Capitolo 41

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<<Cosa ti stava dicendo mio zio?>> mi sussurró Travis mentre ballavamo.
Non avevo intenzione di dirgli di quello che mi ha raccontato e della nostra piccola chiacchierata.

<<Niente di che>> risposi vaga mentre provavo a muovermi a ritmo di musica.

Era in momenti come quelli che mi rendevo conto di quante sfaccettature avesse Travis.
Era arrogante e scontroso, poi era dolce e protettivo.
Lui era egoista e bipolare, ma aveva anche un lato nascosto di maturità è responsabilità.
Lui non era né il bianco ma nemmeno il nero.
Travis era quella sottile linea che divideva il il bianco e il nero, una specie di grigio, pronto a mutare in qualsiasi momento, pieno di sfaccettature, sfumature e contorni.

Non era banale, quindi non poteva essere definito come un piatto, scuro, triste e ordinario nero.
Ma non era nemmeno così luminoso, puro e normale come il bianco.

Lui era il tutto ma anche il niente.
Era come quell'onda che non ti aspetti mai quando sei al mare, quell'onda che non vedi mai e che ti travolge in pieno quando sei di spalle, cogliendoti di sorpresa e non sai se risalire subito a galla o lasciarti trasportare.

Ero in bilico di quell'onda, ero ormai stata travolta, non mi restava altro che scegliere se risalire a galla e allontanarmi o lasciarmi trasportare.

<<Sicuramente qualche stronzata>> lo sentii sbuffare a pochi centimetri dal mio orecchio.
<<Si puó darsi>> feci spallucce guardandolo per un po'.

Quel maledetto sguardo che mi consumava la pelle ogni volta che si posava su di me, quegli occhi che non si lasciavano sfuggire nulla.
<<Dean non ha la fidanzata?>> domandai mentre guardavo lo zio intento a parlare con un gruppo di donne.
A quella mia domanda Travis sorrise mentre mi accarezzava un fianco.

<<Beh no, è bravo a dare consigli d'amore ma la sua vita sentimentale non è un granché>> mi spiegó.

<<Capisco>>
Ero stanca di ballare ed era quasi mezzanotte, non avevo più voglia di stare in piedi.

<<Andiamo a sederci?>> gli domandai indicando le poltrone bianche nell'angolo della sala.
Travis annuì e si incamminò verso le poltrone, seguito da me.

Non ero la sua ragazza, non ero sua amica.
Cos'ero esattamente?
Dannato Travis e la nostra complicata relazione.
Tre baci, senza contare quelli che stavamo per darci altre volte.

<<Trav>> un ragazzó si avvicinó a noi sedendosi sulla poltrona accanto.

Era alto, aveva dei capelli biondi e ricci e gli occhi scuri, non sapevo esattamente di che colore.

<<Kyle>> lo salutó Travis ma non sembrava entusiasta di vederlo e da come si guardavano non sembravano molto amici.

Ma ero abituata a queste cose, erano molte le persone con cui Travis non andava d'accordo.

<<Non mi presenti la tua splendida accompagnatrice?>> mi guardó lanciandomi un piccolo sorriso.

<<Lei è Kelsey>> mi sfioró il braccio provocandomi la pelle d'oca.

Fino ad arrivare alla mia mano, intrecció le sue dita alle mie e solo allora mi accorsi che mi aveva stretto la mano.

Cosa stava facendo?

Lo guardai un po' titubante e quando vidi che non stava guardando me tornai a guardare il ragazzo affianco a noi.

<<Interessante>> aggiunse il ragazzo biondo guardando le nostre mani.

<<Come mai sei tornato a New York?>> gli domandó Travis.
<<Le cose si erano fatte troppo noiose in California, tu invece sembra che te la stia cavando abbastanza bene vero?>>

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