ad avermi.
La conseguenza è stata il mancato amore materno e l'assenza quasi perenne di papà.Le bellissime scuole americane, la perfetta vita da adolescente che avrei potuto avere trasferendomi a New York, non era altro che una scusa per avere più tempo da dedicare al lavoro senza dover provare un costante senso di colpa. Ammesso che si sentano in colpa.
Cammino avanti e indietro in attesa dello scuola bus.
Dopo qualche minuto di attesa, vedo una macchina grigia accostarsi a pochi metri da me.
La ragazza dai capelli scuri alla guida mi guarda con occhi spalancati e sventola una mano in aria in segno di saluto.
Mi guardo intorno, ci sono solo io. Credo che stia salutando me.<<Non ci posso credere! Sei tu Kelsey>> esclama entusiasta.
Con un gesto veloce si sfila gli occhiali da sole e mi guarda con aria triste.<<Non ti ricordi di me vero?>> mi chiede con un sorriso imbarazzato, in attesa di una mia risposta.
Il suo viso ha qualcosa di familiare.Scuoto la testa dispiaciuta e imbarazzata.
<<Posso definirmi una tua amica d'infanzia. Giocavamo sempre insieme da piccole>> mi ricorda con aria fiera, di chi a differenza mia non ha dimenticato un pezzo della sua infanzia.
L'unica bambina con cui giocavo quando venivo con i miei genitori a trovare i miei nonni era la figlia di un'amica di mia nonna.
<<Grace!>> mi ricordo di colpo.
<<A quanto pare hai una buona memoria, almeno con i nomi...>> mi prende palesemente in giro.<<Mia nonna mi ha detto solo ieri che ti sei trasferita qui, altrimenti mi sarei fatta viva molto prima>> si giustifica dispiaciuta invitandomi a salire nella sua macchina.
Fisicamente, Grace è l' opposto di me. Il suo viso è incorniciato da lunghi capelli castani, tendenti al nero, occhi marroni e lunghissime ciglia nere.
<<Vedrai che andrà benissimo il tuo primo giorno di scuola>>
<<Sono solo un po' nervosa... è così evidente?>> le chiedo abbozzando un mezzo sorriso.<<Ti farò conoscere i miei amici, vedrai che ti piaceranno.>>
Non mi accorgo di essere arrivata fino a quando non sento centinaia di voci intorno a me.
Ed è come se improvvisamente fossi uscita da una bolla, dalla mia bolla.
Scendo dalla macchina un po' titubante e seguo quella che posso definire la mia prima amica a New York.
Lei cammina spedita e sicura di sé verso un gruppo di ragazzi proprio davanti all'ingresso della scuola.
Dopo una veloce chiacchierata tra di loro, mi guardarono e chiesero a Grace di me. Sembrava quasi come se avessero paura di parlare direttamente con me.
<<Lei è Kelsey, una mia amica d'infanzia. Si è trasferita da poco qui da noi. >> mi presentò in modo breve e coinciso.
Dopo qualche secondo pieno di silenzio e imbarazzo, un ragazzo si avvicinò e allungò la mano verso di me. La strinsi subito e lo ringraziai mentalmente per aver interrotto uno dei momenti più imbarazzanti della mia vita.
<<Io sono Josh, piacere di conoscerti>> si presentò con tono dolce ed educato.Josh indicò a sua volta una ragazza dai capelli rossi.
<<Lei è Corin>>
Quest'ultima mi sorrise e fece uno strano cenno con il capo ma non si avvicinò più di tanto.
<<Sean>> indicò il ragazzo accanto a Corin.Non potei fare a meno di notare che avevano lo stesso colore dei capelli, cambiava solo la lunghezza.
Entrai in quella che a era ufficialmente la scuola più grande in cui io abbia mai messo piede, o almeno fino a quel momento.
Era praticamente impossibile non perdersi.Gli armadietti tutti uguali mi mandavano in confusione, ciò che li contraddistingueva erano dei piccoli numeri di colore bianco.
La campanella suonò proprio mentre stavo cercando la segreteria. Capii subito che sarei arrivata in ritardo alla mia prima lezione.
Ma non potevo andarci senza sapere prima quale fosse. In più non avevo ancora richiesto la combinazione del mio armadietto.
Girai l'angolo con la speranza di trovare la segreteria, che sembrava non esistere in quella maledetta scuola.
Pensai di averla trovata, quando sentii la mia testa sbattere contro qualcosa, o qualcuno, sbucato letteralmente dal nulla.Riaprii lentamente gli occhi.
Il ragazzo di fronte a me non si mosse di un millimetro, semplicemente mi guardava impossibile.
<<Da dove diavolo sei sbucata?>> aveva detto ad alta voce quello che avevo pensato io pochi secondi prima. La sua ironia mi infastidiva, il suo sguardo divertito anche.
La sua domanda provocò una grossa e grassa risata da parte degli amici in sua compagnia.
<<Ah io?>> domanda incrociando le braccia al petto.
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Tomorrow
RomanceKelsey dopo aver vissuto diversi anni in Germania con i genitori, spinta da loro decide di tornare a New York e vivere con la nonna. Il primo giorno di scuola conosce Travis Foster, un ragazzo avvolto dal mistero, con cui passerà sempre più tempo, g...