Capitolo 79

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Non sapevo esattamente da quanto tempo Travis non vedesse la mamma ma dallo sguardo di entrambi capii che non era passato poco dall'ultima volta che si erano visti.

"Travis" disse la mamma sotto voce, quasi come se avesse paura. Era ferma e non aveva osato entrare in casa.
La signora Wilson sapeva molto più di me e quando andó in cucina mi venne la brillante idea di andare con lei, per lasciare lo spazio necessario a madre e figlio per parlare.

Quando stavo per andare la mano di Travis mi fermó, mi tiró velocemente a sè non permettendomi quindi, di uscire di scena.
Lo sguardo della mamma di Travis cadde sulle nostre mani unite e il suo sorriso pian piano si allargó mostrando un velo di gioia nei suoi occhi color nocciola.

"Perché non la inviti ad entrare Travis? Io e la signora Wilson penseremo alla cena" provai a rompere il ghiaccio ma lì l'unica cosa di ghiaccio era Travis, che aveva lo sguardo fisso verso la mamma e il corpo completamente immobilizzato.

La mamma mi guardó come per ringraziarmi ma riuscivo a leggere un velo di tristezza nel suo sguardo, come se prevedesse già la risposta del figlio.
"Lei non resta per cena" ammise Travis freddo, come un robot, privo di emozioni.
Lo guardai male provando a fargli cambiare idea ma l'unica che sembrò ottenere un certo risultato fu la signora Wilson.

"Su non fare così Travis, stasera per cena ci sono le cotolette" provó a sdrammatizzare mentre con gli occhi cercava la conferma di Travis per invitare la mamma ad entrare.

"Entra" ammiccó finalmente, ma prima che potessi tirare un sospiro di sollievo Travis mi afferró per mano e dopo aver preso i nostri giubbini mi trascinó verso la porta.
Il risultato ottenuto dalla signora Wilson non era quello sperato.

"Che diavolo fai?..." domandai confusa provando a farmi lasciare la mano.
"Avvisami quando te ne vai, così potrò tornare io" disse prima di sbattere la porta di casa sua.

Non volle prendere nemmeno l'ascensore.
Scendemmo le scale in silenzio, con lui che mi tirava e mi spronava a scendere le scale più velocemente.
"Mi fai male" sbottai tirando il braccio.

"Scusa" abbassó lo sguardo e continuò a scendere le scale senza di me.
Lo raggiunsi fino ad arrivare al piano terra e uscire dall'edificio.

"Non ti sembra di aver esagerato?" Gli domandai con tono severo.
"Non sai un cazzo" rispose bruscamente prima di salire in macchina.

Era quella la sua risposta?
Era incredibile come quel ragazzo riuscisse a dimostrare una cosa con i gesti e smentire tutto subito dopo con le parole.

"Allora spiegami, perché non mi è del tutto chiara la situazione" dissi con calma.
Sapevo che la mamma subiva violenze da parte del padre di Travis e che lei pur provando a ribellarsi e a dar retta al figlio di lasciarlo, aveva ceduto e aveva scelto di restare con il marito.
Travis si era sentito abbandonato e tradito, anche perché, da quello che mi aveva raccontato Travis, il padre non aveva mai ricoperto il suo ruolo alla "perfezione".

"Da quant' è  che non vedi tua mamma?" Chiesi con le braccia incrociate in attesa di una sua risposta.
"Zitta Kelsey" Sbottó prima di dare un pugno al volante facendomi sobbalzare.

Rimasi in silenzio per rispetto delle sue emozioni che non riuscivano ad emergere.
Quel ragazzo faceva emergere solo la rabbia.
Aveva paura di mostrare i propri sentimenti e di conseguenza mostrarsi vulnerabile.

Lo conoscevo ormai.

Girai la testa dall'altra parte e lasciai andare le braccia, provando a sembrare il più rilassata possibile, anche se dentro bollivo di rabbia per come mi aveva trattata.
Sapevo che stava male, ma non c'era bisogno di urlarmi contro.
Era sempre il solito.

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